Negli ultimi anni il prezzo medio delle fotocamere reflex entry level è sceso in modo significativo. Per questo è oggi possibile acquistare un discreto corpo macchina con una spesa che fino a qualche tempo fa permetteva solo l’accesso al segmento delle compatte. Una tendenza innescata da diversi fattori: lancio di nuovi modelli, abbassamento generale dei costi di produzione e progressiva saturazione del mercato, nonché il fattore deviante degli smartphone con fotocamera che plasmano le dinamiche di incontro tra utente e fotografia. Il risultato è che sempre più fotografi amatoriali scelgono di acquistare un dispositivo di questo tipo, capace di offrire un’ottima versatilità e buone performance in fase di ripresa, a patto però di conoscere alcune nozioni di base relative alle impostazioni.
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Con le reflex, infatti, non si scappa: o si conoscono le basi della fotografia, o ci si deve affidare passivamente alla fortuna e alle impostazioni automatiche, perdendo però così gran parte degli scatti e tutta la magia che la macchina può regalare. Con le reflex, il fotografo torna protagonista. O almeno ne ha la possibilità.
Modalità automatica o manuale?
È possibile lasciare che sia la fotocamera a regolare in modo del tutto automatico parametri come l’apertura del diaframma, il tempo di otturazione e la sensibilità ISO, sulla base di preset inclusi nel software equipaggiato oppure analizzando le condizioni di luce dell’ambiente in cui ci si trova. L’altra opzione è invece costituita dalla regolazione manuale di alcuni valori, così da poter ottenere esattamente il risultato voluto. Questo richiede una minima conoscenza teorica del dispositivo e un po’ di pratica.
Il consiglio è quello di familiarizzare con i concetti riportati di seguito (approfonditi all’interno dei singoli articoli allegati) e di testare poi in modo pratico le conoscenze acquisite, provando ad immortalare oggetti, soggetti e panorami modificando i parametri in questione. Una buona base teorica, unita ad un pizzico di esperienza, rendono il rapporto con una reflex estremamente stretto, evolvendo il concetto che si matura della fotografia utilizzando smartphone o semplici compatte.
Cos’è una fotocamera reflex
Il nome reflex deriva dal verbo “riflettere”. All’interno del corpo macchina è infatti incluso un piccolo specchio, posizionato in modo inclinato rispetto alle lenti dell’obiettivo. Il suo compito è quello di indirizzare la luce verso il mirino (attraverso il pentaprisma) e consentire all’utente di visualizzare esattamente l’immagine che verrà salvata premendo il pulsante di scatto. È la caratteristica che più differenzia questa categoria di fotocamere dalle compatte, insieme alla possibilità di cambiare le ottiche (se non si considera il segmento mirrorless) e alle dimensioni del sensore.
Il profilo del corpo macchina è poi studiato dai produttori per garantire una buona ergonomia e l’accesso rapido ai comandi più importanti, come quelli che permettono di variare le impostazioni principali. Per quanto riguarda il prezzo, varia in modo sensibile in base alla qualità delle componenti equipaggiate. Ad esempio, un modello con WiFi integrato per la condivisione rapida delle immagini e GPS dedicato alla geolocalizzazione costa mediamente di più rispetto ad uno sprovvisto di hardware simile. Vale lo stesso per la qualità del sensore o del processore, così come per alcune caratteristiche come lo scatto a raffica o la registrazione video in formato Full HD o addirittura 4K. Di seguito uno schema che raffigura gli elementi inclusi in una reflex osservati in sezione: obiettivo (1), specchio (2), otturatore (3), sensore (4), schermo opaco per la messa a fuoco (5), lente di condensazione (6), pentaprisma (7), mirino (8).
L’esposizione
La corretta esposizione di una fotografia è quella che restituisce esattamente l’immagine voluta da chi la scatta. Una foto correttamente esposta non è né “troppo chiara” né “troppo scura”, mostra il movimento dei soggetti inquadrati solo se è nelle intenzioni del fotografo e mette in evidenza tramite la messa a fuoco esclusivamente i dettagli più importanti o interessanti. Per ottenere un risultato di questo tipo è necessario agire su tre parametri: apertura del diaframma, tempo di otturazione e sensibilità ISO, che insieme danno vita a quello che può essere definito come il triangolo dell’esposizione (raffigurato di seguito).
Ottenere l’esposizione ottimale significa far arrivare al sensore il giusto quantitativo di luce: è possibile variare a piacimento i tre lati del triangolo, assicurandosi però che l’area interna rimanga invariata. In questo modo, dunque, è possibile aumentare l’apertura del diaframma e diminuire la velocità dell’otturatore per ottenere una sfocatura artistica nei ritratti, oppure effettuare l’operazione inversa per “congelare” il movimento in un evento sportivo. Ancora, al chiuso o in notturna è quasi d’obbligo aumentare la sensibilità ISO al fine di ottenere un buon risultato.
Il tempo disponibile per identificare la giusta impostazione dei tre ingredienti dell’esposizione è spesso minimo: soltanto una conoscenza vera delle componenti e quel pizzico di esperienza per arrivare istintivamente al giusto equilibrio possono consentire l’ottenimento di uno scatto di qualità.
Apertura del diaframma
Il diaframma di una macchina fotografica è costituito da una serie di lamelle posizionate a ventaglio inverso (come nello schema seguente), che muovendosi allargano o restringono il foro posizionato al centro. Tramite il diaframma passa la luce che poi raggiungerà il sensore, dando vita all’immagine finale.
Variare l’apertura del diaframma consente di modificare la profondità di campo, decidendo se mettere a fuoco tutto ciò che si trova all’interno dell’inquadratura oppure esclusivamente una porzione della scena. I valori dell’apertura sono solitamente indicati con il simbolo “f/” seguito da un valore, ad esempio f/22, f/16, f/11, f/8, f5.6, f4, f2.8, f/2. Più alto è il numero e inferiore è l’area del foro lasciato libero dalle lamelle.
