Alcune stampanti 3D oggi in commercio, come quelle basate sulla tecnica DLP (Digital Light Processing), utilizzano la luce per solidificare un materiale fotosensibile contenuto in una vasca allo stato liquido. Un progetto avviato a Taiwan ne ha preso spunto, sviluppando un metodo per la creazione di oggetti con l’ausilio di un semplice smartphone anziché richiedere un’apparecchiatura complessa e costosa.
Si chiama Taiwan Tech Phone Printer ed è l’idea messa in campo dal professor Jeng Ywam-Jeng in collaborazione con un team di studenti. In sintesi, applicando il principio dei macchinari DLP, si è cercato un modo per sostituire la luce UV con quella emessa dal display del telefono, così da ricreare (strato dopo strato) un oggetto qualsiasi spostando di volta in volta il dispositivo in altezza, sull’asse Z. La dimostrazione è fornita dal filmato in streaming di seguito. Perché questo accada è necessario utilizzare una resina speciale, creata ad hoc. A rendere il tutto ancora più interessante è il fatto che non serve operare in ambienti bui per ottenere un risultato di qualità, con una risoluzione dei singoli layer pari a soli 100 micron.
Difficilmente un sistema di questo tipo potrà trovare applicazione a breve nel mercato delle stampanti 3D, arrivando a soppiantare i modelli più tradizionali. L’intuizione di sfruttare un dispositivo tanto diffuso quanto lo smartphone come strumento per la realizzazione di modelli in tre dimensioni è però decisamente interessante e potrebbe contribuire in futuro a ridurre l’investimento economico necessario per accedere a questo tipo di tecnologia, con ovvi benefici in termini di diffusione anche in ambiti come quello educativo o medico dove la stampa 3D ha già dimostrato di avere enormi potenzialità.