Alcuni ricercatori americani hanno dimostrato che la metodologia adottata dalle Major per scovare l’identità degli utenti che attuano il file sharing, presenta non pochi dubbi e perplessità.
Gli studi hanno consentito di appurare che anche una semplice stampante di rete può essere incriminata per violazione del diritto d’autore mediante client P2P.
Naturalmente una stampante non è in grado di scaricare alcun file sfruttando il circuito peer to peer, ma, l’Università di Washington ha dimostrato di quanto sia contorto il sistema per identificare gli sharer.
Le ricerche sono partite nel 2007, dopo che alcuni studiosi si erano visti accusare di violazione di copyright senza aver mai scaricato dall’università alcun file. I ricercatori hanno iniziato a studiare i tracker nonché le richieste che a essi pervenivano dai vari PC attraverso degli indirizzi IP.
In tal modo si è appurato che venivano coinvolti nodi di rete estranei, incapaci di attuare il file sharing (come nel caso della stampante di rete).
Inoltre i ricercatori hanno evidenziato che spesso non si verifica la correlazione IP del PC – soggetto, generando pertanto ulteriori problemi di scambio di identità.