Tuk-Tuk nasce dal suono che consentirà agli utenti di risparmiare sul costo del taxi. Al tempo stesso, la proposta è di grande interesse proprio per il mondo dei tassisti, da mesi nel mirino di una concorrenza sempre più spietata e di un mercato che sta vivendo una importante emorragia di utenza.
Laddove grandi assembramenti di persone si trovano a decidere quali mezzi di trasporto utilizzare per tornare alle singole dimore, i taxi debbono contendersi con molti competitor il cliente che necessita di un passaggio. La causa che spinge molti utenti a scegliere mezzi alternativi è spesso e volentieri il costo del passaggio, ma la condivisione del taxi potrebbe abbassare prepotentemente il costo favorendo così il ritorno degli utenti verso l’opzione offerta dai tassisti.
La forza della proposta è anzitutto nella sua estrema semplicità tecnica: un semplice “tuk tuk” consente di avviare la ricerca di una condivisione del mezzo senza necessitare di alcuna connessione online; a “match” conseguito, i due utenti hanno la possibilità di entrare in contatto e trovarsi di fronte al taxi pronto a partire.
Il servizio è pensato per essere messo a disposizione delle associazioni dei tassisti, condividendo così il vantaggio di poter generare un nuovo flusso di utenti che fino ad oggi si erano invece arrestati di fronte all’ostacolo del prezzo. L’utente è invece la parte che può avvantaggiarsi, a titolo totalmente gratuito, del “tuk-tuk”: un viaggio in condivisione potrebbe portare ad importanti ribassi del costo del passaggio, il tutto a parità di tariffa e di impegno da parte del tassista interessato.
Studi del MIT e del CNR hanno già ampiamente documentato il vantaggio di un’opzione di “pooling” per il mondo dei taxi: Tuk-Tuk concretizza quel che fino ad oggi è stato teorizzato, trasformando la sharing economy da rischio ad opportunità per un mondo che fino ad oggi aveva visto app e digitale soltanto in ottica di pericolo imminente.
Il progetto Tuk-Tuk è stato sviluppato da Riccardo Mercanti, Marco D’Amelio e Luca Pierantoni.