Tempo di otturazione
L’otturatore è, come lascia intendere già il nome stesso, un elemento posizionato di fronte al sensore che impedisce il passaggio della luce. Ne deriva che il tempo di otturazione, in fotografia, rappresenta il periodo che intercorre dal momento in cui questa sorta di tendina si apre alla sua chiusura. Il parametro va ad influire direttamente sull’esposizione dell’immagine catturata, insieme all’apertura del diaframma e alla sensibilità ISO.
Solitamente il valore è indicato in frazioni quando si intende un tempo inferiore al secondo (1/30, 1/50, 1/125, 1/250, 1/500, 1/1000), mentre come intero per i periodi più lunghi: 1 (un secondo), 2, 4, 10, 20 (venti secondi). In breve, volendo “congelare” un soggetto in rapido movimento come un’automobile è necessario impostare una velocità piuttosto elevata, mentre fotografando edifici, panorami oppure tutto ciò che resta fermo, ci si può permettere di utilizzare tempi lunghi senza rischiare un indesiderato effetto mosso.
In linea di massima, maggiore è il tempo di otturazione, maggiore è la probabilità di ottenere l’effetto mosso. Al tempo stesso, un tempo di otturazione elevato aumenta la quantità di luce in entrata, il che va ad influire direttamente sull’esposizione del risultato finale.
Sensibilità ISO
L’ultima delle tre impostazioni che è necessario tenere in considerazione per ottenere la corretta esposizione di una fotografia è la sensibilità ISO (o ASA). Si tratta di un parametro molto importante, da regolare in primo luogo sulla base delle condizioni di luce dell’ambiente in cui ci si trova. Al chiuso o di sera, ad esempio, è bene affidarsi a valori di almeno 800 o 1600, mentre all’aperto in una giornata di sole 100 o 200 ISO sono sufficienti per catturare la luce necessaria ad ottenere una buona immagine.
Dunque, in ambienti poco illuminati è bene alzare l’impostazione, mentre dove c’è molta luce si consiglia una sensibilità bassa. Bisogna tenere in considerazione che il rumore (il disturbo presente sull’immagine finale) cresce in modo direttamente proporzionale con questo valore, dunque è bene valutare con attenzione il parametro in base alle proprie esigenze. Una precisazione: con l’utilizzo di un cavalletto che garantisce la perfetta stabilità della fotocamera è possibile utilizzare ISO molto basse (200-400) anche in notturna, aumentando però il tempo di otturazione e pertanto il quantitativo di luce in entrata.
Obiettivi e ottiche
L’obiettivo fotografico (oppure ottica) è un elemento montato sul corpo macchina, che cattura la luce e la convoglia al sensore. Al suo interno si trova una serie di lenti disposte in modo da stabilirne la lunghezza focale.
Generalmente gli obiettivi si distinguono tra grandangolo (inferiore ai 50 mm) e teleobiettivo (superiore ai 50 mm), con quest’ultima tipologia di ottica utile ad esempio per immortalare oggetti o soggetti distanti tramite l’impiego di uno zoom. Un fotografo professionista è solitamente in possesso di diversi obiettivi, in modo da poterli sfruttare in qualsiasi situazione e a seconda delle proprie esigenze. Spesso nei kit delle reflex entry-level sono inclusi un 18-55 mm oppure un 18-105 mm, così da permettere all’utente di iniziare a sperimentare le potenzialità del dispositivo prima di acquistare ottiche più potenti o versatili.
Come impostare la fotocamera
Alla luce di quanto detto, chi desidera intervenire manualmente sulle impostazioni della fotocamera può seguire questa semplice procedura: stabilire una sensibilità ISO sulla base delle condizioni di luce dell’ambiente e lasciarla poi invariata, decidere se si desidera scattare in modalità di priorità dei tempi (“S” sui modelli Nikon, “Tv” su quelli Canon) o in priorità dei diaframmi (“A” Nikon, “Av” Canon) a seconda del risultato che si vuole ottenere e variare in questo modo uno solo dei tre parametri analizzati.
Nella priorità dei tempi si stabilisce il periodo di apertura della tendina posizionata di fronte al sensore, lasciando che la fotocamera regoli di conseguenza il diametro del diaframma aperto, in modo da ottenere la corretta esposizione. Impostando la priorità dei diaframmi, invece, avviene il contrario.
Conclusioni
Chi si avvicina al mondo delle reflex ha non solo la possibilità di ottenere fotografie di buona qualità, ma accede anche ad una serie di impostazioni di cui solitamente sono privi i dispositivi compatti. Per questo motivo è bene fare uno sforzo e prendere confidenza con i parametri che determinano l’esposizione: un iniziale studio delle nozioni teoriche di base e un po’ di pratica consentono in breve tempo di scattare immagini pressoché impossibili da ottenere con le modalità automatiche, sfruttando appieno tanto il potenziale tecnico della macchina quanto quello creativo del fotografo.
Da quel momento in poi, liberarsi della reflex diventa un compito difficile, poiché strumento primo del modo in cui l’utente testimonia la realtà che lo circonda, attraverso libertà interpretative, concessioni artistiche e punto di vista. La reflex è potere, è proattività, è ciò che consente alla persona di tornare protagonista del proprio racconto. C’è tutto un mondo oltre i megapixel, ma l’accesso è riservato, per certi versi esclusivo: per ottenerlo sono necessari una reflex, un minimo di senso artistico, un pizzico di teoria e la pulsione di raccontare la realtà mettendo un occhio dietro l’obiettivo.