La Dichiarazione dei Diritti in Internet è stata resa pubblica il 13 ottobre alle 14, durante una conferenza internazionale presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio dove si è tenuta la riunione dei presidenti delle Commissioni competenti in materia di diritti fondamentali. Questa è stata l’occasione di riferire del primo risultato concreto del gruppo di lavoro voluto dalla presidente Laura Boldrini e presieduto come tavolo di lavoro da Stefano Rodotà: un documento che si articola in 14 punti che sintetizzano, in poche righe ciascuno, ciò che non si può esimere dal garantire ai cittadini quando navigano in Rete. Una Carta fondamentale dei diritti sulla rete, insomma, che parte dal presupposto per cui l’avvento di Internet ha plasmato la realtà al punto da rendere necessaria una integrazione dei diritti fondamentali già riconosciuti ad ogni individuo.
Questa Dichiarazione dei diritti in Internet è fondata sul pieno riconoscimento di libertà, eguaglianza, dignità e diversità di ogni persona. La garanzia di questi diritti è condizione necessaria perché sia assicurato il funzionamento democratico delle Istituzioni, e perché si eviti il prevalere di poteri pubblici e privati che possano portare ad una società della sorveglianza, del controllo e della selezione sociale.
Dichiarazione dei diritti fondamentali in Internet
Forse è davvero scattato qualcosa dentro le istituzioni nei confronti di Internet. Non più scetticismo né barricate, ma la consapevolezza che è necessario scrivere nuove regole su temi cruciali come privacy, neutralità, diritti di accesso. Governo della Rete per evitare che siano pochi poteri forti a farlo.
In una dichiarazione alla stampa, pubblicata anche sul suo profilo Facebook, la presidente Boldrini ha chiarito l’ambizione sovranazionale del testo:
Ci tengo a sottolineare che questa Dichiarazione è la prima prodotta da un Parlamento europeo. Sullo stesso tema, però, stanno lavorando altri Paesi: Germania, Francia, Regno Unito. Noi abbiamo costituito la commissione a luglio del 2014 e, nonostante i tempi stretti, abbiamo elaborato la bozza che oggi è stata consegnata anche ai rappresentanti dei Parlamenti dei paesi dell’Unione europea a Montecitorio. Coinvolgerli è essenziale perché la rete ha una natura sovranazionale ed è giusto che anche i principi che la regolano nascano da un confronto più aperto possibile. (…) Sono contenta ed orgogliosa che la Commissione sia riuscita a mettere nero su bianco la bozza della Dichiarazione che, a percorso ultimato, spero diventi una mozione che inviti il governo a portare queste regole e questi principi in Europa e, magari, anche nella sede delle Nazioni Unite.
Chi l’ha redatta
Per prima volta in Italia si è istituito in sede parlamentare una Commissione di studio su questi temi, composta da 13 esperti e 10 parlamentari. Tra questi si riconoscono molti nomi noti: l'”ammazzafax” Paolo Coppola, uno degli uomini del Pd più vicini al tema dell’agenda digitale; un altro deputato di enorme qualità e capacità come Stefano Quintarelli, a capo del comitato d’indirizzo dell’Agid; Antonio Palmieri, anche lui tra i membri più accreditati dell’Intergruppo Parlamentare per l’agenda digitale.
Nella società civile, si è pescato dove era inevitabile pescare, sia sui tavoli già promossi in passato su temi simili, come Luca De Biase, Juan Carlos de Martin, sia nell’associazionismo e nell’attivismo in merito ai consumatori, alla disparità di genere, come nel caso di Marco Pierani e Lorella Zanardo. Spazio anche ai venture capital, con la presenza di Salvo Mizzi, a esperti di diritto e columist come Giovanna de Minico, a figure accademico-politiche come Emilio De Capitani. Questo gruppo, piuttosto ristretto e composto a chiamata diretta, ha realizzato la bozza. Anche per questo si è pensato di aprirla alla consultazione pubblica prima della stesura finale.
