141 voti a favore, 35 contrari, 42 astenuti. Così il Senato ha deciso che il monopolio SIAE deve continuare ad esistere. Con buona pace di realtà come Soundreef nate proprio per offrire un’alternativa ad artisti, attività commerciali e organizzatori di eventi. All’ente, guidato da Filippo Sugar, verrà però chiesto di cambiare, di assumere un atteggiamento di maggiore trasparenza e di mettere in campo iniziative finalizzare a rendere più snella la procedura di compensazione. In che modo e con quali tempistiche è tutto da stabilire.
Solo SIAE
Il Parlamento si è dunque espresso sulla direttiva europea Barnier, respingendo di fatto le richieste giunte dall’AGCM, che solo il mese scorso aveva chiesto un’apertura verso nuovi protagonisti di un mercato che non è azzardato definire un’anomalia tutta italiana. Il nostro paese, infatti, è l’unico esempio di Stato (insieme alla Repubblica Ceca) nel vecchio continente in cui per legge si affida ad un unico ente l’esclusiva per la raccolta del diritto d’autore.
È la vittoria del fronte conservatore che vede nel ministro Dario Franceschini il suo più illustre esponente, di una posizione appoggiata da nomi celebri del panorama musicale nostrano come Jovanotti o Mogol, mentre Fedez e Gigi D’Alessio hanno già scelto di affidare ad altre realtà (Soundreef, appunto) la gestione del proprio catalogo. È la sconfitta di un moto che, eppure, attraverso la presentazione di emendamenti e proposte di modifica, si era dimostrato in grado di attraversare un po’ tutti gli schieramenti politici: dal PD a Forza Italia, dal Gruppo Misto alla Lega.
Il Governo tornerà sul tema per discutere di come liberalizzare il mercato dei diritti. Un giorno. Forse. Intanto, l’Italia si trova a dover gestire una situazione dai contorni poco chiari: da una parte la decisione odierna, dall’altra quella dell’ottobre 2014 firmata dal Tribunale di Milano, che senza giri di parole definisce l’attività di realtà come Soundreef (ma anche di Patamu, per fare un altro esempio) sia da ritenersi del tutto legale e in linea con i principi che regolano la libera concorrenza nel paese.
Non vi sono allo stato sufficienti elementi per ritenere che la diffusione di musica da parte di Soundreef nel territorio italiano sia illecita in forza della riserva concessa alla SIAE dall’art. 180 L. aut. né sembra infatti potersi affermare che la musica (…) gestita da Soundreef e da questa diffusa in Italia in centri commerciali GDO e simili, debba obbligatoriamente essere affidata all’intermediazione di SIAE. Una simile pretesa entrerebbe in conflitto con i principi del libero mercato in ambito comunitario e con i fondamentali principi della libera concorrenza.