Sophos presenta ‘quella sporca dozzina’: con questo claim cinematografico il noto gruppo dedito alla sicurezza online ha reso noti i dati relativi allo spam mondiale distribuendo la classifica redatta circa le nazioni che esportano il maggior numero di mail-spazzatura. Nella ‘sporca dozzina’ non compare l’Italia, ferma con il suo 1.1% alla 15a posizione:
- Stati Uniti (24,5%)
- Cina (inclusa Hong Kong) (22,3%)
- Corea del Sud (9,7%)
- Francia (5,0%)
- Canada (3,0%)
- Brasile (2,6%)
- Spagna (2,5%)
- Austria (2,4%)
- Taiwan (2,1%)
- Polonia (2,0%)
- Giappone (2,0%)
- Germania (1,8%)
«[…] la Cina, con il 22.3%, sta divenendo uno dei Paesi in cui il tasso di spam sta crescendo più rapidamente. La nazione asiatica sta, infatti, insediando da vicino il “primato” degli Stati Uniti che, invece, appaiono in controtendenza con un decremento nella produzione di mail spam»: il fenomeno è ampiamente motivabile dalla grande crescita dell’attenzione che la Cina riserva al web e da una cultura informatica probabilmente non al passo con la portata del fenomeno. La crescita del tempo passato in rete, insomma, non è proporzionale all’aumento della cultura informatica in grado di tutelare dai pericoli informatici.
La correlazione tra sicurezza e spam è infatti diretta: il 60% di tutto lo spam mondiale sarebbe prodotto da computer zombie, ovvero computer predisposti ad eseguire comandi di invio a seguito di una precedente infezione silente che trasforma il computer in un’arma a disposizione di quella che è una vera e propria produzione industriale di mail. Interessante è l’approfondimento Sophos Italia circa un particolare uso dello spam, ovvero quello relativo alle operazioni di tipo “pump-and-dump” («gonfiare e scaricare»): «gli hacker operano aprendo una posizione lunga su uno strumento finanziario e quindi effettuando ulteriori acquisti e/o diffondendo fuorvianti informazioni positive sullo strumento finanziario in modo da aumentarne il prezzo. Gli altri partecipanti al mercato vengono quindi ingannati e sono indotti ad effettuare ulteriori acquisti. L’hacker è così in grado di vendere gli strumenti finanziari a prezzi più elevati».