Crew Dragon è un successo: è riuscita ad agganciarsi automaticamente alla Stazione Spaziale Internazionale. Il futuro in cui gli Stati Uniti potranno inviare gli astronauti alla ISS senza dipendere dalla Soyuz russa è sempre più vicino. A bordo c’era solo un manichino di nome Ripley (sì, come la protagonista di “Alien”), oltre ad alcuni rifornimenti, per questo test che sta proseguendo positivamente: l'”aggancio morbido” è riuscito a 400 km di distanza dalla Terra.
Nei filmati distribuiti dalla NASA si vede un lento avvicinamento di Crew Dragon, anche se in velocità assoluta sia la ISS che la capsula viaggiavano a 27.000 chilometri orari attorno alla Terra. Un viaggio durato 27 ore, fin dal lancio del razzo Falcon 9 di SpaceX dal Kennedy Space Center, Florida. La capsula non rimarrà attaccata alla ISS, anzi: si staccherà l’8 marzo per rientrare sulla Terra.
Docking sequence on Interstellar music. pic.twitter.com/M7V309FFcN
— Chandan Sinha (@OrangeDurito) March 3, 2019
Dopo l’aggancio si è provveduto ad aprile l’airlock, la camera d’equilibrio. A farlo sono stati gli astronauti Anne McClain e David Saint-Jacques, americana e canadese rispettivamente. La prima ad entrare è stata proprio Anne McClain, come si vede in un altro video postato dall’account Twitter della ISS.
Se i test dei prossimi giorni dovessero andare a buon fine, così come il rientro, si avvicinerà sempre di più il piano della NASA di inviare con questi stessi strumenti due astronauti. La missione Demo-2 è prevista per luglio 2019, con i primi due astronauti a bordo, ma a pieno regime la capsula potrà ospitarne sette, proprio come lo Space Shuttle. Per la missione Demo-2 sono stati già scelti i primi due astronauti, cioè Doug Hurley e Bob Behnken.
.@AstroAnnimal welcomes humans aboard the first @SpaceX #CrewDragon to visit the station and introduces two special guests, Ripley and Little Earth, ushering in the era of @Commercial_Crew. #LaunchAmerica pic.twitter.com/QqzEEgDWzt
— International Space Station (@Space_Station) March 3, 2019
Tutto questo rientra chiaramente nella nuova politica spaziale di Whashington, che vuole tornare sulla Luna e dal 2020 costruire una stazione lunare orbitante.