Mentre 50 milioni di utenti iscritti a Spotify scelgono di mettere mano al portafogli ogni mese per la sottoscrizione di un abbonamento Premium, altrettanti preferiscono sopportare l’ascolto di inserzioni pubblicitarie tra un brano e l’altro pur di accedere gratuitamente al servizio. In entrambi i casi, il catalogo offerto dalla piattaforma è rimasto fino ad oggi lo stesso.
Le cose sembrano però destinate a cambiare in futuro. Spotify è infatti in fase di trattativa con le major discografiche (Universal, Sony e Warner) per rinnovare l’ottenimento delle licenze necessarie a proporre la propria musica in streaming. I nuovi accordi siglati sembrano includere, tra le altre cose, una clausola che prevede alcune limitazioni per gli account free.
In altre parole, brani, album o l’intera produzione di alcuni artisti e band potrebbero essere messi a disposizione esclusivamente degli abbonati a pagamento. La società non ha rilasciato alcuna dichiarazione in merito e, interpellata sul tema, si è trincerata dietro al più classico dei “no comment”. L’indiscrezione è comparsa inizialmente sulle pagine del Financial Times per poi essere rafforzata da quanto affermato da una fonte (rimasta anonima) alla redazione del sito The Verge.
In questo modo l’azienda svedese potrebbe ridurre considerevolmente la spesa necessaria per le licenze, rendendo il proprio business maggiormente appetibile agli investitori, anche in vista dell’IPO prevista per il prossimo anno. La mossa potrebbe però causare la migrazione di alcuni suoi utenti verso la concorrenza. Sebbene al momento Spotify ancora detenga saldamente la leadership del mercato, alcuni servizi come Apple Music stanno crescendo in modo piuttosto rapido (20 milioni di abbonati) e già possono contare sulla trasmissione anticipata di alcune esclusive di prim’ordine: nel caso della piattaforma di Cupertino, nel 2016 ha ospitato in anteprima i dischi di nomi come Rihanna, Drake, Beyoncé, Kayne West, Chance the Rapper e Frank Ocean.