Il 25 maggio gli italiani andranno alle urne per un election day che vedrà concomitanti sia le amministrative che le europee. Per molti versi sarà una giornata speciale, perché per la prima volta i cittadini sceglieranno, oltre al loro sindaco o governatore di regione, anche il prossimo Commissario Europeo, la guida del governo degli stati membri.
Elezioni 2014: istruzioni per il voto
- Quando si vota
- Elezioni europee
- Elezioni regionali
- Elezioni amministrative
- Spogli e orari
- I numeri
- La matita
- Niente selfie alle urne
- I sondaggi clandestini
- Exit poll e proiezioni
Quando si vota
Si vota nel solo giorno di domenica 25 maggio. A differenza delle precedenti tornate elettorali, quando i seggi rimanevano aperti sia la domenica che il lunedì mattina, in questo caso si è optato per una giornata sola di voto con seggi aperti dalle ore 7 alle ore 23. Occorre presentarsi muniti di tessera elettorale che, in caso di smarrimento, va richiesta presso l’Ufficio Elettorale competente che potrà rilasciare nell’immediato un certificato sostitutivo.
Il voto europeo
Le elezioni europee 2014 serviranno ad eleggere i 751 deputati al Parlamento europeo, rappresentanti dell’oltre mezzo miliardo di persone che vivono nei 28 Stati membri dell’Unione. L’Italia contribuisce con 73 deputati e l’elezione avviene con sistema proporzionale e sbarramento al 4%, dove è possibile anche esprimere il voto di preferenza per i singoli candidati. Il territorio è diviso in cinque circoscrizioni elettorali: Nord-ovest, Nord-est, Centro, Sud, Isole; ciascuna circoscrizione elegge un numero di deputati proporzionale al numero di abitanti.
Grazie al trattato di Lisbona, i cittadini europei potranno influenzare la formazione del governo europeo. Quando gli Stati Membri dell’UE nomineranno il candidato a presidente della Commissione europea, che succederà a José Manuel Barroso, per la prima volta dovranno «tenere conto dei risultati delle elezioni». Il nuovo Parlamento dovrà poi, riprendendo le parole del trattato, «eleggere» il presidente della Commissione. Ciò significa che gli elettori avranno voce in capitolo su chi guiderà il nuovo esecutivo dell’Europa Unita. Tuttavia, il passaggio è indiretto e quindi non tutti i partiti hanno presentato propri candidati. Attualmente, dei 17 partiti dell’arco parlamentare solo cinque hanno espresso un proprio candidato presidente della Commissione.
- L’EPP ha nominato Jean-Claude Juncker, ex primo ministro del Lussemburgo (dal 1995 al 2013) ed ex presidente dell’Eurogruppo dal 2005 al 2013. I partiti italiani che lo indicano come candidato presidente sono quelli aderenti al partito popolare: Forza Italia, Nuovo Centrodestra e Udc.
- Il PES ha candidato Martin Schulz, attuale presidente del Parlamento Europeo, a Strasburgo dal 1994. È il candidato anche del PD italiano, entrato da pochi mesi nel partito socialista europeo.
- I Liberali e Democratici, terza forza del parlamento europeo, hanno indicato Guy Verhofstadt, ex primo ministro del Belgio (dal 1999 al 2008), fondatore e leader del Vdl, il partito dei Democratici liberali e fiamminghi, e attuale leader del gruppo dei Liberali a Strasbrugo. I partiti italiani che lo sostengono sono Scelta Civica, Idv e Fare-per fermare il declino.
- I verdi del PE hanno nominato una coppia di deputati, il francese José Bové e la tedesca Franziska “Ska” Keller. Il primo è il noto attivista no global e anti ogm, vicepresidente della commissione Agricoltura. La seconda è l’astro nascente del forte movimento ambientalista tedesco. Classe 1981, trascorsi punk, è membro del parlamento europeo dal 2009. In Italia sono sostenuti entrambi prima del voto in assemblea (essendo arrivati a pari merito alle primarie) dalla lista Green/Verdi europei.
