Skype non potrà più fungere da client per il trasferimento di piccole somme di denaro. La funzione è stata definitivamente depennata dai piani del gruppo, e si tratta di una mossa che costringe ad una riflessione più generale su quello che è il futuro della triade eBay/Skype/Paypal.
La notizia giunge da Mr.Pin, tramite il blog italiano di Skype, riprendendo l’annuncio di Peter Parkes sul blog ufficiale del gruppo: «Poco meno di due anni fa, abbiamo introdotto in Skype per Windows, la funzione per Inviare pagamenti e trasferire denaro. Purtroppo, questa funzione non è stata utilizzata molto dagli utenti di Skype e non ha più ragione di continuare ad esistere quindi, l’Invia Pagamento mezzo Skype NON sarà più disponibile. È stata una decisione difficile da prendere ma vogliamo concentrarci sulle cose che Skype sa fare meglio come l’alta qualità delle chiamte voce, le videochiamate, le chat e Skype Mobile, tanto per citarne solo alcuni. Ti consigliamo quindi, invece di utilizzare Skype, di usare PayPal che rimane un modo semplice e sicuro per inviare denaro on-line».
L’introduzione dei pagamenti tramite Skype era una novità annoverata in Skype 3.2, quando ancora alla guida del gruppo vi erano i fondatori Niklas Zennstrom e Janus Friis. Era l’epoca in cui gli azionisti iniziavano a pressare eBay chiedendo come e se il lauto investimento infuso in Skype sarebbe mai arrivato a partorire sinergie, denaro e nuovi servizi. Da allora nulla è sostanzialmente cambiato, se non che Skype ha continuato a crescere con ritmo incessante, senza tuttavia mai sposare il proprio successo con la community eBay.
Il progetto dell’integrazione Skype/PayPal, nello specifico, non è mai stato una rivoluzione: il trasferimento di denaro attraverso il client non è mai stato avvalorato da utilità reali e per questo motivo la funzione è andata pressoché ignorata nel tempo. Ma l’insuccesso non è certo motivato dall’idea, di per sé buona: semplicemente l’accesso al credito PayPal tramite Skype non ha mai comportato vantaggi, ed è stato dunque uno strumento tanto appetibile quanto inutile. La chiusura del progetto è una conseguenza logica.
Uno sviluppo, però, avrebbe potuto esserci ed oggi come mai un salto di qualità poteva essere possibile. Oggi infatti Skype sta per affrontare la rivoluzione mobile ed è forte di un patto con Nokia, di una partnership con Sony e del già affermato SkypePhone. In questa realtà i micropagamenti avrebbero potuto diventare qualcosa di importante, ma così non è mai stato: il gruppo non ha investito in questa direzione e quella che era una strada percorribile è diventata invece un vicolo cieco.
Ma potrebbe esserci dell’altro dietro il taglio alla funzione di trasferimento. Tale opzione, infatti, era a ragion veduta l’unico vero legame tra Skype ed il gruppo di appartenenza. Nessun legame funzionale intercorre con eBay, nessun legame funzionale intercorre più con PayPal. Oggi, dunque, visto che eBay e PayPal sono invece pienamente integrati, Skype diventa una appendice completamente scollegata dal gruppo: un servizio in totale indipendenza, in forte crescita e nelle mani di un gruppo di costante difficoltà. Ne risulta dunque un quadro nel quale Skype potrebbe diventare un boccone goloso per quanti possano avere denaro in cassa e vogliano far proprio uno dei brand più influenti della rete.
Josh Silverman, CEO Skype, ha più volte confermato la propria volontà di continuare a testa bassa senza ascoltare le voci di mercato che emergono cadenzialmente fin dalla sua salita alla guida del gruppo. I rapporti con eBay sarebbero sereni e nessuna trattativa sarebbe mai stata confermata. Tutto, però, sembra convergere verso un panorama in cui Skype diviene la meteora preziosa da vendere al miglior offerente. I nomi in ballo sono sempre i soliti, gli unici a poter ipotizzare un salasso miliardario in questo momento di difficoltà dell’economia. Per ora semplicemente un ennesimo tassello si è unito a questo tipo di ipotesi, e le smentite di circostanza non sono sufficienti ad eliminare in toto quella che appare come una possibile ghiotta opportunità tanto per chi vende, quanto per chi acquista. Accordo sul prezzo permettendo, ovviamente.