Una vicenda lunghissima e paradossale sta trovando forse una sua risoluzione. Dopo cinque anni di lunghe battaglie, per la prima volta una causa legale vede la SIAE perdente sul fronte della politica dei bollini, i famigerati adesivi argentati che nel 2007 la Comunità Europea ha considerato fuori legge. Ora un parere della Commissione Tributaria dà ragione a Edizioni Master e si stabilisce ciò che più spaventata la Società: il rimborso retroattivo.
Giustizia è fatta, secondo l’avvocato Guido Scorza, che ha assistito la parte in causa contro la SIAE e la presidenza del Consiglio dei Ministri, coinvolta per il provvedimento dell’allora governo Berlusconi che reintrodusse l’obbligo del bollino nonostante la sentenza della Corte di Giustizia Europea. Un primo segnale per cui è possibile immaginare la restituzione di parte dei quel denaro – circa dieci milioni di euro ogni anno – che le aziende hanno versato nelle casse della SIAE anche negli anni che vanno dal 2000 al 2009, prima della corretta notifica all’Europa che mancava perché il bollino fosse accettato – ancorché poco gradito – dalla Comunità Europea.
La guerra del bollino
La guerra del bollino non è affatto conclusa, commenta subito Scorza sulle pagine del FattoQuotidiano:
È facile prevedere che Siae impugnerà la decisione dei giudici tributari e resisterà alle pretese di quanti, da domani, le chiederanno la restituzione delle decine e decine di milioni di euro che ha sin qui versato sostenendo non più che nulla è loro dovuto ma che ogni pretesa è ormai prescritta.
Ovviamente di parere opposto Andrea Mendel, l’avvocato della SIAE, che al Sole24Ore ha già annunciato appello:
La sentenza estromette lo Stato dalla questione ma non lo riteniamo corretto, perché solo lo Stato – e non la Siae – poteva fare quella notifica. Fu la sua dimenticanza a far partire tutto. Al limite, se un rimborso è dovuto, chiederemo che sia solo per il biennio 2007-2008.
La politica
La questione bollino per i supporti non cartacei – essenzialmente cd e dvd – è una tipica storia all’italiana, dove i tempi della giustizia sono così lenti che la tecnologia supera gli stessi concetti grammaticali alla base di una causa. In piena era di smaterializzazione, l’unico paese europeo dove si discute ancora di pecette fisiche e leggi antipirateria da era della carta è l’Italia. Ovviamente, per difendere dei colossi dai piedi d’argilla, in strenua difesa delle sue costose competenze, più che gli autori.
La politica, la cattiva politica, è l’elemento che ha fatto la differenza e che ha una grave responsabilità nell’intera vicenda per cui tante aziende vantano un credito nei confronti dello Stato. Fa impressione la sequela di orrori: in un primo tempo il governo si dimenticò, in merito all’estensione del bollino ai supporti non cartacei, di inviare la notifica a Bruxelles; poi pretese di condonare i soldi erroneamente dati alla SIAE negli anni precedenti la notifica con provvedimento atto a difendere gli interessi privati dell’associazione, atto smentito l’anno scorso da una sentenza del Consiglio di Stato.
Il risultato è che lo Stato trattiene denaro che dovrebbe restituire, fingendo di non averlo e aspettando che i singoli editori li chiedano, scontando costi e tempi della giustizia.