Facebook è un social network. Per “social network” si intende una rete strutturata di rapporti sociali, una trama di relazioni che tiene unite più persone all’interno dello stesso sistema. Le relazioni tra gli utenti su Facebook sono rappresentate dalle amicizie, mentre le relazioni tra utenti ed altre entità sono rappresentate dai “mi piace”.
Ogni utente può avere fino a 5000 amicizie e può offrire il proprio mi piace a Pagine, status, fotografie ed altro ancora. Ogni azione esercitata sul social network viene registrata e divulgata agli utenti autorizzati a vedere l’azione stessa. Se un utente scrive un aggiornamento di status, quindi, sa che il contenuto stesso sarà leggibile da chiunque (nel caso in cui si scelga una visibilità “pubblica”), dai propri amici, dagli amici dei propri amici, da specifici utenti o da specifiche liste di contatti.
Facebook, tutti i dettagli
- Cos’è Facebook
- La storia
- Quanto è grande Facebook
- Facebook in Italia
- Come guadagna Facebook?
- La Privacy su Facebook
- Safety Check ed emergenze
- Bufale e fake news
- Tutte le app di Facebook
Cosa è Facebook?
Facebook mantiene uno storico di tutti gli status caricati all’interno del Diario (“Timeline“), pagina sulla quale è così possibile scorrere nel tempo quanto archiviato dall’utente sul sistema. Grazie alle notifiche, Facebook segnala ad ogni utente eventuali messaggi dei propri amici più stretti, oppure eventuali commenti o “mi piace” ai propri aggiornamenti antecedenti. Le notifiche sono uno degli aspetti che più legano l’utente a Facebook, poiché consigliano con frequenza la visita del social network alla ricerca di nuove interazioni con i propri amici.
La condivisione è una ulteriore possibilità a disposizione degli utenti, poiché consente di rilanciare quanto pubblicato da un altro utente dando così maggior visibilità al contenuto. La condivisione è qualcosa di più di un semplice “mi piace” poiché consente di far proprio il contenuto, di divulgarlo ai propri contatti ed al contempo di render credito alla fonte originaria della pubblicazione.
La svolta del gruppo in ambito mobile avviene con l’acquisizione di WhatsApp: il gruppo che ha annichilito il mercato degli SMS va ad incastonarsi nell’offerta di Facebook a seguito di un’operazione del valore di 16 miliardi di dollari, sancendo una svolta per entrambe le parti in gioco.
L’uso di Facebook è totalmente gratuito, così come lo sono il download e l’installazione delle sue app. Nonostante le molte bufale circolate su questo tema nel tempo, la certezza è che Facebook non cambierà opinione in tal senso poiché sulla gratuità costruisce la solidità della propria community. E su questa base il gruppo costruisce tutto il proprio business: Facebook è e rimarrà gratis.
“Mi piace” e altre reazioni
In origine sotto ad ogni post v’erano tre sole possibilità di reazione: “mi piace“, “commenta” o “condividi“. Con il primo si esprimeva una sorta di generale approvazione per il post, la foto o il video; con il secondo era possibile lasciare un proprio commento; con il terzo si poteva semplicemente rilanciare, facendo proprio il carico comunicativo del post stesso. Con il tempo tali opportunità sono diventate limitative e soprattutto il “mi piace” è entrato in crisi poiché imponeva un giudizio positivo anche su elementi che spesso potevano essere invece negativi, o portatori di rancore, o altro ancora. La logica delle emoticon imponeva pertanto un passo avanti che Facebook ha compiuto attraverso le “reazioni”.
Il “mi piace” ha trovato nelle reazioni particolari declinazioni: un cuore per esprimere apprezzamento particolare, un volto rabbioso per esprimere sconcerto, una risata per esprimere ironia.
L’interfaccia consente infine di vedere le singole reazioni dei singoli utenti, potendo così meglio interpretare il modo in cui ognuno ha valutato il post caricato sulla bacheca. La declinazione delle reazioni consente inoltre al network di capire più a fondo il rapporto degli utenti con i singoli temi, avendo a disposizione un elemento aggiuntivo per giudicare il coinvolgimento, l’empatia e il profilo di ogni singolo account.
