Con una mossa che si contrappone all’entusiasmo generale che circonda il mondo dei Bitcoin, Valve ha scelto di non accettare più la criptomoneta come sistema di pagamento per i giochi, i software e i contenuti acquistati sulla piattaforma Steam. Le motivazioni che hanno condotto alla decisione sono spiegate in un post pubblicato sul blog ufficiale del gruppo.
Due le ragioni: il valore dei Bitcoin soggetto a sbalzi repentini e le commissioni applicate a ogni singola transazione. In particolare, focalizzando l’attenzione su quest’ultimo punto, la scorsa settimana si è arrivati a 20 dollari per ogni acquisto effettuato dagli utenti, mentre quando Steam ha iniziato ad accettare la moneta P2P (nell’aprile dello scorso anno) la cifra era di soli 0,20 dollari. Si spiega dunque la scelta di Valve, che nell’intervento non esclude la possibilità di tornare sui propri passi in futuro, introducendo nuovamente il supporto al sistema di pagamento se vi saranno le condizioni adeguate per farlo.
Storicamente, il valore dei Bitcoin è sempre stato volatile, ma questo fenomeno è diventato estremo nel corso degli ultimi mesi, arrivando a perdere fino al 25% del valore in pochi giorni. Il valore dei Bitcoin è garantito solo per un certo periodo, dunque se l’operazione non viene conclusa in tempo, l’ammontare della criptovaluta necessaria per coprire la transazione può cambiare. Questa variazione è cresciuta di recente a tal punto da poter condurre a una somma molto diversa.
L’impiego di una criptovaluta così soggetta a volatilità (nell’aprile dello scorso anno 1 BTC valeva circa 450 dollari, oggi supera i 15.000 dollari) rende complesse anche le procedure di rimborso, che di fatto per Steam costituiscono una seconda transazione, alla quale viene dunque applicata un’ulteriore commissione. Resta da capire se quello annunciato da Valve sia un allontanamento da tutte le monete virtuali oppure se il team stia considerando l’adozione di un’altra valuta.