- La Sinistra Europea ha proposto Alexis Tsipras, leader del partito greco SYRIZA. In Italia si è formata una lista in suo appoggio che riassume la sinistra radicale e i movimenti, tra i quali quello di maggior peso è SEL di Nichi Vendola.
- Un nome molto noto dopo l’exploit in terra francese, Marine le Pen, invece non è ufficialmente candidata come presidente.
Come si vota per le europee
La scheda per le europee avrà colori differenti a seconda della circoscrizione nella quale si vota: grigio per l’Italia nord-occidentale, marrone in quella nord-orientale, rosso nell’Italia centrale, arancione in quella meridionale e rosa nelle isole. Votare è semplice, somiglia alle elezioni amministrative: l’elettore (aventi diritto tutti i cittadini maggiorenni) esprime il voto tracciando un segno sul simbolo della lista prescelta e può manifestare, in ogni circoscrizione, fino a un massimo di tre preferenze, ma nel caso in cui vengano espresse tre preferenze per candidati dello stesso genere sessuale, la terza sarà annullata. I voti di preferenza si esprimono scrivendo nelle apposite righe tracciate nel rettangolo a fianco del simbolo il nome e cognome o solo il cognome dei candidati preferiti, compresi nella lista medesima.
Gli scrutini inizieranno subito dopo le 23 e termineranno soltanto quando saranno conclusi.
Il voto regionale
L’election day coinvolte anche due regioni italiane: il Piemonte e l’Abruzzo. Sono dunque queste le uniche popolazioni che il 25 maggio potranno avere tre schede: quella per le europee (nel loro caso, grigia per i piemontesi e rossa per gli abruzzesi), quella per la regione (verde) e quella per l’eventuale amministrazione comunale da rinnovare (azzurra).
Il sistema di voto regionale è il più vecchio e consolidato in Italia: l’elettore può votare per il candidato governatore facendo un segno “X” sul nome, in questo modo però non si dà nessuna preferenza alle liste collegate, oppure votare per una lista senza indicare il candidato, poiché sarebbe comunque collegato. Nelle elezioni regionali, come in quelle comunali, ci sono le preferenze e si può quindi esprimere la preferenza per un candidato alla carica di consigliere scrivendo il cognome. È possibile anche optare per il voto disgiunto: un governatore di una lista e un consigliere di un’altra lista ad esso non collegato.
Il voto nei comuni
Nelle elezioni 2014 alcuni hanno già votato, il 4 maggio: gli 11 comuni del Trentino-Alto Adige. Il 25 maggio i restanti 4095 comuni tra cui 27 capoluoghi delle regioni a statuto ordinario, del Friuli Venezia Giulia, della Sicilia e della Sardegna. I capoluoghi di provincia rinnovati nel sindaco e nei consigli comunali saranno: Biella, Verbania, Vercelli, Bergamo, Cremona, Pavia, Padova, Ferrara, Forlì, Modena, Reggio Emilia, Firenze, Livorno, Prato, Perugia, Terni, Ascoli Piceno, Pesaro e Urbino, Pescara, Teramo, Campobasso, Bari, Foggia, Potenza, Caltanissetta, Sassari, Tortolì. Tra questi ci sono comuni molto rilevanti, sopra i 100 mila abitanti, e c’è anche Firenze a causa del nuovo incarico del sindaco uscente, l’attuale presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Queste elezioni sono le prime dalla nuova legge Del Rio sugli enti locali che ha cambiato alcune disposizioni in materia di numero di consiglieri. Per effetto della nuova legge c’è una differenza tra i comuni fino a 3000 abitanti e quelli da 3000 a diecimila abitanti. Nei comuni più piccoli il consiglio è composto dal sindaco più dieci consiglieri, mentre in quelli più grandi i consiglieri arrivano a dodici. Sedici consiglieri (numero massimo) per i comuni sopra questo limite.
