Jonathan Rosenberg ha sostanzialmente confermato quanto si asseriva su Webnews: la collaborazione tra Facebook e Skype è ad oggi un esperimento incompiuto. Incompiuto poiché frettoloso, poiché abbozzato, poiché pieno di potenziale ancora da esprimere. Un primo passo, insomma, su di un percorso che si preannuncia lungo e che oggi ha portato alla luce del sole soltanto la punta dell’iceberg. Ma è un’opera consapevolmente incompiuta: un cantiere aperto al quale stanno già lavorando in molti.
Rosenberg spiega anzitutto che l’integrazione è avvenuta consentendo a Facebook di utilizzare il network Skype tramite un plugin che, in buona sostanza, simula il client Skype. Un client nudo, senza fronzoli ed interfaccia, è in grado di restituire comunque la medesima qualità di chiamata ed è questo ciò che Facebook è andato cercando in questa prima fase. Su questa base l’integrazione troverà nuovi sviluppi in futuro. Ad oggi il funzionamento è basato su REST API che consentono a Skype di creare account anonimi e temporanei tramite cui veicolare le chiamate tra i vari utenti del social network.
Così come ci era parso fin dalle prime ore, dunque, i due sistemi sono ad oggi fortemente dissociati: l’account Facebook può essere usato per le chiamate su Facebook mentre l’account Skype può essere utilizzato per le chiamate su Skype, ma non è possibile effettuare videochiamate incrociate tra i due sistemi (né la cosa sarebbe in questa fase gradita, poiché ad oggi non esistono apposite funzioni di controllo che consentano agli utenti di stabilire quando, come e da chi ricevere le chiamate).
Per il resto Rosenberg spiega che il plugin non fa sconti: tutte le caratteristiche che fanno di Skype il leader del proprio settore sono state impacchettate nell’add-on dedicato per Facebook, promettendo pertanto fin da subito una esperienza positiva. Tuttavia Skype ricorda che il cantiere è aperto e che possono pertanto emergere ancora alcuni problemi.
Skype ad esempio ricorda che sta aumentando il numero dei server dedicati al servizio e sta aumentando altresì l’ampiezza di banda gestibile da ogni singola unità. Si intende così anzitutto migliorare l’esperienza generale di chiamata, mentre al tempo stesso si conta di estendere quanto prima la funzione di chiamata tramite il social network (Rosenberg conferma ad esempio il fatto che non tutti gli utenti hanno già oggi accesso al servizio, dunque coloro i quali non vedono accendersi l’icona per la videochiamata non debbono far altro che installare il plugin ed attendere l’abilitazione).
Al momento, insomma, la collaborazione incompiuta dovrà lavorare da sola: dovrà crescere la base di utenti abilitati, la viralità delle chiamate dovrà coinvolgere una fetta sempre più ampia della community da 700 milioni di utenti del social network, e nel frattempo Skype seguirà le economie di scala destinate a crearsi attorno al servizio. A quel punto sarà il momento di passare alla fase successiva, che al momento nessuno ha però ancora svelato.
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