Skype è da sempre considerato un software “pericoloso”, in quanto non permette alle forze dell’ordine di intercettare le conversazioni tra persone sospettate di organizzare azioni criminali. La recente modifica dell’architettura di rete per il noto client VoIP, secondo alcuni, sarebbe stata effettuata per soddisfare le richieste provenienti da diverse nazioni.
In alcuni paesi, tra cui Stati Uniti e Australia, sono in discussione proposte di legge che potrebbero obbligare le software house a inserire una backdoor a scopo intercettazione nei programmi per le chat. Fin dalla sua nascita, avvenuta nel 2003, Skype ha sempre utilizzato un sistema che cifra la trasmissione dati e una complessa architettura peer-to-peer. Tutti i tentativi compiuti finora per intercettare le conversazioni sono miseramente falliti.
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Circa un anno fa, Skype è stata acquisita da Microsoft per 8,5 miliardi di dollari. Un mese dopo, il Patent and Trademark Office degli Stati Uniti ha concesso un brevetto all’azienda di Redmond relativo ad una tecnologia che permette di registrare le comunicazioni trasmesse mediante un software VoIP. Non è comunque possibile confermare se questa tecnologia sia stata integrata in Skype. In ogni caso, la policy per la privacy afferma che l’azienda può fornire i contenuti delle conversazioni alle forze dell’ordine, se richieste.
All’inizio di maggio, Microsoft ha inoltre confermato che l’architettura del servizio non è più basata sul protocollo P2P, ma i supernodi sono stati gradualmente sostituiti da server dedicati, basati su Linux, ospitati nei data center dell’azienda. Lo scopo di questo cambiamento è migliorare la scalabilità, le prestazioni e l’affidabilità, anche se qualcuno ipotizza che la nuova architettura sia stata implementata per agevolare le intercettazioni a norma di legge. Un portavoce di Skype ha dichiarato che l’azienda collabora con le forze dell’ordine, senza tuttavia confermare l’esistenza di una tecnologia per l’ascolto delle conversazioni tra gli utenti.