Si può condividere un’auto? Sì, si può, e sempre più persone in Italia stanno scegliendo questa nuova filosofia di utilizzo della mobilità su quattro ruote. Si può e sono sempre di più le formule e i servizi su cui viene strutturata l’offerta, il tutto per rispondere al meglio ad una domanda sempre più ampia, informata ed esigente.
Car sharing, una nuova mobilità
Il car sharing è in tutto e per tutto una nuova filosofia radicata su un nuovo modo di intendere la mobilità. Il fatto di non avere un’auto di proprietà, infatti, consente di risparmiare sull’investimento, il carburante, l’assicurazione, la manutenzione, il garage e il parcheggio. Non si potrebbe però rinunciare a tali costi se non si avesse a disposizione un servizio alternativo in grado di sostituire con efficienza quella che è una quattro ruote parcheggiata sotto casa.
Grazie al car sharing il centro cittadino respira, i parcheggi si svuotano e le persone possono contare su un servizio in grado di offrire importanti vantaggi sotto molti punti di vista. L’ampia reperibilità delle auto e la comodità degli strumenti messi a disposizione cancellano ogni dubbio: il car sharing è oggi una alternativa percorribile che, una volta metabolizzata a livello culturale, può facilmente diventare abitudine quotidiana.
Da una parte c’è il classico car sharing, con alcune proposte innovative dal punto di vista del servizio o della tecnologia verde, e dall’altra sono i servizi online di carpooling, per ottimizzare i posti auto sul tragitto casa-lavoro o anche per organizzare un viaggio: modalità differenti e varie declinazioni, con un quadro di offerta non sempre chiaro e non sempre semplice da analizzare. Car sharing e carpooling sono comunque due entità del tutto differenti, non omogenee e non confrontabili. Capire, però, è il primo punto necessario per orientarsi, poiché una scelta di questo tipo fa parte di un approccio pienamente consapevole a pro, contro e dettagli. Una nuova filosofia di mobilità, nel quale la consapevolezza è ingrediente primario per associare l’abitudine a un modello di vita, di spesa e di gestione degli spostamenti.
In Europa a fine 2012 il car sharing ha già coinvolto 800.000 automobilisti, che hanno condiviso 22.000 vetture, e nel 2020 si prevede che gli utenti raggiungeranno i 15 milioni e le vetture coinvolte saranno 240.000. In Italia il fenomeno è esploso in ritardo, ma la “fame” di nuove soluzioni di mobility è ben rappresentata dal successo, immediato, che ha avuto il player milanese Car2Go: oltre 60.000 iscritti in pochi mesi, apertura a Roma a inizio 2014 e altre città italiane già nel mirino. Car2Go ha però a che fare fin da subito con un rivale di grandissimo potenziale: trattasi di Enjoy, il servizio messo in campo da Eni in partnership con Trenitalia e Fiat: anche in questo caso fortissimo successo fin dai primi mesi, con numeri in forte crescita e una prospettiva da leader italiano nel comparto.
Il car sharing tradizionale
Prevede un abbonamento annuale e la possibilità di utilizzare l’auto solo quando se ne ha bisogno, prenotandola (online o per telefono) e andando a ritirarla in un parcheggio convenzionato. Si pagano una tariffa a seconda del modello di auto e del tempo di utilizzo (all’ora, al giorno, o per più giorni) e in aggiunta un costo al chilometro, che include anche il carburante. L’utente dopo l’iscrizione riceve solitamente una smart card (concetto però già superato nel caso di Enjoy, dove tutto viene realizzato tramite app su smartphone), che si utilizza per avviare e terminare il noleggio: la si accosta al parabrezza, in corrispondenza dell’apposito chip, e si aprono le portiere dell’auto. All’interno si trovano le chiavi. Al termine del noleggio, in alcuni casi l’auto va consegnata al parcheggio dedicato (in alcuni casi lo stesso dal quale è stata prelevata), mentre nelle ultime soluzioni proposte il parcheggio è libero ed anzi abilitato anche in zone pagamento o riservate ai residenti.
Esistono servizi di car sharing in formula tradizionale a Biella, Bologna, Brescia, Firenze, Fossano, Genova, Milano, Padova, Palermo, Parma, Roma, Savona, Scandicci, Sesto Fiorentino, Torino e Venezia. La prima città a partire, nel 2001, è stata Milano, seguita l’anno seguente da Bologna, Torino e Venezia.
