Il rapporto tra Spotify e industria musicale non è mai stato dei più idilliaci. Provate a chiedere agli artisti che, seppur in pochi, ancora oggi ostentano un certo snobismo nei confronti della piattaforma che ha comunque cambiato il modo di fruire della musica.
C’è da dire però che la stessa Spotify sta facendo più di un passo verso l’evoluzione culturale del circus che ingloba editori, artisti e fan. L’azienda ha dunque lanciato Spotify Publishing Analytics, un tool molto interessante che permetterà agli editori di monitorare le statistiche e le informazioni sulla quantità di streaming per i cantanti e i gruppi che rappresentano. Ciò consentirà non solo di visualizzare, senza dover passare dagli analytics di Spotify, direttamente i risultati delle tracce ma anche di migliorare l’ingaggio con gli utenti, magari proponendo esclusive e altre tipologie di contenuti (pensiamo alla vendita di biglietti).
Per realizzare lo strumento di analisi, Spotify ha ottenuto il supporto di alcune etichette discografiche, come BMG e Reservoir. E questo anche per chiarire che la nuova modalità di accesso ai dati non influirà sul calcolo delle royalties, sul loro conteggio o tipologia di pagamento. A proposito della funzione, Spotify ha commentato:
Una delle missioni principali di Spotify è quella di consentire a chi crea musica di guadagnare con la propria arte. La comunità degli editori è fondamentale nel supportare chi crea i brani. Ora che possono ottenere più informazioni, hanno l’opportunità di sfruttare al massimo il potenziale che Spotify offre a livello globale.
Oltre a ciò, nella giornata di ieri la compagnia ha confermato la notizia dell’apertura di Connect, la funzione con cui diffondere la musica dal dispositivo in uso ad altoparlanti connessi (come Google Home e Amazon Echo) anche per la versione gratuita del player. Nonostante la novità sia ufficiale, passerà un po’ prima di vederla davvero disponibile a livello globale. E questo non per via di Spotify ma per la necessità che i produttori degli speaker aggiornino le loro API, per accogliere anche l’app gratuita, e non solo quella Premium.