Spunti dalla Web 2.0 Conference

Grande successo di pubblico. Annunci di acquisizioni milionarie. Applicazioni e startup in cerca di compratori. E tante idee interessanti. Con un dubbio: è il preludio di una nuova bolla?
Spunti dalla Web 2.0 Conference
Grande successo di pubblico. Annunci di acquisizioni milionarie. Applicazioni e startup in cerca di compratori. E tante idee interessanti. Con un dubbio: è il preludio di una nuova bolla?

Pensare di fare una sintesi della O’Reilly Web 2.0 Conference che si è svolta a San Francisco dal 5 al 7 ottobre sarebbe semplicemente velleitario. L’amplissima rassegna stampa (limitata alle testate web più importanti e che non tiene conto dei blog) la trovate sul sito della conferenza. Quella che segue, quindi, è solo una lista di spunti di riflessione emersi dalla lettura dei resoconti più interessanti che ho trovato in rete. Prima di iniziare, ricordo che in altro focus avevamo affrontato le premesse concettuali di questa conferenza, soffermandoci sulle definizioni di Web 2.0 e sulle discussioni che hanno generato.

Successo di pubblico

L’edizione 2005 (la seconda) ha travolto tutte le aspettative degli organizzatori. ‘Tutto esaurito’ per tutti gli eventi programmati. Schiere di venture capitalist a caccia di buoni affari. Gente accalcata in spazi divenuti presto poco accoglienti e nonostante ciò, clima frizzante, carico di entusiamo e ottimismo.

Annunci, acquisizioni

Fa notare Fred Wilson, venture capitalist newyorchese: "L’anno scorso, proprio in questo stesso periodo, si parlava di compagnie interessanti come Skype, Flickr, MySpace.
Molte di esse sono state nel frattempo acquisite da giganti del Web 1.0 o da colossi
dei media mainstream…". Yahoo! si è presa Flickr. eBay ha messo
le mani su Skype. MySpace, un servizio di social software, è addirittura
entrata a far parte dell’impero della NewsCorp di Rupert Murdoch.

Nel corso della conferenza sono arrivati annunci di altre acquisizioni che
seguono questo stesso trend. Yahoo! ha comprato Upcoming.org,
un eccellente servizio di segnalazione e condivisione di eventi (lo chiamano calendario
sociale
). AOL ha acquisito Weblogs
Inc, l’impero editoriale in salsa blog creato da Jason Calacanis e
di cui fa parte, tra gli altri, un sito ormai di culto come Engadget.
Verisign, un’azienda leader nell’e-commerce e nei servizi collegati, si è
accaparrata per più di 2 milioni di dollari Weblogs.com,
un servizio sconosciuto ai più ma noto a chi blogga perché è
in grado di intercettare e rendere pubblici in tempo reale gli aggiornamenti dei
milioni di siti che mandano una notifica (ping) al suo server.

Una nuova bolla?

Considerando anche notizie come quelle cui si è appena accennato,
qualcuno ha già coniato l’espressione Bubble 2.0 (c’è pure
un sito…). La domanda
chiave è più o meno questa: quanta solidità e quali prospettive
di business sorreggono questa nuova ondata di startup? Se il discorso si sposta
dagli interessantissimi aspetti tecnologici e dalla filosofia di progettazione
(il web come piattaforma,
il social software, l’idea di remix
o mash-up, il contenuto generato dagli utenti) a quelli economici, non si rischia,
mancando solide basi, di ri-percorrere strade lastricate di abbagli e disillusione?
L’unica certezza al riguardo è che al momento sono solo due i modelli di
business esplicitati dalla maggior parte delle nuove società etichettabili
come ‘Web 2.0 oriented’: essere comprati da un big o fare soldi con la pubblicità
contestuale. Qualcuno si sbilancia parlando vagamente di ‘servizi premium’. Basterà?

Applicazioni interessanti

Zimbra: fa tutto quello
che fa Outlook ma è fruibile con un browser (magia di AJAX). Tutti ne parlano,
ma finora tutto quello che abbiamo è una gallery
su Flickr: Flock è
il browser Gecko-based per l’era del social software. Rollyo,
ovvero il motore di ricerca tagliato su misura, personalizzabile e naturalmente
da condividere. Orb: trasmette
in streaming sul web i file multimediali presenti sul PC. Zvents:
liste di eventi locali al gusto social.

E intanto i ragazzi…

Uno dei panel più curiosi e interessanti è stato quello in cui
cinque teenager della Bay Area si sono sottoposti ad un’intervista collettiva
da parte di giornalisti e addetti ai lavori. Il quadro che emerge non è
poi tanto sorprendente. Ricerca sul web? Un nome solo: Google. Skype: nessuno
sapeva cos’è. IM: tutti hanno detto di usare quello di AOL, MSN Messenger
solo per parlare con amici stranieri ‘perché va forte fuori dagli States’.
Blog: solo su MySpace o LiveJournal, si leggono essenzialmente per sapere cosa
fanno gli amici e se si scrive, si sta tutto il tempo ad aspettare commenti. Musica:
mai pagato (o quasi) per acquistarla, iTunes è carino ‘ma vuoi mettere
il P2P sulla rete del college…’. Domanda: "Se dovessi acquistare un lettore
CD portatile, dove andresti?". Risposta: "Uhmmm… Un lettore CD cosa??????".
Risata collettiva.

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