Spaghetti, pizza e mandolino. Ma quest’ultimo è in calo tendenziale, mentre in forte aumento ci sarebbe, udite udite, il Personal Computer. Ebbene si. Il dato, che definire sorprendente è con i tempi che corrono qualcosa di possibile solo in Italia, giunge a rompere una tendenza che nel nostro paese rischiava di minare alle basi le possibilità di innovazione e sviluppo per il prossimo futuro. Dopo anni di note grigie, finalmente ecco qualche numero a cui appigliarsi. Niente di eccezionale, ma guardare al bicchiere mezzo vuoto serve a poco. Ci si può e ci si deve tirare sù.
I numeri (pdf) giungono dall’ISAE (Istituto di Studi e Analisi Economica): «L’indagine mensile ISAE sui consumatori italiani contiene ogni anno nel mese di febbraio alcune domande sul possesso di beni tecnologici legati alle tecnologie ICT». L’indagine di Febbraio consegna dati inattesi che maturano una certa rottura con un passato eccessivamente a rilento: «l’indagine segnala, nonostante l’andamento complessivamente non favorevole della fiducia dei consumatori registrato nel corso del 2007 e nei primi mesi del nuovo anno, un notevole aumento nella dotazione tecnologica delle famiglie italiane: in particolare, la quota di famiglie in possesso di un Personal Computer balza dal 45,3 al 49,6% e quella relativa al collegamento internet dal 38,7 al 43,1% (di cui oltre i tre quarti del totale con connessioni a “banda larga”); quanto ai beni legati all’intrattenimento domestico, il possesso del DVD sale dal 46 ad oltre il 52%, quello delle televisioni ad alto contenuto tecnologico dall’8,8 al 18,3% e quello del collegamento satellitare o digitale terrestre dal 17,8 al 29,9%. Aumenta anche la diffusione della foto-video camera digitale (dal 28,8 al 36,1%) e del navigatore satellitare (dal 5,2 all’8,6%)».
Dopo l’abbuffata iniziale di numeri rosei occorre però mettere i puntini sulle “i” ed approfondire il discorso, perchè non è tutto oro quel che luccica. Innanzitutto il quadro di lungo periodo rimane fortemente penalizzato a causa di un eccessivo lassismo in passato. La tecnologia, però, si traina da sola e negli ultimi anni l’accelerazione impressa in tutta Europa si è avvertita anche nel Bel Paese, pur se con alcuni elementi negativi ormai radicati nel DNA digitale dell’infrastruttura tecnologica della nazione: «Nonostante il forte balzo registrato quest’anno, tuttavia, la velocità di diffusione di tali beni è stata negli ultimi anni inferiore rispetto a quanto riscontrato nel caso di importanti nuove tecnologie del recente passato: in particolare, tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo decennio i telefoni mobili avevano raggiunto più velocemente una quota crescente di famiglie rispetto a quanto registrato negli ultimi anni per il Personal Computer ed Internet (tradizionale e “veloce?). Confrontando i dati ISAE con quelli internazionali raccolti dall’OCSE, il pattern di diffusione registrato in Italia per questi beni è tuttavia simile a quello di altri paesi come la Francia, il Regno Unito ed i paesi del nord Europa; fa eccezione il collegamento internet tradizionale, che nel nostro paese registra una velocità di diffusione più lenta rispetto a quanto osservato negli altri paesi».
Quest’ultimo dato risulta particolarmente significativo alla luce del dibattito che da anni vede la platea divisa tra coloro i quali delegano agli strumenti la colpa per il gap che ci divide dalla connettività di altri paesi, e coloro i quali relegano ogni colpa sul ritardo culturale dell’utenza. Se la teoria della “via di mezzo” tra le due ipotesi rimane sempre quella più accreditata, l’indagine ISAE sembra però sbilanciarsi togliendo qualche colpa agli utenti e girandone qualcuna di più alle infrastrutture: «in Italia la diffusione del Personal Computer e del collegamento Internet resta tuttavia notevolmente inferiore a quella registrata negli altri principali paesi europei e agli Stati Uniti; considerata la minore diffusione di internet, risulta invece elevata nel contesto internazionale la quota di accessi (circa i tre quarti del totale) effettuata con connessioni a larga banda». Leggasi: dove c’è banda larga, l’utenza urla “presente!”.
Altri elementi, però, fungono ancora da limite alla completa diffusione delle tecnologie tra la popolazione. L’indagine cita tra le cause del divario digitale creatosi, ad esempio, parametri come reddito, grado di istruzione, età, composizione familiare: «la probabilità di avere a disposizione beni tecnologici come quelli studiati sale in modo particolarmente significativo al crescere del reddito ed, in misura minore, del grado di istruzione, con un divario particolarmente penalizzante per gli intervistati appartenenti al primo e secondo quintile della distribuzione del reddito ed in possesso soltanto di un diploma elementare o della scuola media inferiore». L’ampiezza del comune di residenza, viceversa, non sembra più incidere troppo in questo computo, il che è motivabile con quanto analizzato in precedenza: la generale disponibilità della banda larga ha ridotto il gap tra provincia e zone cittadine, pur permanendo gravi situazioni di difficoltà in alcune aree meno abitate e di più problematica copertura broadband.
