C’è chi definisce Instagram una piattaforma, chi un social network, chi ancora una vetrina online attraverso la quale esibire le proprie abilità fotografiche. La verità è che tutte queste etichette sono al tempo stesso valide, ma non sufficienti a stabilirne la natura in modo esaustivo, complice anche la sua continua evoluzione. Persino classificare il servizio nel calderone del photo sharing risulta riduttivo, se si considerano le tante funzionalità legate ai video e alla comunicazione introdotte nel corso degli anni.
La storia
Tutto è nato da un’idea di Kevin Systrom e Mike Krieger, con il lancio dell’applicazione mobile datato 6 ottobre 2010, inizialmente sotto forma di esclusiva iOS. Il successo è stato immediato e travolgente: gli utenti si sono trovati a disporre di uno strumento come non se ne erano mai visti in precedenza che, in poche schermate e attraverso un’interfaccia tanto accessibile quanto accattivante, offriva strumenti di base per la post-produzione delle immagini, filtri dal taglio artistico e tool per condividere il risultato finale con il mondo intero. Una formula semplice e al tempo stesso vincente.
Il lancio su Android nell’aprile 2012 (e l’anno successivo per Windows Phone) non ha fatto altro che ampliarne ulteriormente il bacino di utilizzatori, spingendone la diffusione ai massimi livelli. Sono molti i team di sviluppatori e le software house che hanno tentato di cavalcare l’onda proponendo cloni e alternative, ma nessuno è riuscito ad eguagliare gli autori di Instagram, ai quali va riconosciuto il merito di aver avuto l’intuizione giusta al momento giusto.
L’acquisizione di Facebook
Una tale popolarità ha ben presto mosso l’interesse dei colossi del mondo tecnologico, tanto da spingere Facebook ad annunciarne l’acquisizione nell’aprile 2012. L’entità dell’investimento economico messo sul piatto dal social network di Mark Zuckerbeg è stata pari a un miliardo di dollari. In questo modo la piattaforma si è assicurata il controllo su un servizio tra quelli di maggior successo in ambito mobile, un po’ come avvenuto con l’acquisto di WhatsApp per quanto riguarda la messaggistica istantanea e le chat.
Il perché di questa acquisizione non è stato immediatamente chiaro, ma è emerso nel giro di pochi mesi: Instagram, più di ogni altro servizio attivo nel social networking, ha la capacità di attrarre utenti più giovani. Quella stessa fascia che stava abbandonando Facebook, su Instagram ha trovato nuove opportunità espressive grazie a uno strumento che punta tutto sulle immagini e poco spazio lascia al commento verbale.
Anche video
Definire Instagram esclusivamente una piattaforma per la condivisione delle foto è chiaramente riduttivo. A partire dal giugno 2013, infatti, l’applicazione permette di caricare anche brevi video, inizialmente con una durata massima pari a 15 secondi, limite poi esteso ad un minuto. Per alcuni si è trattato di una mossa azzardata, che avrebbe snaturato il servizio rendendolo un ibrido poco gradito ai puristi della fotografia. In realtà, così non è stato: la crescita ha continuato ad essere costante, complice anche la progressiva introduzione di altre funzionalità.
A questo si sono aggiunti i Live Video che permettono di trasmettere in diretta quanto accade, con una durata massima pari a 60 minuti. Una sorta di alternativa a Periscope, insomma.
Non solo foto 1:1
In un primo momento, Instagram permetteva di condividere esclusivamente immagini quadrate, ovvero con proporzioni 1:1. Un fattore limitante, poiché anche nella fotografia mobile gli scatti vengono effettuati con aspect ratio solamente pari a 2:3, 4:3 o 16:9. Gli sviluppatori hanno ascoltato i feedback provenienti dalla community e accolto le richieste, annunciando nell’estate 2015 la possibilità di caricare foto con proporzioni a piacimento, personalizzate: è sufficiente agire su un tool di ridimensionamento in fase di editing per decidere cosa includere nell’inquadratura e cosa invece escludere.
Questa novità, forse più di altre, ha contribuito a rendere la piattaforma adatta allo sharing delle immagini da parte dei professionisti, che in questo modo non si sono più visti costretti ad alterare le proporzioni originali dei propri scatti, annullando tutto il lavoro svolto in fase di composizioni: dal rispetto della regola dei terzi alla costruzione di una scena basata sulla sezione aurea, eccetera.
Filtri ed effetti
Il cuore pulsante di Instagram è rappresentato dai filtri per l’editing delle fotografie. Ce ne sono decine, ognuno dei quali modificabile agendo su parametri come Luminosità, Contrasto, Struttura, Calore, Saturazione, Colore, Sfumatura, Alte luci, Ombre, Vignettatura, Effetto Tilt-Shift e Nitidezza. Una volta ottenuto il risultato desiderato, è possibile passare alla fase di pubblicazione vera e propria, aggiungendo una descrizione a piacimento, hashtag utili per indicizzare l’immagine sulla piattaforma rendendola individuabile dagli altri, associando un luogo mediante geolocalizzazione e taggando altri utenti. Volendo, la stessa foto può essere caricata in contemporanea anche su Facebook, Twitter, Tumblr, Swarm e Flickr, ovviamente associando i relativi account all’applicazione.
