Chi ha la sfortuna di imbattersi in una frattura è costretto ad affrontare un lungo periodo di stop, a causa della necessaria ingessatura e della successiva riabilitazione. In futuro le cose potrebbero andare diversamente, grazie all’impiego della tecnologia. Su queste pagine abbiamo già visto il progetto basato sulle stampanti 3D e finalizzato alla realizzazione di un tutore da indossare più comodo rispetto a quelli odierni, ma quello di oggi va addirittura oltre e punta direttamente alla riparazione delle ossa.
Ad occuparsene è un team di ricercatori della University of Nottingham, guidato dal dr. Jing Yang. Si tratta essenzialmente di una sorta di “schiuma” che potrebbe essere iniettata direttamente all’interno delle fratture, accelerando così in modo significativo il processo di guarigione e il tempo di recupero. La sua struttura è progettata per consentire il trasporto all’interno di cellule e proteine, con queste ultime che un giorno potranno essere prodotte direttamente dal materiale in questione. La fase di trial clinico non è ancora iniziata e servirà molto tempo affinché la tecnologia possa essere ritenuta al 100% sicura per l’impiego sull’essere umano, ma si tratta senza alcun dubbio di un’idea innovativa e interessante.
Altri vantaggi del progetto sono rappresentati dal fatto che la produzione della “schiuma” può essere effettuata a temperatura ambiente, con l’ausilio di una stampante 3D tradizionale e a costi relativamente bassi. Inizialmente un metodo di questo tipo potrà essere impiegato per la riparazione delle ossa più lunghe, ad esempio quelle degli arti superiori e inferiori, mentre in futuro lo stesso potrà avvenire con quelle più piccole e complesse. Il materiale è composto da acido lattico-glicolico, glicole polietilenico e da un fluido vettore, e può essere estruso sotto forma di pasta da modellare a seconda delle specifiche esigenze.