La notizia, rilanciata da Webnews, è partita da L’Espresso, e dopo gli iniziali rumor trova pronta smentita da parte degli organi interessati: a quanto pare, sembra che la Polizia Postale abbia trovato un accordo con i vertici di Facebook per accedere agli status personali degli utenti, così da avere a disposizione un ulteriore strumento nella lotta ai crimini commessi online.
Immediatamente allertato, tale organo ha subito provveduto a rilasciare una dichiarazione in cui smentisce categoricamente ogni accordo, che violerebbe chiaramente la privacy degli utenti. Ogni dato raccolto senza l’autorizzazione della magistratura, tra l’altro, sarebbe del tutto nullo a livello processuale.
Ma un incontro c’è stato, ed è stato dedicato all’esplicazione della procedura necessaria per poter accedere, previo consenso degli organi competenti, ai profili degli utenti indagati. Niente aggiramento delle barriere, dunque, ma semplicemente la realizzazione di un quadro generale della situazione.
Figuriamoci se la polizia si mette a spiare i navigatori di Facebook. Quando la polizia postale o altri organi (carabinieri, GdF etc) nel condurre un’indagine si dovesse trovare a intercettare comunicazioni su Facebook, ci muoviamo sempre con l’autorizzazione della magistratura.
Queste le dichiarazioni di Antonio Apruzzese, direttore centrale della Polizia Postale, all’agenzia di stampa AGI. Gli utenti di Facebook, quindi, possono dormire sogni tranquilli, senza il timore di essere spiati.