Questo l’elenco completo dei filtri presenti nella versione 10.3.0 su Android (dicembre 2016): Clarendon, Gingham, Moon, Lark, Reyes, Juno, Slumber, Crema, Ludwig, Aden, Perpetua, Mayfair, Rise, Hudson, Valencia, X-Pro II, Sierra, Willow, Lo-Fi, Inkwell, Hefe, Nashville, Stinson, Vesper, Earlybird, Brannan, Sutro, Toaster, Walden, 1977, Kelvin, Maven, Ginza, Skyline, Dogpatch, Helena, Ashby e Charmes. Va precisato che gli stessi possono essere applicati anche ai video.
Direct
Introdotta nel dicembre 2013, Direct è la funzionalità di Instagram che permette di inviare i contenuti ad un gruppo ristretto di persone. Questo aggiunge alla piattaforma una dimensione privata, simile alla modalità di interazione tipica dei servizi di messaggistica.
Le Storie
Le Storie di Instagram rappresentano una caratteristica chiaramente ispirata a Snapchat: si tratta sostanzialmente di raccolte che includono immagini e filmati disponibili per 24 ore. Al termine del periodo prestabilito, semplicemente, scompaiono. Introdotte nell’agosto 2016, consentono la personalizzazione degli elementi attraverso tool come il disegno a mano libera sulle foto, l’aggiunta di sticker e molto altro ancora.
Le Storie rappresentano una estensione pensata per trattenere sul network quei giovanissimi che su Snapchat hanno trovato una piattaforma più ideale per le proprie necessità. Con le Storie tutto si fa più effimero e leggero, per molti versi deresponsabilizzato, isolando al “verba volant” il perimetro dei propri messaggi. Così facendo l’emorragia verso Snapchat è stata rallentata e Instagram ha potuto giocarsi un’arma aggiuntiva con la propria utenza.
Boomerang
Nell’autunno 2015, Instagram ha introdotto un’applicazione indipendente chiamata Boomerang. Si tratta di uno strumento che permette di creare loop dalla durata pari (o inferiore) a 1,5 secondi, da condividere poi liberamente sui social network, tramite app per la messaggistica istantanea, via email ecc.
L’applicazione è disponibile in download gratuito per Android e iOS. Il funzionamento è semplice: dopo aver scelto se effettuare la ripresa con la fotocamera posteriore oppure con quella anteriore, è sufficiente premere il pulsante per avviare la registrazione e l’app salva dieci fotogrammi in rapida sequenza, assemblandoli poi in un breve filmato del tutto paragonabile ad una GIF animata, pronta per lo sharing.
Gli hashtag
L’utilizzo degli hashtag su Instagram è una pratica inflazionata, spesso abusata, basta dare un’occhiata all’esempio di seguito per rendersene conto. Ufficialmente servono, così come su tutti gli altri social network, ad aiutare l’indicizzazione di un contenuto, sia esso una fotografia oppure un video. In realtà, si è spinti ad inserirne il più possibile sperando che il post possa raggiungere un vasto pubblico, alla ricerca di like e nuovi follower.
Un problema che solo chi gestisce la piattaforma potrà risolvere, magari introducendo altri metodi per mettere in evidenza le immagini e i filmati più meritevoli. In alternativa, potrebbe essere imposto un limite al numero degli hashtag da allegare ad ogni elemento.
Non solo app
Oltre che attraverso le applicazioni mobile per Android e iOS, è possibile navigare nell’archivio di Instagram anche tramite interfaccia Web, semplicemente digitando l’indirizzo instagram.com all’interno del proprio browser desktop. Lì, una volta effettuato il login con nome utente e password, si vedranno comparire le immagini e i filmati condivisi dagli account seguito, con la possibilità di assegnare like, lasciare commenti ecc. Non manca la possibilità di effettuare l’embed delle immagini in articoli, post e pagine online, semplicemente incollando il link, come nell’esempio di seguito.
https://www.instagram.com/p/BERSr3CNuse/
Alla luce di quanto descritto, è chiaro perché definire Instagram come una piattaforma di photo sharing sia ormai riduttivo. Tra le novità che gli utenti si augurano di veder introdotte in futuro, sicuramente figura un aumento nella risoluzione delle immagini condivise: complice la funzionalità di zoom e la risoluzione in costante crescita dei display integrati su smartphone e tablet, permetterebbe di apprezzare ogni singolo dettaglio delle fotografie.
È innegabile che il servizio sia diventato un punto di riferimento per quanto riguarda il mondo imaging: lo utilizzano gli utenti che non hanno alcuna nozione base di fotografia, così come i professionisti che prima scattano con le reflex e dopo aver effettuato la post-produzione condividono il risultato su Instagram per promuovere la propria attività. Vi si organizzano contest, concorsi e persino esposizioni virtuali, i brand ne sfruttano la visibilità come strumento di marketing. Insomma: la piattaforma è cresciuta e continua a crescere, contribuendo a plasmare un nuovo concetto di fotografia, fortemente influenzata dalle dinamiche proprio dell’universo mobile.