Il presidente dell’Autorità Garante sulla Privacy si è recentemente pronunciato sulla sicurezza dei propri dati personali online, in particolare a quelli che spontaneamente pubblichiamo su vari social networks.
Giustamente Francesco Pizzetti sottolinea che molti dati che inseriamo sul nostro blog, su social networks vari e su siti altrui restano visibili al pubblico anche molti anni dopo la pubblicazione. Ciò crea una vera e propria “miniera” di informazioni per chi vuole saperne di più sul nostro conto, evenienza che dobbiamo sempre tenere in considerazione.
Il Presidente prosegue avvertendo del rischio che un datore di lavoro si informi su un candidato cercando su Google, e ha bollato questa pratica come “non conforme alle regole” e comunque scorretta.
Personalmente sono pienamente d’accordo con il Presidente e ribadisco il suo allarme sulla diffusione dei nostri dati. I social networks e i vari siti di microblogging, uno su tutti Twitter, creano un vero e proprio lifelogging di cui dobbiamo essere coscienti.
Non sono invece affatto d’accordo sul bollare come scorretta la ricerca di informazioni sul candidato online. Proprio in questi giorni sto selezionando alcune persone per una posizione e la prima cosa che mi viene in mente di fare dopo aver letto il CV è proprio quella di andare alla ricerca di un profilo su LinkedIN, leggere qualche post sul blog personale, cercare un canale Twitter e via dicendo.
Aggiungo che quando non trovo niente di tutto ciò il candidato perde molti punti, viceversa se vedo un’intensa attività online mi predispongo molto bene nei suoi confronti. Certamente ciò è dovuto al settore in cui lavoro (e in cui il candidato dovrà lavorare), ma non mi sento affatto scorretto a compiere questa indagine che, del resto, può compiere anche il candidato stesso dato che mi presento con nome e cognome.
Non dimentichiamoci che, soprattutto in paesi più evoluti come gli Stati Uniti, molte persone decidono di aprire un blog al solo scopo di allargare il proprio network per giovare alla propria carriera. Ad esempio non è raro trovare siti personali di professionisti che condividono alcune proprie riflessioni nella speranza di essere notati e quindi assunti (e il sistema, molto spesso, funziona).