All’assistente virtuale Siri il film “Her”, pellicola di grande successo in arrivo in Italia purtroppo non prima di marzo, evidentemente non è piaciuto. Sarà forse perché la storia di questo romanticismo digitale – un perfetto Joaquin Phoenix innamorato del suo sistema operativo intelligente – non riporta alcuna mela morsicata, sarà forse perché Siri non è pronta per vedersi lanciata in una relazione di amore e sesso in bit. E se la prende con Scarlett Johansson, la voce scelta negli States per doppiare il computer protagonista del lungometraggio.
Così come riportato da alcuni attentissimi utenti di Buzzfeed, quando si chiede a Siri cosa ne pensi del film, le risposte sono allo stesso tempo sia evasive che scocciate. «La sua interpretazione di un’assistente intelligente è oltre l’artificiale», dice, e incalza sottolineando come non ami «sprecare il suo tempo con personaggi di fantasia».
Non è dato ben sapere perché Apple abbia deciso di includere questi giudizi – comunque sempre ironici o sarcastici – all’interno del set di frasi conosciute dalla voce robotica. Forse la Mela si vuole allontanare da quello scenario un po’ angosciante d’amore tra uomo e macchina, perché anche solo dalla visione del trailer è evidente come il rimando a Siri sia fin troppo facile. Sì, perché in questo futuro non troppo remoto gli umani parlano di continuo con i loro device, dei dispositivi capaci di una piena intelligenza, di pensare, di dar giudizi, di innamorarsi e di provar piacere. Un orizzonte terrorizzante se ci si sofferma, una previsione in fiction che potrebbe andare forse a detrimento della stessa mela morsicata.
http://www.youtube.com/watch?v=WzV6mXIOVl4
Vanity Fair, giocando sull’ironica polemica sollevata da Siri, ha voluto quindi chiedere il parere della stessa Johansson, la vera “Her” che mai si vede nel film, ma a cui presta la voce.
«Oh mio Dio. Mi sento tradita. L’altro giorno le ho chiesto come stavo e mi ha detto: “Sei la più bella del reame”. Quindi sta evidentemente facendo il doppio gioco. Che traditrice. Traditrice!»
E sebbene Siri non giudichi direttamente la performance dell’attrice, chissà che di fondo non via solo dell’invidia. Samantha – questo è il nome che il sistema operativo sceglie per sé stessa – è un’assistente milioni di anni luce più avanzata di quella voluta da Cupertino, perché prova emozioni ed è capace di pensiero autonomo. O forse la voce di iPhone si è segretamente innamorata di Phoenix e, chissà, magari non digerisce il ruolo di eterna seconda.