Come si vota alle amministrative
Agli elettori verrà data una scheda azzurra, ma le modalità di voto cambiano a seconda delle dimensioni del comune. Per i comuni sotto i 15 mila abitanti è possibile esprimere un voto per il sindaco segnando il simbolo della lista che lo sostiene, ed esprimere una o due preferenze scrivendo il cognome (o nome e cognome in caso di omonomie) sulla scheda a fianco del simbolo. Attenzione: se si esprimono due preferenze devono essere di sesso diverso, pena l’annullamento della seconda preferenza. In questi comuni non è possibile esprimere il voto disgiunto, cioè votare per un candidato sindaco ed esprimere una preferenza per un candidato in consiglio di una lista differente.
Viene eletto sindaco il candidato che avrà ottenuto il maggior numero di voti. L’eventuale ballottaggio, dopo due settimane, si ha solo in caso di parità (a volte possibile nei comuni più piccoli) tra i primi due candidati. In caso di ulteriore parità due settimane dopo, viene eletto il candidato più anziano. Alla lista che appoggia il sindaco eletto, vanno i 2/3 dei seggi disponibili. I restanti seggi vengono distribuiti proporzionalmente tra le altre liste.
Nei comuni sopra i 15 mila abitanti si può votare in tre modi diversi:
- Segno sul simbolo della lista (si vota così sia per il sindaco che per la lista ad esso collegata)
- Segno sul nome di un candidato Sindaco (votando così solo per il Sindaco e non per la lista o le liste collegate)
- Segni sia sul simbolo della lista, con eventuale preferenza, sia sul nome di un candidato sindaco non collegato a quella lista (“voto disgiunto”)
Viene eletto sindaco il candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei voti validi (almeno il 50% più uno). Qualora nessun candidato raggiunga tale quota, si torna a votare dopo due settimane per scegliere tra i due candidati che al primo turno hanno ottenuto il maggior numero di voti. Il cosiddetto “ballottaggio”.
Le operazioni di scrutinio inizieranno il giorno dopo, lunedì 26 maggio, perché viene data priorità agli scrutini delle schede per le europee. Lo scrutinio inizierà alle ore 14. L’eventuale turno di ballottaggio è fissato per domenica 8 giugno.
Spogli e orari
Le urne si chiuderanno la sera del 25 maggio alle ore 23. Con ogni probabilità si voterà ancora per qualche minuto, smaltendo le code rimaste a seguito di eventuali votanti dell’ultimo istante. Entro le 23.30 gli spogli avranno inizio in tutta Italia ed è presumibile che in questi momenti saranno diramati i primi exit poll, ossia proiezioni statistiche di voto basate sulle interviste ai votanti all’uscita del seggio. Lo spoglio delle schede per le elezioni europee si protrarrà fino a tarda notte, completando l’operazione per consentire ai presidenti di seggio di archiviare il risultato ed inviarlo secondo le procedure previste.
Nella giornata di lunedì 26 maggio lo spoglio riprenderà alle ore 14.30 con le elezioni regionali (laddove previste, ossia in Piemonte e Abruzzo) e con le elezioni amministrative. Con ogni probabilità a questo punto della giornata si conosceranno tutti gli exit poll ed i risultati delle elezioni europee, mentre nel pomeriggio inizieranno ad arrivare le prime proiezioni conseguenti all’inizio dei nuovi spogli in tutta Italia. Webnews aggiornerà questa pagina per consentire a tutti di seguire gli exit poll presso le fonti più aggiornate ed affidabili.
I numeri di questo election day
Votanti complessivi in Italia: 49.399.720
Sezioni totali: 61.594
Affluenza alle scorse europee: 66,3%
Comuni al voto: 4.098 su 8.057 comuni italiani (50,9%)
La matita: votare e non leccare
La matita usata al seggio è da sempre uno degli elementi che raccoglie maggior curiosità: perché una matita e non una biro, o un pennarello? La matita è cancellabile? Cosa ha di particolare? Ed è vero il fatto che andrebbe inumidita (“umettata”) prima di riportare il proprio voto?