C’era una volta il poke
Alle origini di Facebook, il network si rese famoso per una particolare forma di comunicazione che aveva introdotto: si trattava del Poke, quello che in altri termini può essere tradotto come una sorta di “ping”, o di colpetto sulla spalla. Come a dire: “ciao, io sono qui”. Con i Poke si poteva inviare una sorta di discreta richiesta di contatto, senza tuttavia avviare una vera e propria comunicazione: era un modo per farsi notare e per dare il via ad un contatto tra utenti, passando per un approccio più discreto dell’attuale richiesta diretta di amicizia.
Il “poke” ha resistito al tempo e rimane su Facebook come cimelio delle origini. Ancor oggi è possibile inviare poke andando semplicemente sulla pagina dei propri amici e seguendo l’apposito semplice percorso.
La storia di Facebook
Facebook nasce nel 2004 come semplice bacheca di utenti in ambito universitario. La mente a capo del progetto è quella di Mark Zuckerberg, ragazzo del 1984 che, partito da un semplice network per il proprio campus (Harvard), ha dato vita a quella che è oggi la più grande community online di sempre.
La storia di Facebook è fatta di alti e bassi, con vari problemi legali a contraddistinguere i differenti tentativi del gruppo di trasformare il crescente successo raccolto in un sempre più redditizio modello di business. Gli scontri sulla privacy e su annunci oltremodo invasivi non hanno però mai rallentato la crescita del social network, la cui ascesa ha iniziato a calmierare il proprio ritmo soltanto a fronte di un mercato potenziale sempre più piccolo ed al cospetto di una concorrenza sempre più forte e differenziata.
Nel tempo sono stati molti gli esperimenti approntati, ma sono andati in generale sempre in due direzioni: il miglioramento dell’esperienza dell’utente, pur cercando di calamitarne quanti più dati personali possibile, e la ricerca di un modello di business sempre più solido e profittevole.
La storia di Facebook, soprattutto, è costellata di vittorie contro la concorrenza: Twitter non ha mai saputo graffiare, Friendfeed è caduto sotto i colpi di un arrembante Zuckerberg, Snapchat è soffocato da Instagram e nessun altro network ha mai avuto la forza di reagire ai grandi numeri della community accumulata in pochi anni. Ecco perché Facebook è oggi un colosso la cui crescita ulteriore dipende più dalla sussistenza del proprio business che dai pericoli provenienti dall’esterno: le strette relazioni createsi tra gli utenti iscritti sono una garanzia di successo che può essere coltivata migliorando l’esperienza d’uso, evitando forzature a fini pubblicitari e garantendo al network una morbida integrazione con quello che è il mondo esterno.
Il futuro, secondo Zuckerberg, è però altrove: la realtà virtuale è alle porte e anche Facebook farà la propria parte.
Quanto è grande Facebook?
Al termine del suo primo anno di attività, Facebook contava già 1 milione di iscritti. Nell’ottobre del 2012 è raggiunta e superata quota 1 miliardo di utenti. All’alba del 2014, Facebook conta ormai 1,23 miliardi di utenti attivi. Per “utente attivo” si intende un utente iscritto a Facebook che nell’ultimo mese ha in qualche modo interagito con il social network. Il numero va inteso per quel che è: persone reali che hanno effettuato il login, oppure hanno cliccato su uno dei pulsanti ad hoc ospitati “embed” su siti terzi. Il numero fotografa non tanto il volume degli iscritti, quanto più il peso delle loro interazioni. A fine 2016 il numero degli iscritti sarebbe ormai prossimo ai 2 miliardi di utenti.
Ogni giorno vengono cliccati oltre 6 miliardi di “mi piace” e ci sono 25 milioni di Pagine attive in ambito PMI (le Pagine sono bacheche sulle quali non sono le persone, ma associazioni ed aziende, a portare online le proprie novità). Da ottobre 2005 ad oggi sono 400 miliardi le foto condivise.
