Amsterdam. La sfida Italia – Germania si fa attendere e i ragazzi sono sotto pressione. All’interno dello Startupbootcamp si respira un’aria tesa ed emozionante allo stesso tempo. Non faccio parte dei buspreneurs ma l’ansia è salita anche a me. Un continuo lavorare, modificare i propri progetti e provare sul palco la propria esposizione dominano la scena di questa giornata. Parlo con i ragazzi e sono sorridenti, ma il loro sorriso nasconde giorni di fatica, ore passate a trovare soluzioni e neanche un minuto dedicato a sé stessi. Gli organizzatori li incoraggiano, li aiutano a terminare i loro progetti e correggono quello che non è ancora perfetto. Tutti riuniti intorno a loro per motivarli e incoraggiarli, tutti che credono nelle potenzialità di questi ragazzi.
La città oggi non aiuta, un po’ di sole darebbe carica, invece la pioggia accompagna questa esperienza. L’ambiente invece è ideale: Startupbootcamp infatti è uno tra i migliori acceleratori d’impresa in Europa, ampi spazi e persone che lavorano con passione sono uno stimolo per dare il meglio.
Prima dell’inizio un breve pasto: il gruppo si rilassa ed è pronto per la sfida.
La sfida è iniziata, a introdurla gli organizzatori con un breve discorso iniziale. Squadre italiane e tedesche saliranno sul palco alternativamente per presentare le loro esposizioni.
Italia vs Germania
La prima squadra è Lookly, a rappresentarla Giulio, sembra essere nato su un palcoscenico: intrattiene il pubblico, lo fa sorridere e nessuno gli toglie gli occhi di dosso. Guarda i compagni tedeschi e mentre spiega, loro sorridono compiaciuti. Li ha già conquistati. Una battuta finale e parte l’applauso: bravo Giulio, ottimo lavoro.
Entra in gioco la prima squadra tedesca. La loro startup è una game app. Un pitch meno coinvolgente ma chiaro. Breve e conciso, è andato dritto al punto senza dilungarsi. L’inizio è un loro punto di forza, una breve dimostrazione chiarifica quello che è il loro progetto.
La seconda squadra italiana è Footprint, a presentarla Ivan: l’inglese perfetto e la totale assenza di timidezza lo avvantaggiano. Si è preparato come nessun altro per questa presentazione, ha studiato i gesti e le tecniche adatte a conquistare il pubblico. L’emozione però ha giocato brutti scherzo e si è concentrato più sulla lettura del discorso che sul pubblico. Al termine della presentazione salgono sul palco con lui Hugo e Anas, la giuria gli fa alcune domande e Hugo dimostra la passione per la sua startup: d’altronde lui l’ha ideata, è il leader.
Find the yeti, un’applicazione presentata dai colleghi tedeschi che mette in contatto tra loro persone che condividono lo stesso sport. Anche loro più timidi dei nostri buspreneurs ma precisi. Un ottimo lavoro, hanno mostrato nelle loro slides un esempio live dell’utilizzo dell’app: è stata una buona strategia. Unica pecca: si è capito bene di cosa si trattasse solo alla fine della presentazione.
A presentare MemoME ora c’è Irene. Guarda negli occhi la giuria e il pubblico, ha dato tutta se stessa e ora che il suo turno è arrivato sembra non avere nessun timore. Sul palco salgono i suo compagni, loro fanno qualcosa in più: hanno conquistato la giuria. Mostrano il loro prototipo, per realizzare la loro startup servirà infatti un braccialetto con un sistema NFC implementato: lo hanno già prodotto e fanno una dimostrazione di come funziona. Bella mossa, bravi ragazzi!
Shove it è la terza Startup tedesca, parla di cibo e di come condividerlo tra vicini di casa. A presentarlo una ragazza dall’aria simpatica, esordisce con una battuta e l’ironia accompagnerà la sua esposizione sul palco. Un po’ più indecisa degli altri riesce comunque a catturare l’attenzione del pubblico. Alla fine un cedimento, le domande l’hanno messa in difficoltà e non ha avuto la prontezza di rispondere alle problematiche rivolte.
Arriva il turno di Carlo con FreedHome. L’esempio iniziale fa sorridere i partecipanti e la tensione si allenta. Un’esposizione chiara, limpida e – anche per il tema sensibile che si propone di risolvere la loro Startup – toccante. Gli applausi iniziano anche per lui, finalmente ci regala un sorriso.
Un inglese poco perfetto per un progetto nobile. SafeHands punta sulla sensibilità e sul valore dell’idea più che sull’immagine. Il progetto combina il bisogno di lavoro per i rifugiati con la necessità di assistenza per gli anziani. Tema ambizioso e di spessore è stato affrontato in modo sbagliato, gli startuppers sembravano non credere fino in fondo nel proprio progetto e non hanno creato empatia con il pubblico: il peggiore degli errori.
“You can make the difference”. La frase del discorso di chiusura del presidente di giuria incita i ragazzi a lavorare duro e a giocarsi tutte le loro carte. Tra poco si saprà chi ha vinto la finale, silenzio tombale, solo la sua voce e gli occhi dei ragazzi puntati addosso. Tedeschi e italiani vivono gli stessi sentimenti: ansia, speranza e molteplici emozioni gli invadono la testa.
Il risultato: ha vinto l’italiana Freedhome!
Un applauso felice, le nostre urla e l’euforia dei ragazzi animano la stanza. Carlo viene sollevato da terra dal gruppo, lo vedo passarsi un dito sotto l’occhio. Forza FreedHome, forza StartupBus!