Edward Snowden si rifiuterebbe di utilizzare gli iPhone di Apple. Il whistleblower responsabile dello scandalo NSA, e di un vero e proprio terremoto politico negli Stati Uniti, sarebbe convinto della presenza di un non meglio precisato “software speciale” all’interno di iOS: il ricorso a un device targato mela morsicata esporrebbe l’utente a rischi di monitoraggio costante. Eppure proprio iOS 8 è finito di recente al centro delle polemiche e delle lamentele delle agenzie federali a stelle e strisce, poiché sistema troppo sicuro e praticamente impenetrabile. A chi credere?
L’informazione è stata riportata sulla testata Sputnik, ma a parlare non sarebbe direttamente Snowden, bensì uno dei suoi legali. Stando a quanto riportato, il fautore dello scandalo NSA utilizzerebbe un telefono ridotto al minimo delle funzioni, poiché convinto che gli smartphone odierni siano facilmente trasformabili in strumenti di monitoraggio remoto. In particolare iPhone, che conterrebbe del “software speciale” affinché possa essere utilizzato per spiare l’utente, senza che quest’ultimo ne sia consapevole:
Edward non usa un iPhone, ha un telefono semplice. iPhone prevede del software speciale che può essere attivato senza che il proprietario debba premere un pulsante, pensato per raccogliere informazioni. Per questo, per ragioni di sicurezza, ha rifiutato lo smartphone.
L’accusa non è del tutto chiara, così come altrettanto confusi appaiono gli intenti. Ad esempio non si comprende se questo timore sia relativo al singolo iPhone che il whistleblower potrebbe utilizzare, forse per paura di una manomissione da parte dei servizi segreti, oppure di tutti gli esemplari sul mercato. In ogni caso, almeno in riferimento a iOS 8 simili dichiarazioni si scontrano con altri fatti di cronaca che confermano, in realtà, l’esatto contrario.
Come ormai sarà ben noto, Apple ha deciso di rivoluzionare profondamente l’impianto del suo sistema operativo mobile, modificando la chiave di decodifica di conversazioni e dati sensibili: nei fatti, iOS 8 risulta criptato end-to-end. Questo significa che nemmeno l’azienda può accedere da remoto alle informazioni sull’utente, neanche in presenza di un mandato delle autorità. Un fatto che ha mandato su tutte le furie diverse agenzie governative, nonché di recente la polizia di New York. Per quale motivo, di conseguenza, le istituzioni a stelle e strisce dovrebbero lamentarsi dell’eccesso di privacy garantita da Cupertino all’utente, considerata la supposta presenza di un “software speciale” di controllo? Non resta che attendere un’eventuale precisazione su queste rilevazioni, magari dallo stesso interessato.