La rete è una fitta trama di relazioni che, dall’inizio delle attività di Facebook ad oggi, conta 201,6 miliardi di connessioni: è questa rete a tenere in piedi l’intera struttura, poiché le relazioni sono il nesso su cui viaggiano status e notifiche, coinvolgimento e identità.
Facebook in Italia
I dati su Facebook in Italia sono fotografati dai continui studi portati avanti dall’Osservatorio Cosenza sul social network. Facebook conta nel 2014 oltre 26 milioni di utenti attivi nel nostro paese, coinvolgendo dunque ormai quasi un italiano su due. Di questi, almeno 17 milioni di italiani visitano il social network almeno una volta al giorno, dimostrando così un attaccamento estremo agli aggiornamenti ivi riportati.
Il 52% degli italiani iscritti a Facebook dichiara sesso maschile ed il 46,2% si dichiara di sesso femminile. La quota più cospicua di iscritti è tra i 36 e i 45 anni (21,3%), mentre il 18,1% è tra i 19 ed i 24 anni. Interessante è notare come la quota dei 13-18enni è pari all’11,8%: tale porzione va affievolendosi in tutto il mondo a causa di nuovi social network rivali che catturano le attenzioni dei più giovani, ma al tempo stesso tale numero raccoglie anche utenti al di sotto dei 13 anni che si iscrivono al network pur non avendo ancora l’età minima per avervi accesso.
Lazio, Lombardia e Campania sono le regioni più rappresentate con, rispettivamente, 2,6, 1,02 e 1,68 milioni di utenti all’attivo.
Di chi è Facebook?
Facebook è stato fondato da Mark Zuckerberg, Dustin Moskovitz, Chris Hughes ed Eduardo Saverin. Nel tempo sono stati in molti ad aver investito nel progetto e con nuove e continue infusioni di denaro Facebook ha potuto diventare quel che è oggi: un colosso economico e sociale in grado di smuovere interessi miliardari.
Zuckerberg oggi possiede il 28% del gruppo, per un valore potenziale pari a 30 miliardi di dollari. Moskovitz, fuoriuscito dall’azienda nel 2008, ne mantiene ancora il 7,6% della proprietà. Tra i principali investitori nell’azienda si annovera inoltre Peter Thiel, nome in passato già legato anche a gruppi quali PayPal, YouTube e LinkedIn. Fondamentale, inoltre, l’apporto al gruppo di Sean Parker, fondatore di Napster, il quale possiede il 4% del social network.
Come guadagna Facebook?
Il modello di business di Facebook si basa quasi completamente sull’advertising. Ogni informazione fornita all’atto dell’iscrizione, nonché ogni interazione successiva (ogni “mi piace”, ogni commento, ogni geolocalizzazione), consentono di stabilire per ogni utente un’identità molto precisa e dettagliata. Gli inserzionisti potranno quindi utilizzare tali identità in modo aggregato per poter pubblicare annunci in grado di raggiungere target estremamente dettagliati, ottimizzando così il rendimento dei propri annunci.
L’advertising su Facebook funziona in modo esattamente contrario a quello tradizionale di televisioni e giornali: consente di identificare community piccole e definite, alle quali mostrare annunci a basso costo ed alta redditività. Più è precisa l’identità dell’utente, maggiore sarà l’introito potenziale che rappresenta per il social network: per questo motivo Facebook cerca di ottenere dati sempre più precisi di ogni proprio iscritto e, tramite una elaborazione algoritmica basata sui Big Data, spinge le proprie analisi verso nuovi ed ulteriori confini.
La sponsorizzazione delle pagine, dei video e di ogni contenuto ivi veicolato è oggi il tassello principale degli introiti dell’azienda, la quale ha costruito una rete solida su cui poter tessere campagne pubblicitarie ad alta incisività.
La privacy su Facebook
La prima preoccupazione che viene opposta al concetto di Facebook è l’idea di un network sul quale le persone mettono in piazza la propria vita privata e, al contempo, la stessa viene usurpata dalla curiosità altrui. Tale visione è però oltremodo superficiale e rischia di non rendere chiari i meccanismi dietro ai quali è strutturato il network.
