Nonostante il suo successo, che ne ha fatto uno standard in fatto di comunicazioni VOiP, Skype è stato criticato da Privacy International perchè non proteggerebbe abbastanza gli utenti, soprattutto coloro che vivono in zone particolarmente calde della Terra.
Il riferimento dell’offensiva è a tutti gli abitanti delle aree geografiche maggiormente colpite nella privacy e nella libertà di parola, come la Cina o il Medio Oriente. In questi luoghi la tecnologia si è spesso tramutata, da opportunità di libertà, a strumento nelle mani del regime di turno, il quale utilizza anche la Rete e le sue applicazioni per monitorare la popolazione e gli eventuali riflussi antigovernativi.
I motivi della preoccupazione espressa da Privacy International sono tre:
- nell’interfaccia di Skype vengono utilizzati i nomi propri, piuttosto che ID univoci. Questo potrebbe anche essere occasione di inganno, per esempio quando si usano nomi fittizzi;
- i download di Skype non avvengono tramite una connessione sicura (ovvero con protocollo https), il che potrebbe permettere ad altri siti di sostituirsi a quello ufficiale;
- il sistema di compressione audio utilizzato in Skype permette di identificare una persona con una percentuale del 50-90%, nonostante la crittografia applicata.
Eric King, Human Rights and Technology Advisor di Privacy International, ha affermato che «Se la società non può affrontare e risolvere questi problemi per coloro che sono alla ricerca di comunicazioni sicure, allora gli utenti vulnerabili continueranno ad essere esposti a rischi evitabili».
Sembrerebbero non bastare le continue rassicurazioni di Skype che, dal suo canto, ha risposto spiegando che «Privacy International non ha tenuto nessun contatto con noi […] Skype prende sul serio questi problemi e si propone di fornire agli utenti i migliori livelli possibili di privacy e sicurezza».