Siri, l’assistente vocale che Apple ha lanciato con iPhone 4S, avrebbe fatto perdere le staffe a Steve Jobs. È questo il parere di un dipendente della società, rimasto anonimo, che ha parlato di come la mela morsicata non sia per nulla soddisfatta della tecnologia sviluppata, a causa di performance che hanno suscitato anche il disappunto di alcuni utenti, tanto da spingerli a promuovere una class action.
Adam Lashinsky è l’autore dell’articolo dedicato da Fortune a Tim Cook, che mette in luce come il passaggio di consegne al vertice possa cambiare il futuro dell’azienda e la qualità dei suoi prodotti. Secondo il suo parere, Siri rappresenta il primo segno tangibile di questa metamorfosi, nonostante il software si trovi al momento ancora in fase beta, dunque in una versione non definitiva e destinata a migliorare.
In molti hanno fatto notare un comportamento poco preciso della tecnologia nel riconoscimento degli input vocali, del tutto differente rispetto a quanto visto in alcuni spot TV, dove celebrità come John Malkovich (in streaming a fondo articolo), Samuel L. Jackson e Zooey Deschanel effettuano richieste e scambiano battute in tono colloquiale con lo smartphone.
Nel mese di marzo sono giunte in Rete alcune prime valutazioni in merito al supporto per la lingua giapponese lanciato in concomitanza con l’esordio di iOS 5.1. Anche in questo caso l’assistente vocale non ha dato il meglio di sé. Inoltre, IBM ha dichiarato di aver scelto la disabilitazione della funzionalità su tutti gli iPhone aziendali per questioni legate alla sicurezza, in considerazione del fatto che per ogni singola interazione Siri necessita di connettersi ai server Apple.
Tutto questo, secondo il giornalista di Fortune, avrebbe mandato Steve Jobs su tutte le furie, proprio come avvenuto nel 2008 in seguito al fallimentare lancio di MobileMe, quando il numero uno di Cupertino convocò il team responsabile del progetto per accusarlo di aver rovinato la reputazione dell’azienda.
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