Il governo degli Stati Uniti ha annunciato importanti vittorie contro la pornografia infantile, tramite l’operazione “Operation Save Our Children“. Peccato, però, che tra le migliaia di siti cancellati, 84.000 siano spariti per errore. I siti in questione appartenevano ad un DNS gratuito e, a quanto pare, ingiustamente accusati di contenere link a materiale riprovevole.
Sui siti in questione è apparsa una immagine fissa con la scritta «Advertisement, distribution, transportation, receipt, and possession of child pornography constitute federal crimes that carry penalties for first time offenders of up to 30 years in federal prison, a $250,000 fine, forfeiture and restitution»: la pubblicazione, distribuzione, trasporto, ricezione e possesso di pornografia infantile costituiscono reati federali che portano a sanzioni per i responsabili, fino a 30 anni di prigione federali e una multa di 250.000 dollari, confisca e restituzione.
Sorpreso il proprietario di FreeDNS, il provider coinvolto nell’errore, che ha lasciato la seguente dichiarazione: «Freedns.afraid.org non ha mai permesso questo tipo di abusi del proprio servizio DNS. Stiamo lavorando per rimettere la questione in ordine il più velocemente possibile».
E, nonostante nei giorni scorsi la situazione sia tornata lentamente alla normalità, ci sono voluti altri tre giorni prima che i banner di monito sparissero dai siti caduti nella trappola. Siti che, nella maggior parte dei casi, erano le pagine personali degli utenti, oppure di piccole imprese, ed in ogni caso estranei da qualsivoglia responsabilità.
Non è ancora chiara la dinamica che ha portato all’errore, ma sembra che il Department of Homeland security sia direttamente responsabile dell’accaduto: nonostante abbia annunciato con successo la portata dell’operazione, è stata infatti omessa la cancellazione degli 84.000 siti innocenti. «Ogni anno troppi bambini cadono preda di predatori sessuali e, troppo spesso, questi atti odiosi sono registrati in foto e video e pubblicati su Internet», come dichiarato da Janet Napolitano, ma per molti utenti lo spavento è stato non da poco dopo aver visto le proprie pagine prese di mira da una istituzione federale.
Il meccanismo di filtro merita a questo punto una revisione che annulli l’eventualità di falsi positivi che, alla lunga, potrebbero danneggiare anche la parte buona dell’iniziativa.