Continua il braccio di ferro da parte di Sony contro il giovane hacker George Hotz, giunto alla fama per aver violato dispositivi considerati veri “mostri sacri” quali l’iPhone e la Playstation 3. In quest’ultima fase della battaglia, il magistrato federale Joseph Spero di San Francesco è riuscito nella non facile impresa di garantire a Sony il diritto di raccogliere gli indirizzi IP di chiunque abbia visitato il sito di Hotz, nonché altri servizi a lui correlati.
Secondo la testimonianza dei responsabili di Bluehost, la compagnia di hosting che ospita il portale di Hotz, la compagnia giapponese si preparerebbe infatti a farsi consegnare «la documentazione contenente tutti i log del server, gli indirizzi IP, informazioni relativi agli account con relativi accessi e il contenuto dei form di registrazione». Il mandato obbligherebbe inoltre Bluehost a consegnare «ogni altra informazione relativa all’identificazione di tutte le persone o computer che hanno avuto accesso o scaricato file ospitati attraverso il servizio e associati al sito www.geohot.com».
Il lungo braccio di Sony si potrebbe inoltre estendere anche a YouTube (passando attraverso Google), con l’intento di ottenere i dati di coloro che hanno visto il video relativo alle operazioni di jailbreak divulgate da Hotz. Si tratterebbe di «documenti che riproducono tutte le registrazioni o nomi utente e indirizzi IP di chi ha postato o pubblicato commenti in risposta al video». All’operazione non sfugge neppure Twitter, per il quale Sony potrebbe chiedere la chiusura immediata di ogni messaggio associato ad Hotz e «la documentazione per identificare nomi, indirizzi e numeri di telefono associati agli account Twitter».
Le informazioni così ottenute risulterebbero utili a Sony per due motivi principali: innanzitutto per documentare l’avvenuta distribuzione dell’hack e poi per decidere il luogo ove citare il giudizio Hotz. I registri contenuti nel server dimostrerebbero infatti, secondo Sony, come la maggior parte dei download sia avvenuto nella California del Nord, il che renderebbe preferibile effettuare il processo a San Francisco (a tutto vantaggio di Sony), piuttosto che nel New Jersey, patria di Hotz.
Difficile ipotizzare azioni legali da parte del colosso giapponese nei confronti degli utenti che hanno consultato (anche solo per curiosità) o scaricato il materiale prodotto da Hotz. Si tratta con tutta probabilità di una azione intimidatoria nei confronti del giovane hacker che però non intende farsi intimorire facilmente. Dopo il successo ottenuto dalle recenti donazioni effettuate dai suoi sostenitori, Hotz si prepara non solo alla sua difesa ma anche ad una nuova offesa contro il colosso giapponese prendendo di mira il neonato Xperia Play, etichettato come PlayStation Phone e prodotto da Sony Ericsson.