Si era già parlato del crollo del mito della qualità e del continuo aumento della quantità e tipologia di contenuti che stanno diventando disponibili senza pagare ma in cattiva qualità o dimensioni ridotte o comunque in una versione degradata. Ora arriva notizia che Matt Stone e Trey Park hanno messo online tutto South Park, chiunque può dunque vedere qualsiasi puntata senza problemi in streaming.
La logica che guida la mossa è la convinzione che la distribuzione online non danneggi quella televisiva e soprattutto che tutto South Park sia GIA’ online e gratis. E siccome gli autori già si erano dichiarati contenti che chiunque in tutto il mondo potesse vedere il loro show, hanno deciso di renderlo semplicemente più facile.
C’è un po’ di pubblicità (prima e in mezzo) nella forma di qualche clip, ma in compenso il player può essere espanso a tutto schermo e può essere embeddato. Quale il valore di una mossa simile?
Credo che ormai sia finita quella che poteva essere definita “fase sperimentale” cioè quella in cui queste cose servivano a dimostrare a tutti che la distribuzione online non danneggia quella televisiva (anche se non è esattamente corretto): quella fase è finita con Hulu, il portale di NBC che ha reso questa pratica mainstream. Allora il senso dell’operazione è più che altro quello di testare diversi modelli di business.
South Park è un contenuto buono per la rete, il materiale sarà saccheggiato, si svilupperanno buoni volumi di traffico. Dunque quale miglior test per capire se il sistema delle clip pubblicitarie (da 15 secondi ognuna) è valevole, se rende e se è applicabile almeno su larga scala?