Sony, in una strategia ormai consolidata che punta a smontare le responsabilità del gruppo circa la debacle subita con il PlayStation Network, si trova costretta a portare avanti una linea non semplice da difendere: né in passato né in futuro sarà mai possibile garantire la completa sicurezza di un sistema informatico. La tesi è quella sostenuta da Kazuo Hirai nella sua risposta scritta al Congresso degli Stati Uniti, ove è stato convocato per rispondere dei problemi che hanno portato al furto dei dati relativi a circa 100 milioni di utenti in tutto il mondo.
La posizione Sony è in questa fase particolarmente scomoda poiché in bilico tra due posizioni antitetiche: da una parte v’è la necessità di rassicurare l’utenza, promettendo nuovi sistemi sviluppati su meccanismi rocciosi di tutela dalle intromissioni esterne; dall’altra v’è la necessità di sminuire le responsabilità del gruppo per i danni del passato, ed il CEO dell’azienda giapponese si trova così a dichiarare che mai i sistemi informatici possono offrire garanzie assolute.
Sony ad oggi avrebbe compreso quasi ogni dettaglio circa le modalità dell’attacco, ma al tempo stesso non sarebbe riuscita a risalire ai diretti responsabili. Il gruppo ha portato PSN, SOE e Qriocity su nuovi server ma mette le mani avanti: mentre alcuni aspetti sono stati migliorati, altri elementi potrebbero essere in questa fase indeboliti e pertanto l’inseguimento infinito tra guardie e ladri potrebbe teoricamente portare a nuovi problemi prima o poi.
La posizione Sony è tanto traballante quanto chiara: il gruppo vuol far passare il messaggio per cui, pur con tutto l’impegno che si possa infondere, un network online sarà sempre tanto sicuro a livello relativo quanto vulnerabile a livello assoluto. Il gruppo promette pertanto massimo impegno e garantisce la messa in opera di nuove misure di sicurezza, ma al tempo stesso non mette la mano sul fuoco: il gruppo è nel tiro incrociato dei cracker da tutto il mondo ed ha ormai visti violati network e siti Web a ripetizione. L’urgenza è quella di ripristinare i servizi e lavorare quanto prima all’implementazione di layer di sicurezza ulteriori ed efficaci, ma nel frattempo la risposta al Congresso è improntata sul realismo: rassicurare è possibile, promettere è un azzardo.