La matita è stata scelta anzitutto poiché non macchia e non lascia segni sul retro del foglio. Inoltre, in quanto matita copiativa, contiene pigmenti tali da renderla indelebile se non per abrasione (rovinando dunque la scheda e rendendola nulla). La matita è dunque una scelta precisa e ponderata, la cui presenza ha però iniziato a creare problemi a seguito di una bufala che ha iniziato a girare da alcuni anni a causa di una incomprensione legata ad un parere del Consiglio di Stato: «è valido il voto espresso con matita umettata» (Sez. V, n. 660 del. 26-10-1987). Tali parole non significano che il voto non sia valido se la matita non è stata inumidita, ma soltanto che, nel caso in cui si inumidisca la matita, il voto vada comunque ritenuto valido.
Leccare la matita prima del voto, dunque, non è assolutamente indispensabile (anzi, è sconsigliabile), non migliora le proprietà indelebili della mina (anzi, le deteriora e si rischia di macchiare la scheda con le dita, rendendo nullo il voto) e non è un buon consiglio da elargire (anzi, è di fatto elemento anti-igienico). Il passaparola ha in passato moltiplicato l’eco attorno ad una bufala nata da una semplice incomprensione e il rischio è che qualche “condividi” di troppo possa rimettere in circolo la questione proprio alla vigilia della tornata elettorale.
Niente selfie alle urne
La legge vieta severamente di effettuare fotografie all’interno della cabina elettorale. La motivazione è legata alla segretezza del voto: fotografare un voto, anche soltanto per diletto o per semplice curiosità, significa violarne la segretezza. E c’è poco da scherzare: un apposito Decreto Legge del 2008 ha messo nero su bianco le regole con cui limitare l’ingresso di apparecchi elettronici nella cabina, tentando di arginare le possibilità e le tentazioni di uno scatto con il proprio smartphone. In caso di violazione, l’elettore è passabile di denuncia con tanto di sanzioni detentive e pecuniarie.
Per gli eventuali contravventori al divieto è prevista la sanzione dell’arresto da tre a sei mesi e dell’ammenda da 300 a 1.000 euro.
La segretezza del voto è necessaria per garantirne la libertà. Se si consentissero le foto nella cabina elettorale, sistemi politici o mafiosi potrebbero richiedere una sorta di “ricevuta” del voto accreditato, prendendo così il controllo della tornata elettorale e deviando la libera espressione della volontà popolare. Un “selfie” nella cabina elettorale è dunque ben più grave di quanto non possa essere la sanzione pecuniaria conseguente: è un gesto futile che mette a rischio una cosa abnorme quale il diritto al voto e alla libera scelta dei propri rappresentanti nelle istituzioni.
I sondaggi clandestini
Ai tempi del Web è chiaramente impossibile vietare ai sondaggi di circolare nei 15 giorni antecedenti il voto, nonostante la regola sia estremamente chiara in tal senso. Trattasi però di una regola vetusta, non più applicabile in un mondo ormai cambiato a fondo dalle nuove tecnologie. Accedere ai sondaggi pre-elettorali anche nell’immediata vigilia al voto è infatti possibile in vari modi:
- sondaggi clandestini, mascherati in modo da non renderne palese e punibile la diffusione;
- sondaggi non pubblicizzati, ossia divulgati ai privati senza autorizzazione alla divulgazione pubblica;
- sondaggi pubblicati all’estero, appena oltre confine, ove la normativa italiana non è applicabile.
Exit poll e scrutini
Come sempre tv e Web andranno di pari passo nel proporre i primi dati a urne chiuse: a partire dalle ore 23, infatti, i primi exit poll saranno disponibili online e le tv ne rilanceranno le cifre e le “forbici” percentuali. Le proiezioni potranno invece essere seguite su siti istituzionali quali Ministero degli Interni e Parlamento Europeo.