Nulla è certamente infinito se non la stupidità umana, come amava dire Einstein. Spesso però tendiamo a rimandare i problemi come se le risorse che utilizziamo, sia quelle materiali che quelle tecnologiche, fossero inesauribili. In questo capitolo oggi si aggiunge un’altra voce: gli IP.
Gli IP sono le impronte digitali che identificano secondo protocollo il traffico Internet: a ogni persona connessa corrisponde un codice alfanumerico. Il sistema, uno degli standard della Rete, ha però un limite di 4 miliardi di indirizzi. Anche se nel 1996, quando fu pensato, sembrava assurdo, siamo arrivati al collo del vaso.
L’allarme è stato lanciato da Vint Cerf, guru di Internet e vice presidente di Google, quindi è da prendere sul serio.
Non c’è dubbio che ci stiamo dirigendo verso la fine dello spazio per gli indirizzi entro la primavera del 2011. Un grave rischio per la crescita di Internet, sarà come provare a vendere telefoni senza più numeri di telefono.
Per fortuna c’è anche una soluzione, un nuovo protocollo chiamato IPv6 che garantisce 340 trilioni di trilioni di trilioni (340*10^54) di indirizzi. Insomma, dovremmo averne abbastanza.
La questione è così importante che lo scienziato 67enne ha deciso di promuovere una campagna di sensibilizzazione per quella che non esita a definire “la più grande opportunità di cambiamento della storia di Internet”.
Se si riuscirà a porre rimedio per tempo e addirittura farne un’occasione per una revisione positiva dei protocolli Internet (domini, firme digitali e via dicendo), per una volta Einstein avrà avuto torto.