Per raccontare come è nato il Web siamo partiti dal suo creatore, Tim Berners-Lee. Abbiamo fotografato il luogo dove è nato, ossia il Building 31 al CERN di Ginevra. Abbiamo spiegato come si sia evoluta l’idea, partendo dai visionari cyberpunk per arrivare ai primi progetti di ipertesto. Abbiamo anche stilato una cronistoria puntuale su ciò che sia successo da quel lontano 12 marzo 1989 ad oggi.
Ma non si può raccontare il Web se non attraverso le parole del suo ideatore. Perché il merito di Tim Berners-Lee non è solo quello di aver dato luce all’idea, ma soprattutto quello di aver mantenuto con ferma lucidità la bussola del progetto originario. Grazie alla fondazione W3C ne ha sancite le regole e grazie al suo lavoro di evangelist sta continuando a fare pressioni affinché né la politica, né i governi, né le tentazioni del mercato possano deviare e inquinare l’intuizione originaria.
Le parole di Tim Berners-Lee profumano ancor oggi di profondo idealismo, ma al tempo stesso di un feroce pragmatismo. Perché il Web è il punto esatto nel quale l’uomo e la macchina si incontrano, si fondono e diventano vicendevolmente l’uno estensione dell’altra.
Tim Berners-Lee: ipse dixit
Nel nostro cervello abbiamo miliardi di neuroni, ma cosa sono? Soltanto cellule. Il cervello non sa nulla fino a quando i neuroni non sono collegati tra di loro.
Il Web è più un’innovazione sociale che un’innovazione tecnica. L’ho progettato perché avesse una ricaduta sociale, perché aiutasse le persone a collaborare, e non come un giocattolo tecnologico.
Sul Web dovremmo essere in grado non solo di trovare ogni tipo di documento, ma anche di crearne, e facilmente. Non solo di seguire i link, ma di crearli, tra ogni genere di media. Non solo di interagire con gli altri, ma di creare con gli altri.
Internet è stata progettata come un sistema decentralizzato. Dato che i paesi sono connessi agli altri in molti modi, non c’è nessun interruttore, non esiste un luogo centrale dove si può spegnere. Per disattivare l’intera rete o per bloccarla, i paesi e i governi devono accordarsi per trasformarla in un sistema centralizzato. E se ciò dovesse accadere, è molto importante che chiunque combatta contro questa decisione (11 novembre 2012).
Il Web è progettato per essere universale: per includere tutto e tutti.
Prima di tutto penso che l’ubiquità della Rete sia più importante della velocità. La velocità è importante se vuoi vedere un video in alta definizione; ma l’ubiquità, anche con connessioni più lente, significa che puoi ricevere e spedire la posta e far parte dell’economia digitale. […] Di fatto, il collegamento alla Rete sta diventando così importante per l’umanità che ormai potremmo pensare all’accesso ad Internet come a un diritto universale.
Nel momento in cui abbandonerete la Net Neutrality, perderete il Web cosi com’è. Perderete qualcosa di essenziale (15 settembre 2010)
Il Nobel per la pace Liu Xiaobo ha definito Internet un dono di dio; bello, ma io preferisco parlarne come di un diritto dell’uomo (14 novembre 2011).
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