Nell’era della presenza online perenne e dei dispositivi da tasca sempre accesi, anche le relazioni amorose subiscono una mutazione. Non nei sentimenti, come quello della gelosia, un’ombra che da sempre rischia di minare qualsiasi rapporto. Bensì nelle modalità: se un tempo si cercava di capire da amici e conoscenti l’eventuale infedeltà della persona amata, oggi si tende a spiarne lo smartphone. È quanto rivela una nuova ricerca condotta negli Stati Uniti, pronta anche a sottolineare come siano gli uomini quelli maggiormente attratti dalla possibilità di passare al setaccio il dispositivo altrui.
La ricerca, condotta da BankMyCell su un campione rappresentativo di 1.700 statunitensi tra i 18 e i 35 anni, rivela come la gelosia spinga sempre più gli innamorati a controllare lo smartphone del partner. Una tendenza che coinvolge maggiormente l’universo maschile: il 70% degli intervistati ha cercato di spiare il dispositivo della persona amata, contro il più ridotto 47% delle donne. Di questi, il 40% degli uomini ha avuto accesso al dispositivo senza permesso, mentre solo il 24% delle donne si è lanciata in un controllo non direttamente approvato.
Non è però tutto, poiché la maggior parte del campione femminile sostiene di non aver alcun problema nel consegnare il proprio device al partner, se esplicitamente richiesto. Ancora, gli uomini sembrano essere maggiormente a conoscenza dei dati d’accesso allo smartphone altrui rispetto alle controparti: un uomo su due conosce password del telefono dell’amata, contro 1 su 3 delle donne. Dall’analisi, però, emerge come questi dati siano stati condivisi spontaneamente all’interno della coppia, a quanto sembra senza alcun tipo di coercizione.
Fra tutti coloro che hanno spiato lo smartphone della dolce metà, indipendentemente dal genere, è emerso come per metà dei controlli donne e uomini abbiano ritenuto di aver trovato materiale “incriminante”, anche se la valutazione rimane sempre molto soggettiva. Per alcuni può bastare un messaggio troppo cordiale per sollevare sospetti, altri invece ricercano contenuti decisamente più compromettenti. In merito alle applicazioni più “rischiose”, due spie su tre – indipendentemente dal genere – si gettano a capofitto su WhatsApp. Il controllo può essere anche indiretto, ad esempio scorrendo dal proprio device il feed di Facebook o Instagram: un fatto che coinvolge il 50% degli intervistati.
La ricerca non entra nel dettaglio delle conseguenze di questi comportamenti, ma data la diffusione del fenomeno è lecito chiedersi se le nuove tecnologie non abbiamo aperto la strada al sospetto perenne all’interno delle coppie, data la facilità con cui possono svelare comportamenti di difficile interpretazione. Il tutto forse a danno della coppia stessa, che dimentica come le fondamenta di un rapporto debbano necessariamente ancorarsi alla fiducia.