La TV rivoluzionaria di Sony ha fatto discutere parecchio addetti ai lavori e appassionati, ottenendo un notevole interesse globale dovuto anche al peso che il gruppo giapponese occupa all’interno del settore dell’intrattenimento domestico.
Al di là dei proclami, con contenuti peraltro tutti ancora da verificare, la TV rivoluzionaria di Sony ha scomodato numerosi critici soprattutto negli USA, che hanno provato a capire la portata che una tale piattaforma potrebbe avere sul mercato dei media, nonostante le notizie a essa legate siano ancora pochissime e per giunta non ufficiali.
Il primo punto da tenere in considerazione è il vastissimo parco utenti che la TV innovativa di Sony sarebbe in grado di raggiungere fin dal primo giorno di lancio, cioè un pubblico potenziale che conta milioni di dispositivi nelle case della gente suddivisi tra televisori, lettori Blu-Ray, tablet e quant’altro Sony ha venduto in questi anni che sia in grado di connettersi a Internet.
Si tratta di un bacino di utenti da far impallidire molte pay-TV tradizionali diffuse via cavo o satellite, le quali sono state in grado di contare su un parco apparecchi compatibili così numeroso solo dopo anni dall’avvio dell’attività, per non parlare poi del fatto che, se Sony, come sembra, riuscirà a stringere singoli accordi con tutti i principali network televisivi, la sua offerta televisiva potrebbe essere caratterizzata unica, finora sconosciuta a qualsiasi piattaforma di televisione a pagamento tra quelle attive nei paesi occidentali.
La nuova TV di Sony potrebbe, almeno in teoria, offrire al cliente la possibilità di comporre il proprio pacchetto di canali in maniera molto più dettagliata di quanto avviene con altre emittenti pay, le quali, com’è noto, basano la loro offerta su bouquet di canali più o meno ampi ai quali poi poter aggiungere i contenuti più richiesti tra cinema, sport o calcio, obbligando di fatto i clienti a pagare nel loro abbonamento canali che non interessano.
Questi sarebbero però i vantaggi teorici, ma la realtà potrebbe però non essere così semplice. Infatti, per arricchire la sua offerta, Sony sarebbe costretta a contrattare con i fornitori di contenuti, cioè i grandi network televisivi che, chi più chi meno, sono in qualche modo legati a proprie piattaforme di distribuzione a pagamento.
Tanto per fare un esempio legato alla realtà italiana, se l’azienda giapponese volesse portare sulla sua offerta film, serie TV e documentari di qualità, dovrebbe contrattare, tra gli altri, con gruppi come Fox Channels International, National Geographic Channel o Twentieth Century Fox, tutte società controllate da News Corporation, a sua volta proprietaria di piattaforme a pagamento che nella sola Europa comprendono Sky Italia, SKY UK e SKY Deutschland, pay TV che entrerebbero in diretta concorrenza con Sony rendendo molto difficili le trattative.
L’esempio legato a News Corporation è solo uno dei tanti che si possono fare, ma che fa capire bene come mettere in piedi una nuova piattaforma per la distribuzione televisiva che sia alternativa a quelle ormai consolidate è un’impresa molto complessa, che richiederà a Sony notevoli sforzi per essere portata a compimento e per raccogliere il favore del pubblico.