Skype è stato nei giorni scorsi oggetto di alcune discussioni, a causa della presunta possibilità di facilitare l’intercettazione delle conversazioni da parte delle forze dell’ordine e delle agenzie governative. La questione ha preso piede quando è stato reso noto il passaggio a una nuova architettura sulla quale verrà basata la gestione dei messaggi e delle chiamate, da alcuni ritenuta un pericolo per la privacy.
Mark Gillett, Chief Development e Operations Officer di Skype, è intervenuto ieri sul blog ufficiale della società (acquisita lo scorso anno da Microsoft) per fare chiarezza su questo punto. Ecco, tradotti di seguito, alcuni estratti del post.
Lo spostamento dell’architettura è stato deciso per migliorare l’esperienza di utilizzo di Skype, innanzitutto con l’obiettivo di migliorarne l’affidabilità e accelerare le tempistiche con le quali possiamo far fronte a eventuali problemi. Inoltre, questo ci consentirà di introdurre rapidamente nuove funzionalità in futuro.
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Il passaggio dai supernodi P2P ai server dedicati è stato voluto principalmente per garantire una migliore esperienza di utilizzo del software. In merito alle intercettazioni, Gillett non ha dubbi: si tratta di un’ipotesi del tutto infondata.
Oltre a voler fornire il meglio dal punto di vista delle funzionalità ai nostri utenti, siamo anche impegnati per far sì che l’utilizzo del nostro client sia sicuro per tutti. Skype è tenuta a fornire informazioni personali in caso di procedimenti legali, per proteggere gli interessi della nostra azienda o combattere frodi.
In conclusione, gli utenti vengono rassicurati anche sul fatto che chat vocali e videochiamate non sono in nessun modo registrate o salvate sui server di Skype. Il discorso cambia per i messaggi testuali, immagazzinati dal servizio per un periodo pari a 30 giorni, così da consentire la sincronizzazione su diversi dispositivi in caso di necessità.