Pressato dal fermento degli ultimi giorni e desideroso di mettere il proprio sigillo al futuro del gruppo, Steve Ballmer si è presentato di fronte ai giornalisti a scoprire le proprie carte. Ne esce un quadro molto aggressivo dell’azienda Microsoft, con obiettivi di medio periodo ben chiari in mente ed un certo numero di avversari già ben identificati. Ma non si chieda il risultato immediato.
Primo obiettivo: il mercato della pubblicità online. In questo contesto (le cui previsioni di crescita per i prossimi anni indicano numeri decisamente golosi) Google è l’avversario numero uno, mentre con Yahoo vige un rapporto ambivalente che potrebbe rivelare interessanti novità entro breve periodo. Ballmer ha ammesso un certo ritardo per Microsoft nel settore, dunque ogni promessa di breve periodo sarebbe fumo negli occhi di investitori poco propensi ad essere imboniti da giri di parole: Ballmer chiede dunque 5 anni, tempo nel quale secondo il CEO del gruppo di Gates il gap potrà essere ridotto e Microsoft potrà recitare un ruolo da protagonista fianco a fianco con i big attuali del settore. Secondo Ballmer la pazienza è una dote importante per le aziende e Microsoft con questa promessa dimostra di averne (e di richiederne ai propri investitori).
Secondo obiettivo: Linux. Il mercato open source è cresciuto molto e dimostra di avere in mano già alcuni settori. Secondo Ballmer la cosa implica la necessità per Microsoft di migliorare la propria produzione cercando di superare con la qualità le minacce provenienti dal pinguino.
Ballmer ha lasciato intendere come grande fiducia venga riposta nel mercato del SaaS (Software as a Service), ovvero nella riproposizione online dei software Microsoft. Il Web 2.0 ha caratterizzato una forte rivoluzione che sta per coinvolgere tutto il settore, e per non perdere anche questo treno Microsoft ha ideato la famiglia dei servizi Live per affrontare di petto una conversione necessaria ed un mercato che impone grande attenzione.
Una interessante appendice sui programmi Microsoft è offerta da Terry Semel, CEO Yahoo. Semel avrebbe infatti smentito le ipotesi secondo cui Microsoft sarebbe pronta a far proprio il motore Yahoo, ma nel contempo ha confermato contatti passati tra le parti per una compartecipazione non meglio precisata ma ovviamente strutturata nell’ottica di uno sforzo comune contro il comune nemico Google. Semel ammette di aver respinto le avance (l’idea di vendere parte del settore della ricerca secondo Semel «non ha senso»), così come fa mea culpa per aver respinto in passato le offerte di vendita provenienti da Larry Page e Sergey Brin: quando Google non era ancora il Google che esiste oggi, Yahoo avrebbe potuto garantirsi un futuro più tranquillo.