In principio era lo Spam. Poi venne lo Spim, ovvero lo spam applicato agli Instant Messenger. Ora è il momento dei blog, ma il fenomeno sta assumendo un connotato del tutto particolare e tale da costituire categoria decisamente a se stante. Infatti quello che è stato battezzato “Splog” non consta in una semplice pioggia di messaggi pubblicitari, ma di un più ingegnoso sistema avente conseguenze meno evidenti per l’utenza quanto più dannose per un gruppo come Google che è divenuto la prima vittima del fenomeno.
Nell’ultimo weekend, infatti, risulterebbero essere stati attivati oltre 13.000 blog su piattaforma Blogger con un sistema automatico tale da permettere una attivazione molto rapida: sistemi simili sono stati creati per un uso legale facente riferimento ad una utenza aziendale, ma secondo accreditate ipotesi sarebbero in seguito stati utilizzati per mettere a punto un fenomeno come quello dello Splog.
Lo splog ha finalità ben precise. Infatti i blog fasulli possono contenere semplici promozioni, partorire grandi quantità di RSS o, soprattutto, linkare siti in commistione con un sapiente uso delle keyword al fine di deviare i risultati dei motori di ricerca. Tali blog, infatti, raccolgono visibilità e generano grandi quantità di link. Per i motori trattasi dunque di una importante forma di raggiro che necessiterà presumibilmente di un sollecito filtro.
L’exploit dell’ultimo weekend ha esclusivamente fatto emergere un fenomeno in atto ormai da tempo: sarebbe molto alto in numero dei blog creati al fine di operare attivamente sui risultati restituiti dai motori di ricerca e ciò impone inevitabilmente un crescente monitoraggio della blogosfera al fine di cercare di arginare il tutto senza danni evidenti per la bontà degli indici a disposizione. A tal proposito va segnalata l’iniziativa Splog Reporter ove è possibile segnalare i blog truffaldini onde facilitarne l’identificazione.