Ogni utente può decidere in prima persona chi potrà leggere i propri aggiornamenti: a fronte di tale controllo, quindi, il network altro non fa se non ratificare le scelte del diretto interessato. Al contempo è interesse primo di Facebook fare in modo che ogni utente sia incoraggiato a rendere quanto più pubbliche possibili le proprie informazioni, poiché le stesse generano un maggior numero di interazioni e coinvolgimento. Sta all’utente opporre resistenza a tali “inviti” insiti nelle dinamiche di Facebook contrapponendo all’apertura la necessaria consapevolezza sulle regole del gioco.
Ad ogni utente si consiglia pertanto uno studio approfondito delle impostazioni a propria disposizione, ricordando in ogni frangente come sia possibile controllare ogni aspetto di Facebook con granularità e approccio proattivo: Facebook non fa altro che eseguire quanto l’utente, in modo consapevole o meno, ordina.
Per gli utenti il social network mette a disposizione una apposita pagina (nonché 32 guide in 44 idiomi differenti) che riassume tutto quanto concernente la gestione della privacy sul proprio account: chi vede quel che si pubblica? Come limitare il pubblico di un post? Come modificare le proprie impostazioni? Come rimuovere tag dalle foto altrui? Questo e molto altro, attraverso un semplice elenco di domande aventi una risposta completa e tale da costituire una scorciatoia per raggiungere la funzionalità desiderata.
Un principio non va però dimenticato: i dati dell’utente sono il tesoro che Facebook archivia all’interno dei propri server. Se un utente effettua il login, ad esempio, potrà essere tracciato su qualsiasi sito Web contenente i plugin del social network poiché, mentre il pulsante “mi piace” si predispone al click senza richiedere password ulteriori, al tempo stesso il pulsante è in grado di registrare il “passaggio” dell’utente. Il pedinamento online è pertanto costante e dipinge un profilo dell’identità sempre più preciso e pervasivo, del quale occorre avere coscienza a prescindere: non sono soltanto le dichiarazioni esplicite a fornire dati al social network, ma anche eventuali azioni inconsapevoli, involontarie o comunque non direttamente legate alle pagine del network stesso.
Il concetto stesso di “privacy” diventa relativo. A testimoniarlo è anche il caso dell’incrocio dei dati con WhatsApp, altra azienda della galassia Zuckerberg, a cui l’Europa ha contrapposto il proprio monito per timore che il tutto fosse portato avanti senza la necessaria consapevolezza da parte degli utenti. In un social network da 2 miliardi di utenti, sul quale ognuno apporta proprie informazioni in cerca di una vetrina, il concetto di privacy diventa soprattutto sinonimo di controllo: gestire le informazioni con massima consapevolezza implica un approccio proattivo con il proprio profilo e piena conoscenza di uno strumento che si fa sempre più ricco e complesso.
Come cancellarsi da Facebook
Cancellarsi da Facebook è possibile, ma non è semplice: il team ha reso complessa la ricerca dell’opzione necessaria, ma è possibile comunque raggiungere il tutto attraverso il Centro Assistenza del sito. Due le modalità possibili:
- Cancellare il proprio account significa eliminare definitivamente ogni proprio dato personale, salvo quelli inerenti ad altri utenti (quali i messaggi privati inviati): non c’è possibilità di ripensamento e l’azione è da considerarsi irreversibile;
- Disattivare il proprio account significa nascondersi temporaneamente: i propri dati scompaiono, il proprio nome non risulta più da motore di ricerca, ma è sufficiente un nuovo login per rimettere in piedi l’account e la propria presenza senza danno alcuno per la propria identità sul social network.
Chi intende cancellarsi da Facebook ha la possibilità di archiviare in locale una copia di backup di tutta la propria attività precedente: amicizie, immagini, status e quant’altro possono essere scaricati seguendo apposita opzione sul menu Impostazioni.