Secondo la 17esima edizione del Rapporto ANIASA, l’Associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità, presentato lo scorso maggio, il 2017 ha registrato, in linea con l’anno precedente, una crescita molto rilevante del numero di utenti. Tale crescita ha riguardato sia gli utenti iscritti ai servizi offerti dai singoli operatori (+21% vs. 2016), sia gli utenti realmente attivi (almeno 1 noleggio negli ultimi 6 mesi), che sono saliti del 38% vs. 2016. I primi hanno superato 1,3 milioni, i secondi hanno raggiunto le 820 mila unità, aumentando la propria penetrazione. Le principali città si confermano evidentemente Milano e Roma, con più di 2.000 vetture in flotta in ciascuna città, subito seguite da Torino e Firenze.
Mobilità condivisa: tutti i vendor, elenco completo
- Enjoy: Eni porta a Milano, Roma, Firenze e Torino un servizio che mette a disposizione Fiat 500 rosse e la possibilità di prenotare e noleggiare centinaia di auto tramite il proprio smartphone. I punti di forza del servizio sono nella gratuità dell’iscrizione, nella quantità di auto disponibili, nella possibilità di disporre di auto fino a 5 posti (Fiat 500 e Fiat 500 L) e nella comodità di un’app in grado di localizzare le auto, prenotarle e aprirle. L’auto può essere anche utilizzata in modalità “sosta”, mantenendola così prenotata a costo ridotto per piccole pause durante il tragitto. Si può accedere in zona a traffico limitato, si può parcheggiare in zona blu e gialla e le convenzioni con Trenitalia rendono più conveniente il servizio per chi lo sfrutta come terminale del proprio percorso da pendolare. Da segnalare anche l’introduzione dello scooter sharing a Milano e l’arrivo delle prime auto con seggiolino per minori, in favore dell’utilizzo da parte delle famiglie;
- Car2Go: servizio partito nel settembre 2012 a Milano. La novità fondamentale all’esordio è stata nell’introduzione del free floating, ossia nel fatto che non ci fossero punti di sosta convenzionati: le auto si parcheggiano per la strada, esattamente come si fa con la propria vettura, anticipando così una regola che diventa dogma per il futuro del settore. Quando un abbonato ne ha bisogno, cerca la vettura più vicina alla posizione in cui si trova, consultando il sito internet, utilizzando l’app, oppure chiamando il call center. C’è infine la possibilità di salire direttamente su un’auto parcheggiata per strada, controllando che non sia già prenotata (appare la dicitura sul parabrezza). Alla fine dell’utilizzo si parcheggia, anche sulle aree di sosta riservate ai residenti. Anche nel caso di Car2Go si paga un abbonamento, e poi una cifra al chilometro comprensiva di carburante. Le auto della flotta sono tutte Smart, essendo il servizio organizzato dalla casa automobilistica. Car2Go è un servizio di respiro internazionale già attivo in oltre 25 città del mondo (fra le altre: Berlino, Amsterdam, Londra, Vienna, Washington, Seattle, Calgary, Vancouver).
- Bee Mobility sharing: gestito dalla società partenopea NHP Esco (Energy Service COmpany), è partito in aprile a Napoli, mette a disposizione esclusivamente auto elettriche. Le vetture hanno un’autonomia di 80 chilometri, ma l’obiettivo è quello di raddoppiarla nel giro di due anni. Bisogna prenotare l’auto, via web o per telefono, andarla e prendere nel Bee point più vicino e poi, a fine noleggio, lasciarla sempre in un parcheggio, che può essere diverso da quello iniziale. Anche in questo caso si utilizza la smart card per lo sblocco della vettura. Il computer di bordo spiega tutte le operazioni necessarie per staccare e riattaccare l’auto alla colonnina, mettere in moto, iniziare e terminare il noleggio. È il primo car sharing elettrico d’Italia e ha messo a disposizione tecnologia e struttura organizzativa per le Isole Digitali di un altro analogo servizio localizzato su Milano: EQ sharing.
- MyTaxi: nato in Germania, MyTaxi porta il classico servizio di taxi nell’era digitale. Grazie al suo successo ha presto trovato larga diffusione in Europa dove oggi è presente in oltre 10 Paesi ed in oltre 70 città europee. I numeri di questo servizio sono impressionanti: 70 milioni di passeggeri e 108.000 tassisti registrati. MyTaxi permette di prenotare una corsa di un taxi direttamente dal proprio smartphone e di personalizzare il viaggio. Si possono scegliere infatti opzioni particolari come l’ora di partenza, il tipo di macchina, un certo autista ed altro. Una volta impostati i filtri, partirà la prenotazione che raggiungerà tutti i tassisti che soddisfano i requisiti scelti. Una comoda notifica avviserà che un tassista ha accettato la corsa. Il suo arrivo potrà essere seguito in tempo reale attraverso una mappa. Il costo della corsa potrà essere saldato dallo smartphone associando una carta di credito all’app o un conto PayPal.