La "Dichiarazione dei diritti di Internet" è online: http://t.co/2dFGYBaRap #BillOfRights
— JuanCarlos De Martin (@demartin) October 13, 2014
Verso l’approvazione
Il testo è disponibile per la consultazione online che partirà dal prossimo 27 ottobre e durerà 120 giorni. La piattaforma ci.vi.ci è già stata usata in altre occasioni ed è molto semplice: chiunque può intervenire su tutti o solo alcuni articoli, sia con un contributo, sia giudicando il dibattito sin lì, condividendo le proprie opinioni. Tutti i commenti entreranno a far parte del sistema di valutazione che arricchirà la bozza prima della stesura finale. L’approvazione di questa Dichiarazione sarà possibile grazie a un canale aperto con il Governo, dato che sul lato parlamentare c’è la garanzia della commissione stessa.
Il precedente del Brasile, gli esempi europei
Per quanto certamente innovativo, questo passo italiano non nasce dal nulla. Già da tempo il vecchio continente è diventato particolarmente sensibile sui diritti di cittadinanza e Internet, anche e sopratutto a causa dello scandalo delle intercettazioni e della sorveglianza globale denunciate da Edward Snowden (“Datagate“), che hanno scoperchiato un vaso di pandora di incredibili proporzioni. Lo scandalo ha messo in fibrillazione molte nazioni tra le quali il Brasile, che col Marco Civil ha fornito un modello esplicitamente citato dalla stessa Boldrini. Tanto che nella scorsa primavera ci sono stati anche incontri coi loro promotori per capire come si è arrivati a questo testo.
Non bisogna comunque andare molto lontano per trovare stimoli alla redazione di un testo sui diritti Internet, visto che lo stesso Consiglio d’Europa ha raccomandato caldamente gli stati europei di adottare delle guide per gli utenti di Internet che li garantissero nei diritti fondamentali.
I diritti fondamentali nell’Era digitale in Francia. E in Italia?:
441 pagine piene zeppe di rifles… http://t.co/ILHAZyykCg via gblog— Guido Scorza (@guidoscorza) September 15, 2014
Negli stessi mesi, il Bundestag tedesco ha istituito una commissione parlamentare permanente sulla Digital society mentre quest’estate il Parlamento francese ha dato vita alla “Commission de réflexion et de propositions ad hoc sur le droit et les libertés à l’âge du numérique”, questo poco prima del rapporto annuale 2014 del Consiglio di Stato francese (440 pagine), che si è espresso per la prima volta con un draft su digitale e diritti umani che ha fatto spellare le mani a Guido Scorza, a sua volta grande sostenitore dell’iniziativa italiana. L’Italia non è in ritardo, per una volta, ma attenzione: non è sola.
I 14 punti
Per proteggere i diritti fondamentali dei cittadini in Internet, la bozza (pdf) prevede 14 punti, che affrontano argomenti in qualche caso simili. La loro progressione lascia intuire anche il modo in cui si è arrivati alla loro redazione. Sono i seguenti:
Riconoscimento e garanzia dei diritti
Sono garantiti in Internet i diritti fondamentali di ogni persona riconosciuti dai documenti internazionali, dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, dalle costituzioni e dalle leggi. Tali diritti devono essere interpretati in modo da assicurarne l’effettività nella dimensione della rete. Il riconoscimento dei diritti in Internet deve essere fondato sul pieno rispetto della dignità, della libertà, dell’eguaglianza e della diversità di ogni persona, che costituiscono i principi in base ai quali si effettua il bilanciamento con altri diritti.
Diritto di accesso
Ogni persona ha eguale diritto di accedere a Internet in condizioni di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e aggiornate che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale. Il diritto fondamentale di accesso a Internet deve essere assicurato nei suoi presupposti sostanziali e non solo come possibilità di collegamento alla Rete. L’accesso comprende la libertà di scelta per quanto riguarda sistemi operativi, software e applicazioni. L’effettiva tutela del diritto di accesso esige adeguati interventi pubblici per il superamento di ogni forma di divario digitale – culturale, infrastrutturale, economico – con particolare riferimento all’accessibilità delle persone con disabilità.
Neutralità della rete
Ogni persona ha il diritto che i dati che trasmette e riceve in Internet non subiscano discriminazioni, restrizioni o interferenze in relazione al mittente, ricevente, tipo o contenuto dei dati, dispositivo utilizzato, applicazioni o, in generale, legittime scelte delle persone. La neutralità della Rete, fissa e mobile, e il diritto di accesso sono condizioni necessarie per l’effettività dei diritti fondamentali della persona. Garantiscono il mantenimento della capacità generativa di Internet anche in riferimento alla produzione di innovazione. Assicurano ai messaggi e alle loro applicazioni di viaggiare online senza discriminazioni per i loro contenuti e per le loro funzioni.