Facebook Safety Check: stiamo tutti bene
Nel mese di ottobre 2014 Facebook lancia Safety Check, servizio con il quale si tenta di dare una risposta all’uso del social network in caso di calamità naturale. Dopo un terremoto, una alluvione o altri disastri, Facebook potrebbe inviare “push” una notifica con cui chiede agli utenti di segnalare ai propri amici il proprio stato di salute e di sicurezza. Un semplice click potrà così consentire di tranquillizzare famiglia e parenti anche laddove le comunicazioni telefoniche faticassero ad arrivare, rendendo così Facebook un luogo utile laddove eventi catastrofici possano aver generato caos e disperazione.
Il sistema, benché ingegnoso e utile, ha presto manifestato le proprie debolezze: quando ad avviarlo è Facebook, spesso si sono accese polemiche poiché non sempre si è considerato opportuno e ci si è chiesti quali siano i paradigmi che possono consigliare l’attivazione o meno degli avvisi; quando messo in mano agli utenti attraverso algoritmi di controllo, il meccanismo è stato aggirato lanciando allarmi laddove non era invece successo nulla. Si va ora verso un sistema promiscuo, che consente agli utenti di attivare il processo in attesa della vidimazione da parte dei gestori di Menlo Park.
L’idea, nata dopo i fatti dello tsunami in Giappone, è stata frequentemente applicata in Italia in occasione dello sciame sismico del 2016: il social network è diventato il luogo in cui rifugiare la propria identità per la tranquillità altrui, raccogliendo online le conferme di buona salute da parte di tutti gli iscritti scampati al sisma.
Bufale, anti-bufale e fake news
Facebook, regno della condivisione, è stato per lungo tempo terreno di conquista per bufale di ogni tipo. Notizie fasulle, urli al complotto e allarmi infondati di ogni sorta hanno fatto leva sul click facile dettato dall’emotività colonizzando i news feed di tutto il mondo. A partire da inizio 2015 il gruppo ha annunciato però una novità importante con il quale il network punta a migliorare la qualità del contenuto ospitato e l’esperienza di lettura della propria community.
L’idea è quella per cui sono gli utenti stessi a poter giudicare i post altrui, identificando le bufale per etichettarle come tali. Così facendo gli algoritmi di Menlo Park possono francobollare il contenuto sulla base di un lavoro collaborativo dell’utenza e limitare l’esposizione delle notizie ritenute false dalla maggior parte degli utenti.
Il risultato è quello di news feed sui quali la bufala avrebbe minor incidenza e pertanto minor viralità, a tutto vantaggio di notizie, sentimenti ed emozioni vere. Questo, almeno, a livello teorico: in realtà il tema fake news si è imposto con forza nel 2016 ed ha messo alla berlina i social network per il ruolo che potrebbero aver avuto o non avuto nella crescita dei “populismi” e nell’elezione di Donald Trump. La verità appare molto più complessa, ma il tema delle bufale ha fatto emergere con forza il ruolo responsabile dei social network e la loro impossibile volontà di nascondersi dietro una foglia di fico: il dilagare del click baiting e delle notizie fasulle è deleterio tanto per l’utenza quanto per il network, poiché instaura un flusso inquinato delle informazioni che vanno a detrimento, nel lungo periodo, dell’esperienza di miliardi di persone sulle bacheche dei propri amici.
A fine 2016 Zuckerberg è tornato sul tema con alcune proposte oggettivamente pragmatiche, ma la sensazione è che la questione sia ancor più complessa e che Facebook possa offrire in tal senso soltanto soluzioni parziali.
Le app di Facebook
Quando è stato chiaro come l’advertising si sarebbe sempre più spostato su mobile, costringendo un gruppo come Facebook ad inseguire il mercato per poter continuare a crescere, il team Mark Zuckerberg ha preso alcune decisioni molto forti che nel tempo si sono rivelate azzeccate. La più significativa è stata quella di sviluppare un’app ad hoc per Messenger, ignorando quanti criticavano la convivenza sotto lo stesso tempo di due strumenti di messaggistica quali lo stesso Messenger e l’acquisito WhatsApp. Tale scelta è frutto e origine della filosofia che sta alla base dello sviluppo odierno di Facebook e della sua dimensione mobile.
