Il mondo online ha cambiato anche il modo di viaggiare. Dalla ricerca della destinazione a quella dell’alloggio, oggi la grande Rete offre strumenti e servizi in grado di affiancare l’utente in ogni step. È possibile aprire il browser del computer, sullo smartphone, sul tablet oppure un’applicazione mobile e progettare in pochi minuti un giro intorno al mondo, così come un weekend o una gita fuori porta, senza muoversi da casa. Una piattaforma come Airbnb si inserisce alla perfezione in questo tipo di contesto, fungendo da intermediario e mettendo in comunicazione domanda e offerta per quanto riguarda le sistemazioni.
Airbnb: tutti i dettagli
La storia (↑)
Tutto ha inizio nel 2007, grazie ad un’intuizione di Brian Chesky e Joe Gebbia. I due si trasferiscono a San Francisco e, per via di varie vicissitudini, dopo poco tempo non sono più in grado di pagare l’affitto della propria abitazione. Per pura coincidenza, nella città californiana va in scena nello stesso periodo un evento organizzato dalla Industrial Design Society of America e molti dei partecipanti faticano a trovare una camera d’albergo libera. Ecco l’idea: affittare parte del proprio spazio ai viaggiatori interessati alla conferenza.
La nascita di Airbnb è dunque frutto di una necessità, in qualche modo del caso, dell’esigenza di monetizzare ciò che si ha a disposizione, in questo caso l’ambiente in disuso di un’abitazione. A Brian e Joe si unisce nel 2009 anche Nathan Blecharczyk e l’avventura ha così inizio su larga scala, grazie all’intervento dell’incubatore Y Combinator che mette sul piatto i primi fondi necessari all’avvio dell’attività. Il primo nome scelto, Airbedandbreakfast.com, viene successivamente abbreviato, così da risultare più facile da memorizzare e digitare. Il resto è storia: una piattaforma che oggi opera in maniera capillare in tutto il mondo.
Airbnb è stata una delle prime aziende statunitensi ad estendere il proprio business a Cuba nella primavera del 2015. Nel 2014 il numero di alloggi presenti nel suo database superava i 2.000.000 di unità, distribuite in circa 34.000 città di 191 paesi in tutto il mondo. E il volume continua a crescere.
Come funziona (↑)
Una piattaforma come Airbnb dev’essere per forza di cose votata alla semplicità, accessibile anche da chi ha poca dimestichezza con il mondo online, immediatamente fruibile senza ostacoli di alcun tipo. E così è. Cercare e trovare una stanza, un appartamento o un’intera casa da affittare è facile. La procedura qui descritta prende come riferimento la versione del portale accessibile da browser desktop all’indirizzo airbnb.it, ma lo stesso vale per le applicazioni mobile disponibili su Android e iOS.
Una volta effettuata la ricerca indicando la località da raggiungere, la data di arrivo, quella di partenza e il numero di ospiti, vengono mostrati i risultati sulla base della disponibilità trovata. È possibile perfezionarli selezionando parametri come Alloggio intero, Stanza privata o Stanza condivisa, agendo su uno slider che imposta il prezzo minimo e massimo che si è disposti a pagare, si possono persino includere solo gli alloggi che offrono servizi aggiuntivi come la connessone a Internet in modalità wireless, la TV, una cucina o altro ancora.
Una comoda mappa aiuta a visualizzare le varie proposte distribuite sul territorio, con tanto di indicazione della spesa, così da scegliere quella più vicina al punto in cui si desidera effettuare la prenotazione.
Dopo aver selezionato l’alloggio che meglio soddisfa le proprie esigenze e verificato che il prezzo richiesto per il soggiorno sia in linea con il proprio budget, si passa alla fase di prenotazione vera e propria. La richiesta viene immediatamente inoltrata all’host (chi ospita), che provvederà ad approvarla oppure a respingerla. A quel punto viene effettuato il pagamento vero e proprio, così che non ci debba essere scambio di denaro contante tra le parti. Sono accettate le carte di credito e prepagate di circuiti come Visa, MasterCard, Amex, Discover e JCB, gli account PayPal, Postepay (solo in Italia), Google Wallet (solo negli USA) e Apple Pay.