Lo stato di difficoltà nell’adozione delle nuove tecnologie ha motivi specifici. Reddito e grado di istruzione, infatti, non sono variabili indipendenti e le correlazioni dei dati non sono meramente estrazioni statistiche. L’ISAE spiega che le nuove tecnologie nella loro fase iniziale hanno due difetti su tutti: una certa difficoltà di utilizzo da una parte, le difficoltà legate al prezzo di accesso dall’altra. Economie di scala e miglioramenti tecnici rendono i prodotti perfettibili, ma nelle fasi iniziali il reddito e le capacità d’uso dell’utenza sono elementi da tenere in stretta considerazione nelle fasi di proposta di nuovi ritrovati. «Tra i beni “digitali” analizzati in questa nota, alcuni sono in effetti sostituitivi di tecnologie esistenti divenute obsolete (la televisione LCD/Plasma, il collegamento tv satelllitare, il DVD, gli apparecchi foto-video digitali; da ultimo, internet a larga banda), e come tali di utilizzo non particolarmente difficile o innovativo; altri invece sono beni effettivamente “nuovi” e in qualche caso rivoluzionari, come il Personal Computer, il collegamento internet e il navigatore satellitare.
I numeri dicono molto anche in relazione alla dicotomia reddito/zona geografica. Le valutazioni relative al secondo parametro, infatti, hanno espresso dal 2000 ad oggi una relativa convergenza dei vari trend verso un dato omologo che unisce nord e sud del paese. Il reddito, viceversa, nel tempo ha omologato solo le fasce alte del paese, lasciando da parte le famiglie con minori possibilità. Ne consegue un livellamento verso l’alto dell’accesso alla tecnologia (chi può, investe) con un aumento progressivo del gap tra i due spaccati della popolazione.
Tra i dati riconsegnati dalla ricerca emerge inoltre un interessante parallelismo tra i tempi di adozione del telefono cellulare e la cronistoria di avanzamento delle nuove tecnologie digitali. Con tutta evidenza il telefono è stato molto più rapido nella propria avanzata: «se nel 1998 la percentuale di possessori di tale bene era pari al 33%, l’anno successivo aveva toccato quota 48% (59% nel 2000) e nel 2004 il 78%». Al contrario per i pc «sono stati necessari sei anni per passare dal 24 al 50%. Il risultato è in linea, secondo ancora lo studio OCSE, con quanto accaduto in Danimarca, Canada, Francia, Regno Unito e Giappone. L’accesso ad internet si è sviluppato più rapidamente rispetto al possesso del pc ma più lentamente rispetto al telefono mobile: in quattro anni, dal 2001 al 2004, la quota di quanti hanno in dotazione una connessione internet è passata dal 29 al 41% ma non ha ancora raggiunto il 50% (43% nel 2008)».
In un paese in cui la televisione ha avuto un ruolo centrale per decenni (trasinandosi appresso tutta una serie di istituzioni che ancora oggi pesano sulle capacità innovative del Made in Italy), inevitabilmente nel 2008 ancora sono forti le conseguenze sul mercato di tale tipo di impostazione. Se la tv è presente in ogni famiglia, ed esempio, più forte sarà l’innovazione legata a questo tipo di comparto.
Se dunque la presenza del pc aumenta del 4% rispetto al 2007, parallelamente nello stesso lasso di tempo la tecnologia DVD balza del 7%, la tv LCD/Plasma del 10% e la tv satellitare ben de 12%. Per il resto i trend del passato rimangono sostanzialmente confermati con i giovani ancora e sempre traino prepotente delle nuove tecnologie nelle case: sono i giovani i maggiori utilizzatori di Internet e sono le famiglie senza figli quelle più lontane dalle opportunità concesse dai nuovi strumenti digitali.
I dati ISAE offrono una interessante fotografia della nazione, ma quel che per l’utenza può significare qualcosa a metà tra informazione e curiosità, per coloro i quali siedono (e siederanno) nelle sale dei bottoni dovrebbe rappresentare materia prima da studiare e su cui riflettere. Questi numeri, infatti, sono il metro primo della velocità con cui la nazione si sta attrezzando ad affrontare le sfide di domani. Troppo spesso la politica ha ignorato queste tematiche. È giunto il momento di un cambio di registro, affinchè le promesse di reddito equo e banda larga per tutti non rimangano vuote parole che negli anni continuano a passare solo e sempre sui vecchi microfoni di televisioni e carta stampata.
Anche perchè i numeri sembrano voler suggerire sommessamente, timidamente, con ostentata discrezione, un fatto che per una volta capovolge tanti preconcetti del passato: gli italiani vorrebbero abbracciare la tecnologia. Ove hanno potuto, vi ci si sono fiondati. Bisogna solo poter offrire a tutti le giuste opportunità.