App ufficiale di Facebook
Facebook è un social network “mobile first” che sull’esperienza da smartphone ha costruito gran parte della propria crescita (ed ha gettato le basi per il proprio successo commerciale nell’advertising su piccolo display). L’app ufficiale del social network può essere installata tanto su Android quanto su iOS e Windows Phone seguendo gli appositi riferimenti sugli store dedicati:
- Facebook per Android
- Facebook per iOS
- Facebook per Windows (Universal App, anche per Windows Phone)
L’esperienza è leggermente differente sulle varie piattaforme poiché il social network, sempre in rapida evoluzione, tende a dare priorità di volta in volta a Android o a iOS nell’inclusione delle nuove funzionalità. Lo sviluppo dell’app per Windows è invece rimasta in ritardo in virtù delle difficoltà vissute dalla piattaforma Microsoft su mobile.
L’esperienza è differente su desktop anche tra la versione italiana e quella anglofona: alcune funzionalità sono infatti introdotte anzitutto negli USA (soprattutto relativamente alle possibilità di ricerca tra i contenuti) e l’export internazionale è spesso in ritardo di molti mesi.
Messenger
Messenger è nato come una funzione interna a Facebook, utile all’invio diretto di messaggi privati ad altri utenti. Grazie a questo sistema diventa possibile mandare messaggi, immagini o emoticon senza che altri utenti possano accedervi. La scelta di Zuckerberg è stata netta in tal senso: nel momento in cui Facebook è diventato App, Messenger ha preso una strada propria diventando app a sua volta. Niente integrazione, insomma, ma separazione funzionale netta tra i due aspetti. Oggi Messenger è dunque una app sviluppata da Facebook ma scaricata, installata ed utilizzata in modo del tutto autonomo rispetto al social network.
Messenger è disponibile su Google Play per Android, su App Store per dispositivi iOS e su Microsoft Store per piattaforma Windows.
Moments
L’applicazione Moments è disponibile in Italia dal 2016 e consente agli utenti del social network di condividere immagini con i propri amici. Di fatto è una sorta di repository di immagini basata sugli scatti caricati su Facebook, la cui condivisione avviene direttamente con i medesimi utenti ritratti nelle immagini stesse. Se Tizio carica una foto con Caio, insomma, Moments condivide automaticamente le immagini e le rende accessibili.
Moments usa dunque i tag (oppure, laddove legalmente possibile, il riconoscimento automatico dei volti) per gestire la condivisione delle immagini e facilita il compito della notifica e della distribuzione delle stesse nei gruppi.
Moments è disponibile per Android su Google Play e per iOS su App Store.
Facebook Mentions
Mentions è l’app con cui Facebook ha voluto costruire uno strumento ideale per influencer, coadiuvando la gestione di grandi community e facilitando l’avvio di trasmissioni live con cui rimanere in contatto con i propri fans. «Un modo migliore che attori, atleti, giornalisti e altri personaggi pubblici usano», spiega Facebook, «per restare in contatto con le persone che li seguono e gli argomenti che ritengono importanti».
L’app Facebook Mentions è disponibile per iOS e per Android.
Gestore delle Pagine
Con l’app “Gestore delle pagine” viene semplificato e ottimizzato il compito di chiunque (social media manager in primis) abbia la responsabilità di curare una pagina su Facebook. Sebbene parte dei compiti possa essere compiuta anche attraverso l’app tradizionale, l’applicazione per i gestori consente lavori più approfonditi e un lavoro più capillare su tutte le varie funzionalità introdotte per rendere l’opera sulle Pagine più precisa e controllabile. Trattasi dunque di una applicazione di grande utilità, un “must” per quanti curano Pagine sia per lavoro che per il tempo libero.
Tra le funzionalità più apprezzate v’è la possibilità di gestire più pagine con una sola app: così facendo è possibile avere a portata di mano più community e più piattaforme di lavoro, portanto tutto sullo stesso display a portata di click. Il che, in mobilità, significa fare la differenza tra la gestione amatoriale di una Pagina ed una gestione approfondita e professionale della stessa.
L’app “Gestore delle Pagine” è disponibile per Android e per iOS.