- IT Taxi: progetto tutto italiano dell’Unione Radiotaxi d’Italia. Attraverso un’applicazione per iOS ed Android, le persone possono prenotare una corsa, scoprire in anticipo di tempi e i costi di viaggio, pagare e conservare le ricevute di pagamento. Sono oltre 70 le città in Italia servite dal servizio. L’app funziona in maniera molto semplice. Dopo aver geolocalizzato la persona, l’app invia una richiesta alla Centrale Radiotaxi. In pochi istanti saranno visibili il numero del taxi e i tempi di attesa per il suo arrivo. La prenotazione può essere personalizzata e le persone potranno scegliere persino tassisti che parlano specifiche lingue. L’arrivo della corsa si segue in tempo reale sulla mappa. Vantaggi del servizio il fatto che sia proposto dall’Unione Radiotaxi d’Italia che è sinonimo di garanzia. La corsa può essere pagata sia in contanti che attraverso strumenti digitali come PayPal.
- Uber: questo servizio è stato il primo a sdoganare il concetto di ride sharing. Il suo funzionamento è molto chiaro. Quando ci si trova in una città coperta dal servizio, utilizzando l’app dedicata per iOS ed Android, si potrà prenotare la corsa specificando il tipo di auto, il punto di partenza ed il punto di arrivo. Il servizio permette prenotazioni anche dilatate nel tempo, basterà solamente specificare la data di partenza. Rispetto ai normali servizi di taxi, Uber offre maggiore lusso e comfort. Inoltre, le auto sono dei privati e non di compagnie di taxi. Quindi è un privato che condivide la sua auto per offrire passaggi a pagamento alle persone. Il pagamento avviene attraverso l’applicazione a cui è associata una carta di credito. Uber va comunque anche oltre i normali servizi di trasporto persone. UberEATS, per esempio, è un servizio per le consegne a domicilio di cibo. Uber è anche attento al futuro e sta sperimentando soluzioni di guida autonoma e persino un taxi volante.
Carpooling è altra cosa
Il carpooling è una formula diversa dal car sharing: la si potrebbe definire come l’autostop del terzo millennio e prevede di condividere un’auto, messa a disposizione dal proprietario, per compiere il medesimo tragitto. Ci sono diverse piattaforme di carpooling, fra cui BlaBlaCar e BringMe. È possibile mettersi d’accordo per andare da casa al lavoro, oppure per fare un viaggio. Si condividono così le spese e si inquina di meno, perché diminuisce il numero delle vetture in circolazione: il vantaggio del singolo diventa in parallelo in vantaggio per l’intera comunità.
Il carpooling ha una natura differente rispetto al car sharing (poiché trattasi di auto di proprietà messe in condivisione durante un viaggio e non una flotta condivisa con prezzi predeterminati) e una dimensione alternativa, rivelandosi vantaggioso soprattutto per i viaggi fuori dai circuiti cittadini. In qualche modo può essere inteso come elemento complementare, anche se il car sharing sembra sviluppare la sua filosofia più nella direzione di un complemento della rete ferroviaria.
Il futuro del car sharing
C’è da dire che, in entrambi i casi di car sharing “tradizionale” (Roma e Milano), il calcolo di quanto costa il servizio, viste le varie somme che bisogna contemplare (tempo + chilometro, fasce orarie, tipi di veicoli), è parecchio complicato, il che probabilmente non ne incentiva l’utilizzo: sono una chiara e trasparente consapevolezza del costo di adozione può spingere l’utenza di massa verso questo nuovo tipo di filosofia.
La proiezione è probabilmente quella di una contrazione dei servizi disponibili, di una parziale differenziazione delle tariffe e di un miglioramento generale delle condizioni in favore dell’esperienza di utilizzo da parte dell’utente finale. Una volta esploso, infatti, il mercato dovrà giocoforza assestarsi attorno ai gruppi che meglio avranno identificato il miglior modello di business e di offerta. Il car sharing del futuro sarà quindi meno frammentato e di più facile comprensione, più diffuso e maggiormente conosciuto dagli utenti: quella che sembrava una chimera è oggi solida realtà ed entro pochi anni colonizzerà gran parte delle maggiori città anche nel nostro paese.