Tutela dei dati personali
Ogni persona ha diritto alla protezione dei dati che la riguardano, per garantire il rispetto della sua dignità, identità e riservatezza. I dati personali sono quelli che consentono di risalire all’identità di una persona e comprendono anche i dati identificativi dei dispositivi e le loro ulteriori elaborazioni, come quelle legate alla produzione di profili. I dati devono essere trattati rispettando i principi di necessità, finalità, pertinenza, proporzionalità e, in ogni caso, prevale il diritto di ogni persona all’autodeterminazione informativa. I dati possono essere raccolti e trattati solo con il consenso effettivamente informato della persona interessata o in base a altro fondamento legittimo previsto dalla legge. Il consenso è in via di principio revocabile. Per il trattamento di dati sensibili la legge può prevedere che il consenso della persona interessata debba essere accompagnato da specifiche autorizzazioni. Il consenso non può costituire una base legale per il trattamento quando vi sia un significativo squilibrio di potere tra la persona interessata e il soggetto che effettua il trattamento. Sono vietati l’accesso e il trattamento dei dati personali con finalità anche indirettamente discriminatorie.
Diritto all’autodeterminazione informativa
Ogni persona ha diritto di accedere ai propri dati, quale che sia il soggetto che li detiene e il luogo dove sono conservati, per chiederne l’integrazione, la rettifica, la cancellazione secondo le modalità previste dalla legge. Ogni persona ha diritto di conoscere le modalità tecniche di trattamento dei dati che la riguardano. Le raccolte di massa di dati personali possono essere effettuate solo nel rispetto dei principi e dei diritti fondamentali. La conservazione dei dati deve essere limitata al tempo necessario, tenendo conto del principio di finalità e del diritto all’autodeterminazione della persona interessata.
Inviolabilità dei sistemi e domicili informatici
Senza l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria, nei soli casi e modi previsti dalla legge, è vietato l’accesso ai dati della persona che si trovino su dispositivi personali, su elaboratori remoti accessibili tramite credenziali da qualsiasi elaboratore connesso a Internet o simultaneamente su dispositivi personali e, in copia, su elaboratori remoti, nonché l’intercettazione di qualsiasi forma di comunicazione elettronica.
Trattamenti automatizzati
Nessun atto, provvedimento giudiziario o amministrativo, decisione comunque destinata ad incidere in maniera significativa nella sfera delle persone possono essere fondati unicamente su un trattamento automatizzato di dati personali volto a definire il profilo o la personalità dell’interessato.
Diritto all’identità
Ogni persona ha diritto alla rappresentazione integrale e aggiornata della propria identità. La sua definizione riguarda la libera costruzione della personalità e non può essere sottratta all’intervento e alla conoscenza dell’interessato. L’uso di algoritmi e di tecniche probabilistiche deve essere portato a conoscenza delle persone interessate, che in ogni caso possono opporsi alla costruzione e alla diffusione di profili che le riguardano. Ogni persona ha diritto di fornire solo i dati strettamente necessari per l’adempimento di obblighi previsti dalla legge, per la fornitura di beni e servizi, per l’accesso alle piattaforme che operano in Internet. La definizione di un’identità in Internet da parte dell’amministrazione pubblica deve essere accompagnata da adeguate garanzie.
Anonimato
Ogni persona può comunicare elettronicamente in forma anonima per esercitare le libertà civili e politiche senza subire discriminazioni o censure. Limitazioni possono essere previste solo quando siano giustificate dall’esigenza di tutelare un interesse pubblico e risultino necessarie, proporzionate, fondate sulla legge e nel rispetto dei caratteri propri di una società democratica. Nei casi previsti dalla legge e con provvedimento motivato dell’autorità giudiziaria l’autore di una comunicazione può essere identificato quando sia necessario per garantire la dignità e i diritti di altre persone.
Diritto all’oblio
Ogni persona ha diritto di ottenere la cancellazione dagli indici dei motori di ricerca dei dati che, per il loro contenuto o per il tempo trascorso dal momento della loro raccolta, non abbiano più rilevanza. Il diritto all’oblio non può limitare la libertà di ricerca e il diritto dell’opinione pubblica a essere informata, che costituiscono condizioni necessarie per il funzionamento di una società democratica. Tale diritto può essere esercitato dalle persone note o alle quali sono affidate funzioni pubbliche solo se i dati che le riguardano non hanno alcun rilievo in relazione all’attività svolta o alle funzioni pubbliche esercitate.
