Il mercato della pornografia in Rete è in continua espansione, non conosce crisi. Per la sua regolamentazione, in nome anche di una maggiore tutela dei minori, da ormai quasi un decennio si dibatte in merito alla possibile introduzione dei domini.xxx, così da poter identificare con maggiore chiarezza quali siano i siti contenenti materiale adatto ad un pubblico esclusivamente adulto.
L’ICM Registry, che già nel 2003 si fece promotore dell’iniziativa vedendosi la strada sbarrata da una sentenza dell’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), torna ora alla carica, forte di una sentenza in suo favore, destinata a riaprire la scottante questione.
Qualunque sia l’esito dell’iter che sarà costretta a seguire la proposta, di certo non mancherà di suscitare un nuovo vespaio di polemiche. Da una parte, come già accadde all’epoca, si schiereranno i baluardi della moralità sul Web, vedendo nella concessione dei domini.xxx una sfacciata legittimazione della pornografia online.
Al loro fianco ci saranno però anche gli stessi protagonisti di questo sempre più fruttuoso business, capace di rinnovarsi continuamente sfruttando al meglio le sempre più avanzate tecnologie rese disponibili dalla Rete. Relegare i siti per adulti a domini facilmente identificabili tramite una precisa estensione finirebbe per “ghettizzarli”, come giustamente nota un articolo comparso stamane su Webnews.
Il lavoro dei vari sistemi di protezione, per esempio, verrebbe estremamente semplificato, finendo per diminuire in modo sensibile le visite generate su quelli che oggi sarebbe più corretto definire veri e propri network, con conseguenze dirette sugli introiti derivanti.