L’annuncio della possibile acquisizione di Beats da parte di Apple ha generato un certo fermento nell’universo della fruizione online di contenuti musicali. Non solo perché l’azienda di Jimmy Iovine dispone di un buon servizio per lo streaming audio, Beats Music, ma anche perché questa partnership è considerata strategica per il rafforzamento di iTunes Radio. E i concorrenti diretti della mela morsicata iniziano a esprimere dubbi e preoccupazioni, forse spaventati da simili previsioni. È il caso di Daniel Ek, CEO di Spotify, il quale si è aperto sul rivale di Cupertino in un’intervista per Billboard.
Interrogato sui significati della futura fusione tra Beats e la mela morsicata, il CEO del noto portale di streaming musicale ha declinato ogni commento. I tempi sarebbero troppo prematuri per ipotizzare come la presenza di Beats trasformerà Apple e i suoi servizi di streaming e digital delivery di tracce audio:
«Ci sono molte persone che speculano sulla notizia e su ciò che questa significhi. Non so. Non mi piace speculare su fatti non ancora successi.»
Non si tratta, però, di un rifiuto tout court ai commenti. Effettivamente l’unione fra i due colossi statunitensi rischia di aumentare a dismisura il bacino di utenti che si avvarrà dei servizi Apple per i propri bisogni musicali, minando così quel mercato dove Spotify è oggi protagonista. Senza troppe sorprese, però, il CEO fa sapere come abbia sempre saputo dell’entrata di Apple nel settore dello streaming, ben prima che in quel di Cupertino una simile strategia fosse anche solo un’ipotesi. Forse con un lieve spirito di rivalsa, infatti, Daniel Ek rimarca come nessuno qualche anno fa avrebbe scommesso sullo streaming come business prolifico: in questo senso, Spotify ha il vantaggio competitivo della lungimiranza.
«Sappiamo che lo streaming è il migliore modello per la musica, l’abbiamo detto per oltre 5 anni, quanto tutti gli altri sostenevano così non fosse. Ho sempre pensato che Apple avrebbe prima o poi offerto un servizio di streaming, ma ci stiamo focalizzando nel costruire il miglior prodotto possibile e in questo ci sentiamo positivi.»
E non manca nemmeno la stoccata finale, in relazione alla scelta di Apple di includere iTunes Radio nel riproduttore musicale iTunes e in iOS 7, perdendo le chance dell’immediatezza di un’applicazione standalone:
«Gli utenti conoscono la differenza tra quel che davvero è il miglior prodotto e qualcosa semplicemente inglobato altrove: 10 milioni di abbonati sono una buona indicazione di tutto ciò.»
Il grande limite di Apple, tuttavia, potrebbe non essere il numero di abbonati, bensì una semplice strategia conservativa. Se il gruppo dovesse decidere di offrire uno streaming pari a quello del rivale – ovvero con la possibilità di scegliere le proprie tracce anziché la riproduzione di una stazione radio generica – quanto ci impiegherebbe la Mela a trasformare i suoi 800 milioni di account iTunes in utilizzatori di iTunes Radio?