Skype si arrende alla GPL

Il giudice prima cerca la conciliazione e poi, di fronte all'irremovibilità dell'accusa, è costretto a sancire la colpevolezza di Skype: la GPL è stata violata con il telefono SMC WSKP100 ed ora l'azienda di proprietà di eBay dovrà riparare la situazione
Skype si arrende alla GPL
Il giudice prima cerca la conciliazione e poi, di fronte all'irremovibilità dell'accusa, è costretto a sancire la colpevolezza di Skype: la GPL è stata violata con il telefono SMC WSKP100 ed ora l'azienda di proprietà di eBay dovrà riparare la situazione

A dire che l’open source necessiti di essere guardato con maggiore serietà non sono solo i risultati finanziari delle società che di software libero campano, ma anche le aule di tribunale. Dopo i casi che hanno visto gli sviluppatori di BusyBox, un insieme di tool embedded per sistemi Unix, agire contro Verizon e altri fornitore di servizi e hardware rei di non aver rispettato la licenza GPL, questa volta la licenza del progetto GNU ha incontrato sulla sua strada niente poco di meno che Skype, la società madre dell’omonimo software per telefonate online.

Il caso è stato portato all’attenzione dei giudici tedeschi da Harald Welte di GPL Violations, organizzazione no-profit dedita proprio al rispetto della licenza GNU. Skype è stata accusata di aver venduto un telefono VOIP, il modello WSKP100 prodotto da SMC, equipaggiato con una versione modificata del kernel Linux, senza però aver reso disponibile il sorgente del software GPL utilizzato, in questo caso il kernel stesso. La denuncia da parte di GPL Violations era stata depositata nel febbraio 2007 e aveva visto Skype correre ai ripari includendo un foglio aggiuntivo nel manuale del telefono con un indirizzo web da cui ottenere il codice sorgente. Secondo la sentenza di primo grado, emessa il luglio seguente dalla corte regionale di Monaco di Baviera, il rimedio di Skype venne ritenuto non sufficiente a rispettare le clausole della licenza GPL, e alla società leader nel settore VOIP non restò che ricorrere in appello.

Durante l’appello, conclusosi prima della fine dell’iter pochi giorni fa, il giudice ha inizialmente proposto alle parti di raggiungere un accordo amichevole, accordo fermamente rifiutato da Welte, deciso a non accettare «nulla di meno che la piena conformità alla GPL». Il rappresentante legale di Skype Technolgies SA ha continuato avanzando una tesi secondo cui la GPL non sarebbe rispettosa della legge Antitrust in vigore in Germania. Il giudice ha rifiutato la tesi proposta da Skype sia per l’inadeguatezza degli argomenti proposti, sia perché nel caso la GPL non fosse ritenuta valida in Germania, allora Skype avrebbe utilizzato il software senza alcuna licenza, rendendosi così colpevole di violazione del diritto d’autore.

Secondo quanto riferito dallo stesso Welte, dopo ulteriori insistenze da parte dell’avvocato di Skype, il giudice avrebbe fatto un esempio per chiarire la situazione: «Se un editore vuole pubblicare un libro di un autore che desideri che il suo libro venga pubblicato in una busta verde, allora può sembrare strano, ma bisogna farlo almeno fino a quando si voglia pubblicare il libro e dove non intervengano accordi diversi». Il giudice avrebbe quindi suggerito a Skype di ritirarsi, poiché ben poche erano le possibilità che il processo di secondo grado potesse risolversi in sfavore della GPL. Il rappresentante di Skype ha deciso quindi di rinunciare alla causa d’appello e sottostare a quanto stabilito dalla sentenza di primo grado.

Skype dovrà quindi risarcire a GPL Violations le spese legali sostenute e dovrà fornire a tutti coloro abbiano acquistato il telefono VOIP incriminato le informazioni aggiuntive sulla licenza GPL e su come ottenere il relativo codice sorgente. Per la cronaca: il telefono WSKP100 non è più presente sugli scaffali virtuali dello store di Skype, anche se la sua immagine resta come icona della categoria telefoni wifi.

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