L’annuncio ha i crismi dell’ufficialità: Skype è passato a VP8, il codec video voluto da Google per la trasmissione dei video online. Trattasi di una novità di grandissimo spessore poiché mette sullo stesso fronte due nomi altrimenti antitetici: Google e Microsoft si trovano a promuovere il medesimo codec, o almeno così potrebbe sembrare. Ma la verità è più complessa.
Ad ufficializzare lo storico passaggio è John Luther, product manager del WebM Project, il quale spiega come, a partire dalla release 5.5, Skype sia passato ufficialmente a VP8 per le proprie videochiamate, sia singole che di gruppo. Secondo quanto sottolineato da Luther, la scelta di Skype è dettata dal fatto che VP8 dimostra ottime performance soprattutto nel real-time, migliorando così le performance di un servizio VoIP che sulla videochiamata basa gran parte del proprio successo odierno.
La mossa è tuttavia di difficile interpretazione poiché Skype è oggi virtualmente di proprietà Microsoft (mancano ancora alcune autorizzazioni, ma l’operazione è stata conclusa, ufficializzata e va data per chiusa), il che complica il contesto. Microsoft, infatti, da tempo è accreditato come parte integrante della cordata MPEG LA, entità che sta raccogliendo un portfolio di brevetti da scagliare contro WebM per tutelare gli interessi dei codec precedenti. Se Microsoft credesse che WebM viola proprietà intellettuali altrui, però, perché acconsentirebbe alla scelta di VP8 da parte di Skype? La situazione si fa ancor più confusa dal momento in cui Internet Explorer ancora non ha comunicato il proprio supporto a VP8 «per motivi tecnici e problemi di proprietà intellettuale», prendendo pertanto posizione sulla base di un perdurante silenzio ora probabilmente destinato ad essere interrotto.
Fin da subito le interpretazioni sono molteplici: c’è chi vede nel comportamento di Microsoft una strana ambivalenza, c’è chi crede che il supporto a MPEG LA sia di facciata e che il nemico comune in questo caso sia Apple, c’è chi sottolinea come i tempi siano cambiati ed oggi Microsoft sia meno propensa ad imporre la propria legge e più favorevole all’adozione di nuovi standard. La mossa potrebbe peraltro avere ora conseguenze notevoli: confortate dall’indiretto impegno di Microsoft su VP8 tramite Skype, nuove partnership potrebbero ora regalare a WebM un posto al sole, annichilendo i timori per eventuali problemi legali e donando fondamentale ossigeno al codec. Al tempo stesso suona ancor più incomprensibile l’attacco di Google contro Microsoft ed Apple che, soltanto nella giornata di ieri (e quindi ben dopo il rilascio di Skype 5.5), puntava il dito contro i due gruppi contestando un comportamento anti-concorrenziale nei confronti di Android.
Quel che è certo è il fatto che Microsoft debba a questo punto qualche risposta chiarificatrice. Risposte che, probabilmente, Skype ha anticipato con la propria release 5.5. Ma che nessuno ha capito con certezza.