Il profitto di Airbnb è generato da una commissione sul valore della transazione che varia dal 6% al 12% del totale, a seconda delle caratteristiche specifiche di ogni prenotazione. Da tenere in considerazione che sul prezzo finale potrebbero incidere servizi aggiuntivi offerti dagli host, come la pulizia delle stanze al termine del periodo d’affitto.
Solitamente è possibile disdire una prenotazione, ottenendo un rimborso parziale o totale, ma anche in questo caso ogni host detta regole proprie. Il consiglio è quello di leggere con attenzione le condizioni imposte prima di effettuare la propria scelta.
Airbnb Esperienze (↑)
Il lancio di una sezione come Esperienze ha in qualche modo evoluto la natura di Airbnb. Si tratta di un programma che offre veri e propri pacchetti completi per il viaggio, non solo una stanza o un appartamento in cui alloggiare. Ce ne sono molti suddivisi in categorie come Sport, Natura, Sociale, Intrattenimento, Cibo, Arte e il catalogo è aggiornato di continuo. È possibile consultarlo sulle pagine del sito ufficiale.
Prenota delle esperienze ideate e tenute da alcune tra le persone più interessanti in circolazione. Ora puoi liberare lo chef o l’artista di strada che è in te.
Adventure Man, ad esempio, al prezzo di 293 euro a persona offre una sistemazione a Los Angeles per tre giorni e la possibilità di fare surf. È dunque possibile affermare che Airbnb si stia trasformando in un’agenzia viaggi? Non esattamente. È più corretto dire che la piattaforma espande progressivamente le possibilità offerte ai propri host, concedendo loro la libertà di attirare l’attenzione degli ospiti con una proposta che va oltre il solo alloggio.
Host e ospiti (↑)
Come già detto, Airbnb funge da intermediario: di fatto, la piattaforma mette in comunicazione gli host (coloro che offrono uno spazio da affittare) con gli ospiti (chi è in viaggio e cerca una sistemazione). Il suo business si basa proprio sul fornire gli strumenti utili per creare un punto di contatto fra le due parti, facendo incontrare l’offerta con la domanda.
Per tutelare chi mette a disposizione degli altri la propria casa o uno spazio di proprietà, anche in seguito a reclami raccolti nei primi anni di attività, Airbnb ha introdotto nel 2011 la cosiddetta Garanzia Host, attiva tra gli altri paesi anche in Italia. Si tratta di un programma di protezione per eventuali danni causati da un ospite, fino ad una somma pari a 800.000 euro. Non si tratta comunque di un’assicurazione. Maggiori dettagli sulle pagine del sito ufficiale.
Un sistema di reputazione basato su recensioni e voti pubblici, scritti dopo la fine del periodo di affitto, aiuta l’una e l’altra parte a valutare con chi si avrà a che fare.
Controversie (↑)
L’avvento di Airbnb è stato dirompente. In qualche modo si potrebbe dire che ha avuto sul settore delle strutture ricettive lo stesso impatto esercitato da Uber nell’ambito del trasporto pubblico: leggasy “sharing economy”, rappresenta una novità dirompente che disgrega alla radice i principi su cui è basata l’odierna economia. In futuro le parti sono destinate a convivere, ma la ricerca di un equilibrio fiscale e normativo richiederà un lungo percorso di dialogo e concertazione, non senza scontri e attività di lobby in cerca di supporto nelle sale dei bottoni.
Di fatto Airbnb opera come entità online, sebbene abbia uffici sparsi in tutto il mondo (uno anche in Italia, situato a Milano). Un utente che si rivolge al portale per trovare dove dormire mentre viaggia diventa inevitabilmente un cliente in meno per alberghi, hotel o altre strutture più tradizionali, operanti peraltro in un più stringente regime fiscale e normativo, e questo ha creato giustificati malumori.
Anche Airbnb, dunque, si trova a dover affrontare una resistenza da parte di chi svolge la propria attività in un mercato da sempre regolato dalle stesse regole e dinamiche. I vertici del gruppo hanno dalla loro il sostegno degli iscritti, ma si trovano a doversi destreggiare tra le accuse di chi vede intaccato il proprio business. L’azienda ha fin qui dimostrato la propria apertura al dialogo, coinvolgendo direttamente anche personalità delle istituzioni, come nel caso di Francesco Rutelli in Italia, così da trovare un punto di accordo ed equilibrio in modo preventivo, evitando che possa montare la tensione fra le parti in gioco.