Se la richiesta di cancellazione dagli indici dei motori di ricerca dei dati è stata accolta, chiunque ha diritto di conoscere tali casi e di impugnare la decisione davanti all’autorità giudiziaria per garantire l’interesse pubblico all’informazione.
Diritti e garanzie delle persone sulle piattaforme
I responsabili delle piattaforme digitali sono tenuti a comportarsi con lealtà e correttezza nei confronti di utenti, fornitori e concorrenti. Ogni persona ha il diritto di ricevere informazioni chiare e semplificate sul funzionamento della piattaforma, a non veder modificate in modo arbitrario le condizioni contrattuali, a non subire comportamenti che possono determinare difficoltà o discriminazioni nell’accesso. Ogni persona deve in ogni caso essere informata del mutamento delle condizioni contrattuali. In questo caso ha diritto di interrompere il rapporto, di avere copia dei dati che la riguardano in forma interoperabile, di ottenere la cancellazione dalla piattaforma dei dati che la riguardano. Le piattaforme che operano in Internet, qualora si presentino come servizi essenziali per la vita e l’attività delle persone, favoriscono, nel rispetto del principio di concorrenza, condizioni per una adeguata interoperabilità, in presenza di parità di condizioni contrattuali, delle loro principali tecnologie, funzioni e dati verso altre piattaforme.
Sicurezza in rete
La sicurezza in rete deve essere garantita come interesse pubblico, attraverso l’integrità delle infrastrutture e la loro tutela da attacchi esterni, e come interesse delle singole persone. Non sono ammesse limitazioni della libertà di manifestazione del pensiero; deve essere garantita la tutela della dignità delle persone da abusi connessi a comportamenti negativi, quali l’incitamento all’odio, alla discriminazione e alla violenza.
Diritto all’educazione
Ogni persona ha diritto di acquisire le capacità necessarie per utilizzare Internet in modo consapevole e attivo. La dimensione culturale ed educativa di Internet costituisce infatti elemento essenziale per garantire l’effettività del diritto di accesso e della tutela delle persone. Le istituzioni pubbliche promuovono attività educative rivolte alle persone, al sistema scolastico e alle imprese, con specifico riferimento alla dimensione intergenerazionale. Il diritto all’uso consapevole di Internet è fondamentale perché possano essere concretamente garantiti lo sviluppo di uguali possibilità di crescita individuale e collettiva; il riequilibrio democratico delle differenze di potere sulla Rete tra attori economici, istituzioni e cittadini; la prevenzione delle discriminazioni e dei comportamenti a rischio e di quelli lesivi delle libertà altrui.
Criteri per il governo della rete
Ogni persona ha diritto di vedere riconosciuti i propri diritti sia a livello nazionale che internazionale. Internet richiede regole conformi alla sua dimensione universale e sovranazionale, volte alla piena attuazione dei principi e diritti prima indicati, per garantire il suo carattere aperto e democratico, impedire ogni forma di discriminazione e evitare che la sua disciplina dipenda dal potere esercitato da soggetti dotati di maggiore forza economica.
La costruzione di un sistema di regole deve tenere conto dei diversi livelli territoriali (sovranazionale, nazionale, regionale), delle opportunità offerte da forme di autoregolamentazione conformi ai principi indicati, della necessità di salvaguardare la capacità di innovazione, della molteplicità di soggetti che operano in Rete, promuovendone il coinvolgimento in forme che garantiscano la partecipazione diffusa di tutti gli interessati. Le istituzioni pubbliche adottano strumenti adeguati per garantire questa forma di partecipazione. In ogni caso, l’innovazione normativa in materia di Internet è sottoposta a valutazione di impatto sull’ecosistema digitale.
La gestione della Rete deve assicurare il rispetto del principio di trasparenza, la responsabilità delle decisioni, l’accessibilità alle informazioni pubbliche, la rappresentanza dei soggetti interessati. L’accesso ed il riutilizzo dei dati generati e detenuti dal settore pubblico debbono essere garantiti e potenziati. La costituzione di autorità nazionali e sovranazionali è indispensabile per garantire effettivamente il rispetto dei criteri indicati, anche attraverso una valutazione di conformità delle nuove norme ai principi di questa Dichiarazione.