L’annata Sony va male, malissimo. Va, però, meno peggio di quanto non si potesse immaginare fino a qualche mese fa. Come se la crisi avesse avuto una parentesi, come se le previsioni fossero state più nere del grigio: come se tutto sommato si fosse esagerato nei catastrofismi, Sony vede le azioni salire nelle contrattazioni sul mercato orientale grazie a previsioni di chiusura dell’anno migliori rispetto a quanto preannunciato nei mesi scorsi.
La trimestrale (pdf), però, rimane di per sé un salasso. Per rilanciare il mercato della PS3, infatti, si è dovuto procedere ad un taglio dei prezzi e ad una revisione dell’hardware; in parallelo il mercato della telefonia non ha trovato risposte ai maggiori attori del comparto; il mondo delle tv vede Samsung svettare ed LG inseguire, son Sony incapace di trovare lo slancio auspicato. Il comparto “Networked Products” (PlayStation, Vaio, Walkman) chiude a -58.8 miliardi mettendo a segno un +33% nelle vendite della PS3 ed un -6% nella distribuzione della PSP. Alla chiusura dei conti, quindi, il bilancio si ferma ancora in terreno negativo.
Vaio, Walkman e PS3 nel bilancio Sony
Trattasi del quarto trimestre consecutivo in perdita. I conti chiusi a Settembre vedono il computo a -32.6 miliardi di yen (era +11 milioni un anno prima): le previsioni erano quelle di una chiusura a -59.2, il che rappresenta quindi la prima buona notizia. Migliore ancora è la proiezione finale: mentre lo scorso anno il gruppo indicava possibili perdite per 110 miliardi di yen, ora la cifra è rivista a quota -60 miliardi. Salasso dimezzato, quindi, ed alla luce del momento dell’economia generale non si poteva auspicare di meglio per il colosso giapponese.
I risultati positivi (o meglio: meno negativi del previsto) sono avvenuti però a caro prezzo. Il sacrificio di 16000 unità si è infatti reso necessario nel contesto della ristrutturazione del gruppo, ma gli analisti suggeriscono la possibilità di ulteriori tagli per i mesi a venire: i conti non sono ancora sani e per Sony non vi sono prospettive di crescita a breve termine, dunque una compressione ulteriore dei costi sarà presumibilmente necessaria. E già il gruppo si trova a mettere da parte per l’anno in corso un -8% negli investimenti destinati a ricerca e sviluppo.