«È iniziato il festival di Sanremo e c’è già chi è pronto a mettere in circolazione copie pirata delle canzoni»: con queste parole il sito della Polizia di Stato ha presentato una intervista a Rudy Zerbi, Presidente Sony Music Italia, nella quale viene presentata una proposta che da tempo serpeggia nell’ambiente dei contenuti digitali. E ancora una volta si passa per il coinvolgimento dei provider, quegli stessi provider che invece da tempo chiedono di rimanere fuori da ogni tipo di contesa tra gli utenti e gli attori del mercato.
Zerbi, discografico di professione, difende la categoria dipingendo il quadro della situazione: «Non è un segreto che l’industria discografica è in crisi ormai da qualche anno a causa della pirateria che si è spostata, da quella su un prodotto fisico come la contraffazione di Cd, a una pirateria digitale, che nella sua accezione più grave, è quella della condivisione di file illegali. Sono brani di proprietà delle case discografiche che vengono scaricati illegalmente dai siti di file sharing». Il nesso tra pirateria e stretta economica viene indicato come diretto, sulla falsa riga di un’impronta di tipo causa/conseguenza: «se come discografico, fino a 5/10 anni fa i margini della produzione mi consentivano di finanziare tutta una attività di sperimentazione che offriva un’opportunità di lancio per giovani artisti sconosciuti, oggi tutto ciò non è più possibile. Quindi il danno non è solo industriale ma anche artistico, perchè si riducono gli spazi per tanti giovani talenti di farsi sentire e vedere».
Zerbi è comunque chiaro: Internet è una opportunità. Al tempo stesso, però, confessa la difficoltà nel raggiungere l’utenza interessata a spendere per la musica e per questo motivo suggerisce accordi direttamente con chi è in contatto con gli utenti: i provider. «Ormai la svolta sta solo nella possibilità di stringere accordi, come avviene nelle trasmissioni delle tv satellitari, con i principali internet service provider e, per una cifra aggiuntiva mensile o annuale di pochi euro, permettere all’utente di avere a disposizione l’intero catalogo dei produttori musicali con un download ufficiale e garantito, anzichè cercare file rubati. In questa direzione ormai stiamo lavorando. Siamo in contatto con diversi provider nazionali e questo è l’unico modo per conciliare legalità e appassionati della musica».
La proposta di Zerbi non è di per sé una novità perchè si tratta di qualcosa di molto simile a quanto proposto da De Benedetti per il mondo dell’editoria: gli ISP si incarichino di avere dagli utenti una somma aggiuntiva, somma da devolvere e redistribuire ai detentori del diritto. I produttori di contenuti informativi nel caso di De Benedetti, i produttori musicali nel casi di Zerbi. Sempre di “equo compenso” si tratta.
Zerbi porta avanti il proprio teorema con forza, approfittando dell’eco mediatica del Festival di Sanremo, sostenendo che il mondo dei produttori abbia già espresso il massimo dello sforzo possibile. Secondo il presidente Sony Music Italia occorre cercare una soluzione congiunta in cui proposte, soluzioni e repressione possano collaborare per tagliare le fonti della pirateria. «Quella dei costi ormai è una questione superata. Si possono comprare online brani a pochi centesimi di ottima qualità ed evitare il fastidio della ricerca di file illegali di pessima qualità con seri rischi di scaricare sui propri computer pericolosissimi virus. A volte i danni causati da questi file cancellano per sempre il divertimento di rubare la musica. […] Se si vuole ascoltare musica lo si può fare con lo streaming online: non c’è bisogno di soldi o di scaricare file pirata. Chi ama la musica, non la ruba, altrimenti si uccide l’industria e chi sulla musica investe. Quando si esce con gli amici a bere qualcosa, a mangiare una pizza o si compra un libro, si spendono dei soldi perchè si riconosce un valore, seppur minimo, a queste cose: anche la musica ha un valore ed è giusto tutelarla».
Proposte, soluzioni e repressione: produttori, Internet Service Provider e Polizia dello Stato. La proposta è stata lanciata. Saranno soprattutto gli ISP a dover esprimere la propria opinione in merito.