Giunge al termine una delle più lunghe, e agguerrite, contrapposizioni nell’universo della tecnologia consumer. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha infatti negato a Samsung la richiesta d’appello per la causa sulla violazione del brevetto relativo allo Slide To Unlock, sistema implementato dal gruppo di Cupertino sin dal suo primissimo iPhone. Il gruppo sudcoreano, di conseguenza, dovrà corrispondere 119.6 milioni di dollari all’avversario.
La contrapposizione fra i due gruppi si protrae ormai da moltissimi anni, praticamente da quella famosa “guerra termonucleare” voluta da Steve Jobs contro l’universo Android. Apple ha trascinato il rivale davanti alle corti, sostenendo Samsung abbia violato il design di Apple e il brevetto relativo allo Slide To Unlock, il sistema di scorrimento delle dita per lo sblocco del device, implementandolo nei telefoni targati robottino verde. A seguito di numerose battaglie in aula, con accuse reciproche da parte delle due aziende, nel 2014 i giudici statunitensi hanno rilevato violazioni da entrambe le parti, richiedendo a Samsung il pagamento di 119.6 milioni di dollari per tre brevetti, una cifra decisamente ridotta rispetto ai 2.2 miliardi inizialmente chiesti da Cupertino. Al gruppo californiano, invece, è stato imposto di corrispondere 158.400 dollari per l’infrazione di una registrazione della controparte.
Nel corso del 2016, Samsung ha richiesto alla Corte Suprema la possibilità di un appello, per ridurre la cifra comminata poiché convinta di alcuni errori legali, nonché di un giudizio troppo sbilanciato nei confronti di Apple. I giudici hanno però rifiutato questa possibilità, confermando la precedente sentenza: il gruppo sudcoreano, di conseguenza, dovrà corrispondere 119.6 milioni di dollari al rivale.
Quella dello Slide to Unlock, che include anche scontri sulle funzioni di autocorrezione e sui link rapidi, è solo una delle tante contrapposizioni avvenute negli anni fra Samsung e Apple. La causa principale, quella relativa al design di Apple, ha sancito una vittoria parziale per l’azienda sudcoreana rispetto alle richieste iniziali di Cupertino.