Il Consiglio di Stato ha dato il via libera definitivo allo sbarco di Sky Italia sul digitale terrestre che, nonostante il pronunciamento favorevole di alcuni mesi fa della Commissione Europea, era stato messo in dubbio dal Ministro per lo Sviluppo Economico Paolo Romani. Il politico si era appellato al diritto di reciprocità tra USA e Italia, per fare in modo che l’azienda controllata da News Corporation fosse tagliata fuori dal beaty contest che assegnerà le frequenze attualmente usate dall’analogico, ma che si andranno liberando nel passaggio al digitale terrestre.
La decisione del Consiglio, che ha bocciato il ricorso del Ministro, consentirà quindi a Sky di partecipare alla gara per aggiudicarsi un multiplex, in modo da trasmettere anche sul digitale terrestre seppur solamente dei canali in chiaro, come imposto dalle condizioni decise dall’UE.
Una vittoria che è stata l’occasione per l’amministratore delegato della pay TV satellitare, Tom Mockridge, di accusare in maniera piuttosto diretta l’azione del Ministro e, di riflesso, del Governo, che a suo modo di vedere non sembra agevolare gli investimenti stranieri nel settore televisivo:
Certo stupisce che proprio chi dovrebbe perseguire l’obiettivo di sostenere e agevolare questa crescita, ovvero il Ministero dello Sviluppo Economico, invece di incentivare investimenti come quelli fatti da Sky Italia, sembri più interessato a ricercare con insistenza soluzioni che vanno nella direzione opposta, proponendo barriere e vincoli nei confronti di chi ha scelto di rischiare i propri capitali nelle imprese italiane.
Barriere e vincoli che, oltre ad essere difficili da giustificare sul piano dell’opportunità, soprattutto in una fase economica complessa come quella che sta vivendo l’Italia, non sono nemmeno compatibili con i principi della concorrenza e con le regole europee.
Dopo aver subito per mesi senza contestare apertamente, Sky sembra essere passata al contrattacco e con le parole del suo amministratore delegato ha lanciato un atto d’accusa verso un Governo che effettivamente, da più parti, è stato considerato abbastanza ostile all’azienda di Rupert Murdoch, che più di una volta ha dato l’idea di essere l’obiettivo non dichiarato di alcuni provvedimenti mirati nel corso di questi anni.