Prendi un arcivescovo desideroso di dire la propria opinione.
Prendi una agenzia di stampa in cerca di un titolo ad effetto.
Condisci con social network e suicidi.
Ne avrai un caso, nato da una dichiarazione e giunto in poche righe ad una sentenza. Il tutto, però, passato attraverso una serie di strumentalizzazioni che trasformano un argomento serio in una banalità. Peraltro ideale per i quotidiani da leggere in spiaggia.
“L’amicizia non è una merce, l’amicizia è qualcosa che comporta fatica e dura, quando è giusta”, ha detto il religioso al Sunday Times.
“Penso che c’è la preoccupazione che un uso eccessivo, o un uso quasi esclusivo di sms ed email significhi che come società stiamo perdendo un po’ della capacità di creare la comunicazione interpersonale che è necessaria per vivere insieme e dare vita a una comunità”
Quando la temperatura si sarà abbassata e ricominceremo tutti a leggere lontano dalle distrazioni dell’ombrellone, torneremo sull’argomento. Perchè l’incisività dei social network sulle relazioni sociali è qualcosa che merita un pizzico di attenzione in più.